Ma ora ci siamo: arrivato ai 65 anni, Harrison Ford è tornato a indossare quella sua gloriosa uniforme. E il 22 maggio, in contemporanea negli Usa e in 25 altri paesi (in Italia il 23) uscirà finalmente nelle sale 'Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo'. Ancora una volta diretto da Steven Spielberg, 61 anni, e prodotto da George Lucas, 63 anni, il vero ideatore di questo strano archeologo che originariamente aveva chiamato Indiana Smith.
Una riunione di famiglia, l'hanno chiamata. Ma anche una corsa contro il tempo, prima che l'avanzare degli anni rendesse impossibile un ritorno dei tre dietro e davanti alla cinepresa. Tornano anche Karen Allen nella parte di Marion Ravenwood, l'oggetto del desiderio di Indy, e John Hurt in quella del padre di Marion. Ma ci sono due novità, e sono due personaggi chiave. Shia LaBeouf, il protagonista di 'The Transformers', giovane star emergente, recita la parte dell'erede del nostro archeologo preferito. Cate Blanchett, bruna e bellissima, è la cattiva: l'agente Spalko, temibilissima spia sovietica stile dominatrix alla ricerca per le giungle del Perù, anche lei, del prezioso teschio che racchiude il segreto di una tecnologia il cui possesso potrebbe determinare il corso della Guerra Fredda.
Quando Lucas e Spielberg girarono nel 1989 'Indiana Jones e l'ultima crociata', quello in cui il Dottor Jones si guadagna finalmente il rispetto del padre che era poi Sean Connery, già dal titolo avevano messo in chiaro che si trattava del film dell'addio, con tanto di ultima scena in cui Indiana Jones, trionfante, cavalca al tramonto. 'The end', in tutti i sensi. Spielberg voleva liberarsi della fama di autore di film popolari e venire riconosciuto come un regista serio e rispettabile: quello che poi gli è riuscito con opere come 'Schindler's List' e 'Salvate il soldato Ryan'. Anche Ford non voleva chiudere la sua carriera semplicemente come l'attore che aveva dato vita ai due amatissimi personaggi nati dalla fantasia di Lucas: l'Han Solo di 'Guerre Stellari' e appunto Indiana Jones. Quanto a Lucas, tra l'impero di fantasia contro il quale aveva mosso Han Solo e quello suo personale - costruito soprattutto sulla sua fabbrica di effetti speciali - aveva troppe cose per le mani per poter pensare a un quarto Indiana Jones. Ma ogni volta che Lucas o Spielberg o Ford si sedevano per un'intervista, prima o poi, inesorabile, arrivava la domanda di rito: a quando il prossimo Indy? E i fan, attraverso lettere, newsletters e poi blogs e siti web, continuavano a implorare e a pregare perché Indy tornasse sul grande schermo.
Il primo a pensare che forse c'era una possibilità di rivisitare gli exploit del bizzarro archeologo fu proprio Lucas, mentre dirigeva per la televisione a metà anni '90 l'acclamata serie 'Young Indiana Jones'. Arrivò a proporre un soggetto a Spielberg e a Ford: ma il suo regista e il suo protagonista gli dissero che a loro non piaceva e di trovarne un altro. Lucas però non accettò altri suggerimenti: o si faceva come diceva lui, o niente. E tutto si è fermato fino a un paio di anni fa, quando i tre trovarono una chiave che ha portato alla produzione del quarto film della serie, le cui riprese sono finite l'autunno scorso.

Quando i due film-makers si buttarono nella prima avventura di Indiana Jones, nel 1981, erano non solo più giovani e più crudi, ma il film di azione era un'altra cosa. Era il periodo d'oro di Rambo, stava arrivando sulla scena Terminator: gli eroi del cinema erano grandi e muscolosi e, non c'erano dubbi, avrebbero prevalso. Gli eroi di oggi sono diversi, sono individui complessi e vulnerabili che spesso hanno bisogno del letto dello psicoanalista. Hanno un passato dark come Batman, sono rosi dall'angoscia come Spiderman, volano sulle canne di bambù come i protagonisti di 'Tigre e Dragone', sono credibili e realistici come Jason Bourne. L'action movie ha assunto un'altra natura: se Indiana Jones doveva tornare in azione, occorreva forse adattarlo ai nuovi tempi. Spielberg e Lucas hanno deciso di riproporlo invece proprio come lo avevano lasciato: un po' cinico, non particolarmente forte o addestrato nelle arti marziali, sempre pronto all'autoironia e a non prendersi troppo sul serio. E hanno scelto di conservare non solo i tratti caratteriali del loro personaggio, ma anche il tono, il ritmo e il look dei film originali; l'unica vera differenza sarà il fatto che le automobili e i vestiti e il taglio dei capelli sono quelli degli anni '50.
Se 'Il teschio di cristallo' è una riunione di famiglia, uno che non ha potuto prenderne parte è Douglas Slocombe, che aveva diretto la fotografia dei primi tre film della serie e che nel frattempo ha compiuto 94 anni. Al suo posto Spielberg ha voluto Janusz Kaminski, che ha fatto con lui i suoi ultimi dieci film. Kaminski è stato obbligato a guardare e riguardare dosi massicce dei primi Indiana Jones, per replicare il tono degli originali, incluso lo stile technicolor degli anni '80. "Sia Janusz che io abbiamo dovuto mettere da parte il nostro orgoglio", ha dichiarato Spielberg: "Janusz ha dovuto imitare il look di un altro direttore della fotografia, io quello del regista che ero vent'anni fa, e che pensavo di aver superato per sempre".
Stesso look dei film precedenti. E anche se gli anni sono cambiati, pure i contenuti sono vecchio stile, ben diversi da quelli che abbiamo visto negli ultimi action movie. Non ci sono dubbi e ambiguità, qui. I buoni sono buoni e non hanno scheletri negli armadi con i quali fare i conti. I cattivi sono davvero cattivi e non c'è trauma infantile che li possa giustificare. Vanno fermati: quei teschi nelle loro mani rischierebbero di mettere a repentaglio le nostre vite e le nostre libertà.
E Indy lo fa come suo costume: sempre caustico, ironico, perdendo le sue maniere professorali appena sente odore di giungla e di savana, ma senza mai dimenticare il senso dell'humour. E ritrova in Harrison Ford il suo interprete ideale dell'uomo della strada, uno che dà allo spettatore l'illusione che quelle sue imprese non sono poi così impossibili, e quindi rende più facile l'identificazione: in fondo potremmo tutti essere Indy. L'attore, che agli inizi era giustamente esitante, ha poi ripreso il ruolo con gusto, ritrovando subito il suo ritmo e anche la sua forma fisica. Nell''Ultima crociata' si era fatto male alla schiena e aveva dovuto interrompere le riprese per farsi operare. Questa volta se l'è cavata con un po' di graffi e di strappi.
