Attualità
27 agosto, 2025Una ragazza due anni fa ci ha trovato le sue foto, diffuse senza consenso. Ha provato a denunciare senza ottenere risposte. Oggi è in contatto con circa mille donne che sono finite sul sito, un coacervo di misogina, violenza, revenge porn, stalking e pedopornografia
Scoprire dell’esistenza del gruppo Facebook “Mia moglie”, dove 32 mila uomini si scambiavano video e foto intimi di donne senza il loro consenso, per molte persone è stato come addentrarsi in un abisso, guardare il fondo a cui può spingersi la morale perversa dell’uomo (inteso proprio come maschio). E invece è solo la punta di un iceberg di violenza quotidiana, sopraffazione e totale deumanizzazione del femminile. Il forum “phica punto eu”, in tutto simile al gruppo che Meta ha chiuso dopo le segnalazioni, è attivo dal 2005 e conta 720 mila iscritti. Secondo le stime del sito di analisi HypeStat, genera oltre 600 mila accessi al giorno e 20 milioni di visite al mese.
È pieno di sottosezioni, molte delle quali dedicate alla condivisione di materiali pornografici senza consenso. Mogli, figlie, suocere, o anche ragazze che a malapena conoscono, le cui foto postate sui social, insieme a nomi e informazioni personali, vengono saccheggiate e date in pasto al branco. È ciò che è successo a Mary Galati, che da due anni si batte far chiudere il sito e ha lanciato una petizione che nelle ultime ore ha raccolto decine di migliaia di firme.
"Tutto è iniziato nel maggio 2023", racconta. "Una ragazza del mio paese, Cinisi, in provincia di Palermo, mi ha scritto: aveva trovato un mio nome e delle immagini in un sito sul quale lei stessa era finita contro il suo volere. Mi ha mandato degli screenshot chiedendomi: 'Ma questa sei tu?'. Io, che non ho mai inviato foto intime a nessuno, non potevo credere a quello che vedevo. Non capivo come fosse possibile". Così ha deciso di entrare e vedere lei stessa. "Per accedere bisogna dimostrare di essere un uomo, fornendo dei documenti. Io ho usato quelli di mio padre e mi sono iscritta". Il forum è un microuniverso di orrori quotidiani: "Dentro c’è di tutto: dalle foto rubate sui social alle immagini scattate di nascosto nei bar, nei camerini. Ho visto l’inferno. C’erano mariti che condividevano le foto delle mogli, uomini che esponevano le loro compagne o le loro parenti. Addirittura, padri che caricavano foto delle proprie figlie piccolissime, bambine di quattro o cinque anni sessualizzate. Foto dei piedi, del corpo, accompagnate da commenti sessisti e pedofili".
"Quando ho digitato il mio nome", prosegue, "ho trovato tutte le mie foto di Instagram copiate e caricate lì dentro. C’era un utente ossessionato da me che mi descriveva come la sua ex o la sua 'scopa amica'. Vendeva le mie immagini, pubblicando anche il mio nome, il cognome e il paese in cui vivo. E sotto, decine di commenti terribili, misogini, degradanti". Uno di questi diceva: "Peccato che tu non sia della mia zona, altrimenti ti avrei scopata prima da viva e poi da morta". Galati non è mai riuscita a identificare l’uomo ossessionato da lei, "per colpa sua sono finita sul sito, ma non ho idea di chi sia, potrebbe essere una persona che conosco, che saluto ogni giorno e non ho modo di saperlo. Mi sento esposta, vulnerabile. Penso: se uno di questi uomini un giorno impazzisce e decide di venire a cercarmi, cosa succede?".
Più di due anni fa ha denunciato tutto ai carabinieri e alla polizia postale, ma è stato come non aver fatto nulla: "Le risposte erano sempre le stesse: 'Vediamo cosa possiamo fare'. Poi silenzio". A farle tornare la speranza di avere giustizia è stata proprio l’attenzione mediatica verso il gruppo “Mia moglie”. "Ho pensato che attraverso i social la nostra voce finalmente sarebbe stata ascoltata, mi sono rivolta a una pagina Instagram e ho aperto un profilo X per denunciare pubblicamente". Così ha trovato quel sostegno che non aveva mai ricevuto dalle istituzioni: "Mi sono arrivati tantissimi messaggi di sostegno, molte ragazze si sono messe in contatto con me perché hanno una storia simile alla mia". Il sito, d’altronde, esiste da vent’anni, ha centinaia di migliaia di iscritti, il volume di donne che, senza neanche saperlo, ci sono finite dentro e hanno subito violenze e molestie online è quasi incalcolabile. "Da due anni entro regolarmente sul sito, non per morbosa curiosità ma per aiutare. Controllo se ci sono ragazze che conosco, le contatto, le avviso. Ho già scritto a più di mille ragazze: alcune avevano foto intime molto esplicite, altre scatti rubati da Instagram. Due ragazze del mio stesso paese hanno trovato materiale che le riguardava: una, immagini intime, e stiamo prendendo provvedimenti insieme; l’altra, più di venti foto prese dai suoi social. Abbiamo creato una rete di sostegno reciproco".
In due anni, soltanto un decimo della vita del forum, Mary Galati ha visto, suo malgrado, di tutto: "Uomini che condividono le immagini delle mogli o delle suocere per deriderle o umiliarle, esistono varie sottocategorie, alcune divise per regioni, altre per parti del corpo o per categorie di età, si va dalle bambine alle ottantenni. È un archivio senza fine, costruito giorno dopo giorno da quasi vent’anni". Come per il gruppo “Mia moglie” è molto diffusa la dinamica secondo cui gli uomini chiedono voti e valutazioni delle loro partner, diventate oggetti, merce di scambio, completamente deumanizzate. "Recentemente ho visto la foto di una donna in casa sua, di spalle e piegata mentre tira fuori i vestiti dalla lavatrice, con i pantaloni un po’ abbassati. Il marito ha caricato quell’immagine sul sito chiedendo: 'Che voto date alla linea tra le chiappe di mia moglie?'". Poi c’è la sezione Vinted, dove gli utenti aprono profili fake sul sito di vendite online, fingendo di voler comprare abiti, per poi chiedere foto a ragazze in costume e rivenderle sul forum. In alcuni casi, viste le informazioni private a cui gli iscritti hanno accesso, dalla molestia online si passa alla vita vera, con comportamenti molesti e stalking. Una delle testimonianze più inquietanti riguarda una ragazza che aveva raccontato sui social di essersi sottoposta a un intervento di chirurgia estetica al seno. Alcuni frequentatori del sito hanno cominciato a indagare in modo morboso fino a risalire alla clinica dove era stata operata. "Hanno telefonato alla struttura, fingendosi pazienti, e hanno chiesto che misura si fosse rifatta".
Grazie alla campagna online di sensibilizzazione, la petizione (che esiste in realtà da due anni) è passata in poche ore da 3 mila a quasi 90 mila firme. E sul forum c’è già chi si dispera: "Siamo fottuti", commenta un utente, "è stato bello finché è durato". E con l’attenzione dei media inizia anche il fuggi-fuggi, non per pentimento improvviso, ma per non rovinarsi la reputazione di buon padre di famiglia. Diversi iscritti stanno chiedendo agli amministratori di rimuovere post e commenti dal sito "per non fare brutta figura". In cambio i gestori chiedono denaro, una sorta di estorsione interna che dimostra che, oltre all’aspetto criminale e sessista, dietro al sito c’è anche un interesse economico. Dopo anni di tranquilla amministrazione, chi è a capo del sito e chi lo ha frequentato potrebbe finalmente trovarsi a rispondere delle proprie azioni e a molti la cosa non va giù. "Poche ore fa – racconta Galati – mi è arrivato un messaggio su Instagram. Ho fatto in tempo a fare lo screenshot, ma subito dopo quell’utente ha cancellato il profilo. È sparito nel nulla. Sono convinta che fosse qualcuno legato al sito, forse persino un gestore. Il tono era chiaro: volevano intimidirmi. Adesso sono arrabbiati con me perché ho iniziato a parlare, ho iniziato a denunciare".
Dopo due anni di umiliazioni, finalmente il suo grido d’aiuto ha trovato una comunità che lo amplifica e sostiene la causa, ma il rischio che nulla cambi è sempre dietro l’angolo: "Ho paura che la storia possa finire come tutte le altre denunce rimaste senza conseguenze", confessa, "ma ho anche la speranza che la pressione mediatica, la petizione che sta raccogliendo firme, e l’attenzione pubblica possano finalmente portare a una svolta. Questo sito deve essere chiuso. Non solo per me, ma per tutte le donne che ci sono finite dentro senza nemmeno saperlo".





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