La scena artistica contemporanea si ritrova a Londra per la grande fiera mercato Frieze 2008. E non sembra toccata dalla crisi economica. Anzi, mai come oggi l'arte è una merce ricercata e preziosa. Da Anish Kapoor a Paul McCarthy, da Giuseppe Penone a Richard Serra, ecco i nomi con quotazioni da capogiro

Frieze Art Fair, chi sale e chi scende nella Borsa dell'arte

Il grande crollo non c'è stato. L'impressione, anzi, è che a Frieze, la fiera d'arte contemporanea che si tiene a Londra, arrivata quest'anno alla sesta edizione (16-19 ottobre), non ci sia mai stata tanta gente. Miracolo dell'arte che qualcuno, come la scrittrice Marina Warner, interpreta come l'espressione moderna del feticismo, paragonando le fiere dove si riunisce il bel mondo degli happy few alle feste medievali dove le masse si recavano con la speranza della salvezza. Molti, allora, e pochi oggi, accomunati però dall'acquistare una merce preziosa. E oggi l'arte è la merce più ricercata, le conferme non mancano.

Una lucente e ardita scultura rossa di Anish Kapoor, artista di punta anglo-indiano cresciuto nella swinging London versione terzo millennio, è stata venduta alla Lisson gallery di Londra per un milione di euro. E a sborsare la cifra è stato un collezionista americano, esponente cioè di quella fetta di compratori dati in via di estinzione a causa del dollaro basso e della grande crisi Usa. Ma gli europei non sono da meno: alla galleria Hauser & Wirth un trittico dell'indiana Bharti Kher, moglie di Subodh Gupta (la star dell'arte contemporanea del subcontinente, quest'anno presente a Frieze con una scultura all'aperto) è stato acquistato per 300mila euro, cifra appena un po' inferiore a quanto un altro collezionista europeo ha sborsato per un'opera dell'americano Paul McCarthy.

Non sfigurano gli artisti italiani: Giuseppe Penone è proposto dalla celebre Marian Goodman di New York a 500mila euro, la parigina Yvon Lambert schiera tra i suoi goielli un Castellani per 245mila euro, mentre i giovani Roberto Cuoghi e Flavio de Marco sono rispettivamente uno in mostra all'Istituto di Arte Contemporanea (ICA) e l'altro in una delle più prestigiose collezioni londinesi: Simmons & Simmons. La soddisfazione è percepibile anche nel grande spazio della Gagosian gallery, che nella sede di Londra ha una bella mostra su Richard Serra. In fiera, invece, già nella prima mattinata aveva venduto opera di Mike Kelley e di Richard Hamilton, mentre un superbo dipinto di Jenny Saville è in attesa dell'acquirente giusto. "Un anno fa forse avremmo venduto tutto in un giorno", dice Pepi Marchetti, direttrice della galleria Gagosian di Roma "quest'anno ci vuole più tempo, ma le cose non sembrano andare affatto male. All'apertura eravamo tutti preoccupati, ora la grande paura è passata".

Somiglia sempre di più alla Borsa il mercato dell'arte: ansie, timori, picchi, grandi boom ma, a differenza del mondo della finanza, niente crolli. La discesa, semmai, si registra nella qualità. Se si escludono le grandi gallerie che allestiscono spazi di respiro museale, le piccole tendono a fare rumore, a strillare il più forte possible. Sarà per un effetto Cina, ma sembra che la lezione passata sia che più si fa chiasso e più si guadagna in visibilità. Ecco, allora, installazioni insignificanti, come la serie di scope proposta dalla galleria Strina di San Paolo per quasi 20mila euro, pitture aggressive e performance improbabili, come quella all'Appetite di Buenos Aires dove una ragazza si aggirava tra i rifiuti di un bar rovesciati a terra sparando ai visitatori con una pistola ad acqua.

"Ma la crisi fara' pulizia", afferma Massimo de Carlo, gallerista milanese tra i più affermati in Italia, e non è il solo a pensarlo. "Comunque andra' qui, il 2009 sarà un anno duro, tutti i soldi che prima c'erano in giro ora non ci sono più e come in tutte le crisi alla lunga si afferma il rigore e la qualità cresce". Intanto, si guarda molto e ci si diverte con il pubblico. Grazie all'installazione dell'italiano Norma Jeane (nato il giorno in cui moriva Marylin Monroe, rientrante nei progetti speciali di Frieze, i fumatori si mettono in mostra in cabine trasparenti realizzate dall'artista appositamente per loro, disseminate lungo il percorso della fiera e provviste di poltroncine, acqua da bere, aspiratori che li liberano dal fumo. Il pubblico finalmente diventa merce esso stesso, spettacolo dell'arte come aveva profetizzato Guy Debord. Mentre qualcun altro decide il prezzo giusto.

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