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15 settembre, 2025Il parroco di Brancaccio, beatificato nel 2013, venne ammazzato dalla mafia il 15 settembre del 1993. Per quell’omicidio vennero condannati all’ergastolo Giuseppe e Filippo Graviano, accusati di essere i mandanti, e i componenti del commando Gaspare Spatuzza, Cosimo Lo Nigro, Luigi Giacalone e Nino Mangano
"Non sono un biblista, non sono un teologo, né un sociologo, sono soltanto uno che ha cercato di lavorare per il Regno di Dio”. Lo chiamavano “u parrinu chi cavusi”, il prete con i pantaloni. Perché la sua parrocchia, come amava ripetere don Pino Puglisi, era la strada. Era la Palermo e in particolare la Brancaccio dominata dai fratelli Graviano. Cosa Nostra lo uccise il 15 settembre di 32 anni fa, il giorno del suo cinquantaseiesimo compleanno. Nel 1993, a un anno dalle stragi di Capaci e di via D'Amelio. Per quell’omicidio vennero condannati all’ergastolo Giuseppe e Filippo Graviano, accusati di essere i mandanti, e i componenti del commando Gaspare Spatuzza, Cosimo Lo Nigro, Luigi Giacalone e Nino Mangano.
Parroco di San Gaetano, a Brancaccio, lo diventò tre anni prima, il 29 settembre del 1990. “È vero non abbiamo niente, ma possiamo rimboccarci le maniche. E se ognuno fa qualcosa, allora si può fare molto”. Era un po’ questo il senso della sua missione e anche per questo venne ucciso: era un sacerdote scomodo, impegnato nel sociale e che cercava di sottrarre i più giovani dalla presa mafiosa. “È importante parlare di mafia, soprattutto nelle scuole - ripeteva don Pino Puglisi —, per combattere la mentalità mafiosa, che è poi qualunque ideologia disposta a svendere la dignità dell'uomo per soldi”.
Il 25 maggio del 2013 la beatificazione sul prato del Foro italico di Palermo di fronte a circa centomila fedeli. “Don Puglisi è stato un sacerdote esemplare, dedito specialmente alla pastorale giovanile — lo ricordò l’indomani Papa Francesco —. Educando i ragazzi secondo il Vangelo vissuto li sottraeva alla malavita e così questa ha cercato di sconfiggerlo uccidendolo. In realtà però è lui che ha vinto con Cristo risorto”. Cosa voleva padre Pino per i suoi ragazzi? "Rispondere a quella fame più profonda, fame di senso, dignità, affetto, benevolenza, amicizia, lavoro onesto, giustizia, cultura”.
Ieri, 14 settembre, in una partecipatissima messa nella cattedrale di Palermo, l’arcivescovo Corrado Lorefice ha ricordato che, “come e con Cristo”, don Pino “testimoniò che l’amore prevale sull’odio” e che “la mafia non lo ha piegato”.
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