Attualità
26 agosto, 2025Dopo l'imbarcazione di Mediterranea, anche la Trotamar III della CompassCollective è in fermo amministrativo a Lampedusa a seguito del salvataggio di 22 persone. Piantedosi: "È lo Stato che contrasta i trafficanti e coordina i soccorsi in mare"
Dopo la Mediterranea della ong Mediterranea Saving Humans, un’altra nave umanitaria è in stato di fermo amministrativo. Questa volta è il turno della Trotamar III della CompassCollective, fermata ieri — 25 agosto — dopo essere attraccata a Lampedusa a seguito del salvataggio di 22 persone il giorno precedente. L’accusa mossa nei confronti dell’equipaggio è quella di non aver informato la Guardia costiera libica di aver salvato le persone da un’imbarcazione non idonea alla navigazione; la stessa Guardia costiera libica che due giorni fa ha aperto il fuoco, a bordo di una motovedetta fornita dal governo italiano, contro la Ocean Viking di SOS Mediterranee, fortunatamente senza che ci sia stato nessun ferito.
"La mattina del 24 agosto il nostro equipaggio — spiega la Trotamar III — ha avvistato al largo delle coste libiche un'imbarcazione in vetroresina in difficoltà, con a bordo tre donne e 19 uomini che, da ore, erano in mare aperto, in balia delle onde". Dopo aver lanciato una richiesta di soccorso alle autorità italiane e maltesi, lo skipper Matthias Wiedenlübbert "ha deciso di prendere a bordo le persone per salvarle dall'annegamento e da un imminente respingimento illegale in Libia da parte della cosiddetta Guardia costiera libica", prosegue CompassCollective. Già la sera prima, in realtà la nave era stata "spinta fuori rotta da una motovedetta della Guardia costiera libica - prosegue la ong - che si era avvicinata a babordo e aveva minacciato via radio anche di usare le armi da fuoco”.
Il punto rimane sempre lo stesso, e cioè che Tripoli dovrebbe coordinare i soccorsi nella zona di mare di sua competenza. Ma al tempo stesso la Libia non è considerata un “porto sicuro” dall’Unione europea e dalle organizzazioni umanitarie.
Questo nuovo fermo amministrativo arriva all’indomani del nuovo braccio di ferro tra governo e Ong, con la nave di Mediterranea posta sotto sequestro perché ha scelto di “disobbedire” alle indicazioni dell’esecutivo — che da Pantelleria le aveva assegnato il porto di Genova, a oltre 1.500 chilometri di distanza — e ha fatto rotta su Trapani. Oggi, con un post su X, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha ribadito che è “lo Stato (che) contrasta i trafficanti e coordina i soccorsi in mare, non le Ong”.
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