Attualità
2 settembre, 2025Il primo cittadino torna sulla richiesta di rinvio della partita in programma il prossimo 14 ottobre: "È una situazione di grande dolore, di disagio. Non hanno neanche accettato una spedizione umanitaria per i medici neonatali della Striscia"
Il sindaco di Udine, Alberto Felice De Toni, ha ribadito il suo secco “no” a ospitare il match Italia-Israele in programma il prossimo 14 ottobre proprio nella città friulana: “Oggi non ci sono le condizioni per una festa dello Sport quale dev’essere una partita della nazionale”. Dopo l’intervista al Messaggero Veneto in cui ieri, primo settembre, il primo cittadino ha chiesto al Viminale di valutare un rinvio per “problemi di ordine pubblico” e perché “inopportuno” giocare una partita di calcio di qualificazione ai Mondiali mentre continua il massacro di Gaza, De Toni è tornato sul caso.
“C’è una raccolta firme, ne sono state raccolte 20 mila — ha spiegato —. Ma c’è molto di più. Abbiamo avuto il nostro presidente Mattarella che ha detto che è inumano affamare un popolo; il nostro papa ha detto che è preoccupato per gli spostamenti forzati di una popolazione. C’è una situazione di punizione collettiva”. “C’è una città di di un milione di persone che viene rasa al suolo e si costringe la popolazione ad andare non si capisce dove — ha continuato De Toni, in riferimento al piano di occupazione di Gaza City deciso e attuato in questi giorni dal governo Netanyahu —. È una situazione di grande dolore, di disagio”.
All’appello del sindaco di Udine ha replicato sempre ieri il ct della Nazionale, Gennaro Gattuso, che, nonostante si definisca “uomo di pace”, ha ribadito che con Israele ci “dobbiamo giocare” perché “ce l’abbiamo nel girone”. E poi il ministero dell’Interno, secondo cui la partita si può regolarmente disputare.
“Noi a Udine abbiamo avuto una situazione particolare”, ha aggiunto il sindaco, facendo cenno al mancato arrivo, in Israele, di respiratori pediatrici destinati a Gaza e raccolti dalla città friulana. “Loris De Filippi, il responsabile Unicef a Gaza, aveva sensibilizzato la città del fatto che c’erano ben 33 respiratori pediatrici che erano fermi all’aeroporto della capitale di Israele. Ho mandato una lettera all’ambasciatore israeliano, al sindaco di Tel Aviv e al Ministro degli Esteri: nessuno mi ha risposto e dopo due giorni i ventilatori sono stati rispediti in Italia, ed era una donazione da 700mila euro. Non hanno neanche accettato una spedizione umanitaria per i medici neonatali della striscia di Gaza", ha concluso De Toni.
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