A Villa Grumello di Como fino al 27 giugno una mostra per sottolineare il ruolo determinante dei grandi tessitori del distretto lariano all'affermazione dell'alta moda francese ma anche dell'alba del Made in Italy

Como riscopre l'età dell'eleganza

Un viaggio nel processo creativo dei grandi atelier del passato, dallo schizzo su carta alla passerella, ma anche un modo per tornare con la mente e con il cuore agli antichi fasti della moda con la "M" maiuscola e dei suoi rituali un tempo officiati sotto l'occhio vigile delle sarte e del grande deus ex machina della maison, o per dirla con i parigini, il "couturier".

Tutto questo e altro nella mostra "l'età dell'eleganza. Le filande e tessiture Costa nella Como degli anni Cinquanta" che apre i battenti a Como in questi giorni. Fino al 27 giugno le sale della Villa del Grumello, una delle più sontuose dimore della città, ospiteranno un'interessante retrospettiva che fa il punto sul contributo determinante dei grandi tessitori del distretto lariano all'affermazione dell'alta moda francese ma anche dell'alba del Made in Italy che già dal 1951 mieteva consensi nella Sala Bianca a Firenze.

Curata da Margherita Rosina e Francina Chiara, l'esposizione racconta una storia di rarefatta eleganza e di artigianato in via d'estinzione, alla luce dei migliori esempi della produzione della tessitura Costa, una delle più attive in Italia e all'estero già negli anni Cinquanta. L'epoca in cui, per intenderci collaborava con sartorie del calibro di Balenciaga, Christian Dior e Jacques Fath ma anche Irene Galitzine inventrice del pigiama Palazzo, che nella mostra è la più prestigiosa rappresentante della nascente alta moda tricolore.

Accanto al ricco repertorio di disegni, bozzetti e creazioni di stoffa dei più grandi sarti dell'epoca, riunite grazie all'intervento dell'Archivio di Stato di Como e del Museo Studio del tessuto della Fondazione Antonio Ratti, la mostra racchiude un'autentica chicca. Si tratta di un abito da pomeriggio stampato a fiori disegnato da Hubert de Givenchy, il creatore prediletto di Audrey Hepburn. L'abito è stato fotografato sulla rivista di moda "L'Officiel" e realizzato con tessuti Costa. Appartenente alla collezione primavera-estate 1953 della storica maison parigina, è una vera rarità ed è esposto qui per la prima volta, come sottolineano le curatrici dell'esposizione: "Lo abbiamo ritrovato nella sartoria Tirelli di Roma durante le nostre ricerche; di questo modello si conoscono solo altri due esemplari, uno conservato al Costume Institute del Metropolitan Museum di New York e l'altro al Musée Galliera di Parigi".

E per ribadire la centralità del tessuto non solo nella filiera del Made in Italy ma anche come oggetto d'arte e sperimentazione, la mostra svela anche le collaborazioni di Costa con Andrée Brossin de Méré, un designer di origine svizzera e con Manlio Rho, noto pittore comasco, che consentirono all'azienda di conquistarsi un posto al sole sulle passerelle parigine più illustri dell'epoca.

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