Cultura
14 agosto, 2010

Ecco perché la vacanza stanca

Oltre il 50 per cento torna a casa più stressato di quando era partito. Colpa del cambio improvviso dei ritmi, ma anche della difficoltà a staccare veramente. I consigli degli psicologi

Ore 21 partenza dall'aeroporto di Orio al Serio, Bergamo, arrivo previsto a Mykonos ore 6,40 del giorno dopo. E invece no: tra una disavventura e l'altra, i vancanzieri sono arrivati sull'isola greca due giorni dopo la data prevista. Su una vacanza di otto giorni, farne due di viaggio significa perderne un terzo. E accumulare un bel po' di stress. Ma per uscire dalle vacanze più stressati di prima basta molto meno: per esempio, costringersi a ballare tutte le sere fino alle quattro del mattino, o decidere che dopo nove mesi seduti alla scrivania non c'è niente di più salutare che impegnarsi in un trekking in alta quota. O ancora invitare schiere di amici e amici degli amici fino a trasformare l'amato buen retiro in un agriturismo. Farsi possedere dall'ossessione di essere sempre e ovunque connessi, a Internet, sì, ma anche a chi continua a lavorare e ci riporta fino al collo nelle questioni e nel clima del business 24 ore su 24.

Così, le vacanze stressano. A dirlo non è solo l'aneddotica o la più viva esperienza personale, ma i numeri. Secondo uno studio di Expedia.com, solo il 53 per cento dei lavoratori americani dichiara di tornare a casa dalle vacanze riposato e rilassato. Il 30 per cento afferma di aver dovuto fare i conti con uno stress inaspettato. Simili risultati sono stati ottenuti in Gran Bretagna in uno studio analogo: il 50 per cento degli intervistati torna al lavoro tanto stressato quanto quando era partito. In una ricerca apparsa su "Applied Research in Quality of Life", i ricercatori dell'Erasmus University di Rotterdam spiegano che non c'è molta differenza nel grado di felicità, al momento del ritorno, tra chi è partito per una vacanza e chi è rimasto a casa. Inoltre uno studio, sempre olandese, pubblicato sul "Journal of Occupational Health", mostra che gli eventuali benefici per il benessere psicofisico delle ferie durano pochi giorni, più o meno il tempo dell'abbronzatura.

Ma perché è così difficile rilassarsi in vacanza? "Come dice la parola stessa, la vacanza è uno stato di mancanza e di interruzione dal proprio stile di vita. E, se da un lato vedere sempre le stesse persone, andare sempre allo stesso posto, è logorante, dall'altro dà un senso di sicurezza, di appartenenza, di identità che per noi sono importanti", spiega Emilio Masina, docente di Psicologia all'Università Sapienza di Roma: "In vacanza si cercano stimoli nuovi però succede che una volta trovati portino a uno stato di smarrimento, di decentralizzazione. Spesso si crea un vero e proprio conflitto tra il bisogno di cambiare e quello di rimanere attaccato alla propria vita quotidiana. Questo conflitto può generare stress".

Ma anche affidarsi a smartphone, netbook e simili pur di non perdere il contatto con i familiari e soprattutto con colleghi o clienti può essere deleterio. Come mostra uno studio dell'Institute of Leadership Managment nel quale sono stati intervistati oltre 2.500 manager. Durante le vacanze, l'80 per cento ha ammesso di aver controllato frequentemente le e-mail più volte al giorno, il 50 per cento ha avuto diverse telefonate di lavoro e il 10 per cento ha anche fatto una scappata in ufficio. Ben il 40 per cento ha dichiarato di essere tornato più ansioso di quanto è partito.

Workaholic, insomma, malati di lavoro. Bryan E. Robinson, professore emerito presso la University of North Carolina a Charlotte, stima che almeno un quarto della popolazione statunitense sia affetta da questa dipendenza: "Il tipico workaholic può essere fisicamente in vacanza e magari giocare a palla con sua figlia, ma psicologicamente è al lavoro. E lei, anche se ha solo sette anni lo sa perfettamente", racconta Robinson. Ma come consiglia l'American Institute of Stress si può sempre contenere questa irrefrenabile e patologica voglia di lavorare in un momento preciso della giornata, dedicargli un orario: magari la sera tardi, quando i bambini già dormono.

All'estremo opposto ci sono quelli che fanno di tutto pur di staccarsi dalla propria quotidianità. Talmente tanto da esagerare, con conseguenze per nulla piacevoli. "Pensiamo a una situazione in cui ci si avvicina alla vacanza con un alto grado alto di aspettativa, con il desiderio di fare tutto quello che non è stato possibile fare durante l'anno: vedere persone, fare sport, viaggiare, magari senza essere preparati fisicamente e mentalmente; in questo caso si rischia di andare incontro a un forte stress autoindotto", spiega ancora Masina. Insomma: doversi divertire per forza, di dover fare tutto, provoca un'ansia da prestazione che diventa controproducente.

Inutile è tentare di controllare lo stress attraverso l'alimentazione: "Cibi antistress non esistono", spiega Luisa Rossi, biologa nutrizionista dell'Istituto Nazionale di Ricerca per gli alimenti: "Ci sono alimenti che possono modulare l'attività del sistema nervoso centrale, per esempio la cioccolata o i carboidrati, che quando si mangiano lasciano una sensazione di benessere fisico", ma non significa che agiscano sullo stress. Invece, continua l'esperta, "ritagliarsi del tempo per mangiare, finalmente con calma, aiuta a rilassarsi".

Un'ottima soluzione potrebbe essere quella di prendersi qualche giorno, prima di lanciarsi in viaggi e in vacanze. "Tutti ci accorgiamo", afferma Masina: "che il cambiamento di luoghi, persone e situazioni causa modifiche del metabolismo: si dorme meno, si va meno in bagno. Il corpo ha bisogno di qualche giorno per abituarsi a una nuova condizione e anche la mente. Piuttosto di cambiare vita da un giorno all'altro, sarebbe meglio procedere per gradi, lasciarsi un momento di tregua, per poter affrontare la vacanza". Come conferma uno studio britannico (condotto da "PollOne") secondo il quale per staccare veramente ed entrare nel pieno della vacanza si impiegano in media due giorni e 17 ore. E lo stesso vale per il ritorno. Catapultarsi senza soluzione di continuità da un treno o un aereo direttamente alla scrivania non permette di metabolizzare il rientro. Fa accumulare frustrazione e impedisce di crearsi uno spazio di transizione tra una condizione (la vacanza) e un'altra (la routine). Soprattutto se poi le ferie non sono andate come ci si aspettava.

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