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Cultura
luglio, 2010

Amore nazi-gay

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"Brotherhood" (Fratellanza) è un film imperfetto che spiega il neonazismo con le frustrazioni, ma efficace e solido. Le due parti rimangono sempre distanti e la più bella, erotica, affettuosa, ricca di naturalezza, ben girata è quella amorosa

Film nazi-gay doppio: una storia d'amore, e un ambiente che informa su quanto siano numerosi e brutali i gruppi neonazisti in Danimarca, persecutori di musulmani, omosessuali, poveri e altri "contro natura". "Brotherhood" (Fratellanza) è un film imperfetto che spiega il neonazismo con le frustrazioni, ma efficace e solido. Le due parti rimangono sempre distanti e la più bella, erotica, affettuosa, ricca di naturalezza, ben girata è quella amorosa.

I gruppi neonazisti hanno e fanno tutto quello che si immagina: aggressioni notturne in branco (otto contro uno) di marchette o pachistani, pestaggi, saluti e inni nazisti, tatuaggi di aquile e svastiche, feste virili e vocianti con grandi quantità di birra. Il protagonista, umiliato dal proprio insuccesso nella carriera militare, dovuto forse all'omosessualità, si trova per caso in uno di questi gruppi: lo circondano di premure, gli offrono alloggio quando lascia la casa dei genitori, lo vogliono ufficialmente dei loro.

Lui s'innamora di uno del gruppo, affascinante, bravo lavoratore e non violento: debbono essere molto prudenti, perché il gruppo non tollera i gay. Storicamente, nazismo e omosessualità hanno proceduto insieme, in un alternarsi di massacri, detenzioni, tentazioni e pratica: se la prima strage ordinata da Hitler fu quella delle SA raccolte con il loro capo in una festa erotica sul lago, se gli omosessuali venivano imprigionati nei lager, tra i nazisti l'omosessualità non sparì mai, come capita nelle milizie maschili ispirate al superomismo e all'estetica della fisicità. L'ostilità presente verso i gay, specialmente nei Paesi europei del Nord, si basa come sempre sulla diversità. I protagonisti di "Brotherhood" vengono denunciati dal fratello frustrato di uno di loro, pestati, scacciati: ma il loro legame d'amore non si spezza.

Le sequenze amorose, s'è detto, sono davvero belle; il giovane regista Nicolo Donato, di padre italiano e madre danese, cresciuto in Danimarca, al suo primo lungometraggio mostra interessanti qualità.

Brotherhood (Fratellanza)
di Nicolo Donato con Thure Lindhardt, David Dencik

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