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Cultura
novembre, 2011

App economy, salvaci tu

I fatturati delle applicazioni per telefonini e tablet stanno impazzendo. Negli Usa è uno dei pochi settori a creare ricchezza. E le prospettive sono gigantesche

Non tutta l'economia Usa sta andando a picco. Ci sono anche settori che crescono, come la App Economy: quella creata da legioni di post-adolescenti che pochi anni fa hanno iniziato a disegnare giochini per l'iPhone. Sulla crescita della App Economy aveva puntato - tra la derisione generale - anche Steve Jobs: quando nel 2008 aveva lanciato il suo negozio on line. Adesso sull'App Store della Mela ci sono 58 milioni di utenti che spendono in media 4,75 dollari mensili ciascuno in applicazioni, per un fatturato di quattro miliardi di euro nel 2010 e probabilmente più di sette nel 2011.

Fino a un paio di anni fa le App sembravano una delle tante curiosità della Rete, rilevanti al massimo per l'industria dell'intrattenimento video, ma niente di più. Del resto, prima che arrivasse Steve Jobs con l'idea dell'App Store, il mercato si limitava a un paio di siti come GetJar e Handango, che vendevano soprattutto giochini. Oggi dall'iPhone si possono scaricare circa 130 mila differenti applicazioni, mentre all'inizio dell'anno il numero di quelle disegnate per il sistema Android ha superato per la prima volta le 30 mila.

"Nessuno si sarebbe mai immaginato che questo settore sarebbe diventato un volano dell'economia americana", ammette JB Su, analista del Groupe Express-Roularta: "Prima dell'intervento di Jobs, l'idea di fare profitti così sembrava assurda. E ora non si tratta più solo di giochini, ma di App che hanno anche valenze professionali in campi che spaziano dalla medicina d'emergenza alla fisica, fino alla meccanica. Sono diventate una realtà così diffusa che se ne trovano anche per elettricisti e idraulici. Si tratta di un mercato immenso".

Secondo un rapporto del gruppo Gartner, il maggiore think-tank del Paese per il settore hi-tech, negli Usa il mercato complessivo delle App alla fine del 2011 raggiungerà i 15 miliardi di dollari di fatturato, con un trend di crescita che prevede il superamento della soglia dei 54 entro il 2014. Gartner prevede che il 90 per cento del traffico interesserà lo store della Apple.

Ma le previsioni fatte dall'istituto statunitense potrebbero già essere obsolete: "Il settore sta attraversando una fase di sviluppo tumultuoso", dice Erick Schonfeld, analista di SeekingAlpha, uno dei più seguiti blog hi-tech del Paese. Che aggiunge: "Il quadro cambia radicalmente ogni sei mesi".
D'altro canto nel 2009 i download di applicazioni erano stati poco più di 5 miliardi (includendo anche l'Android Market, l'Ovi della Nokia, l'App World della Research in Motion, il Windows 8 App Store e Samsung Apps) e già nel 2010 avevano superato gli 8 miliardi. Si prevede che alla fine del 2011 le App scaricate saranno circa 17,7 miliardi. Di queste l'81 per cento saranno gratis, l'altro 19 per cento a pagamento. E, se si assume come base di partenza il prezzo medio delle App dello store della Apple, rappresentano un'opportunità commerciale d'una trentina di miliardi di dollari.

A confermare la possibilità che il settore stia crescendo a una velocità superiore rispetto a quella prevista dagli esperti arriva anche un recente studio del Center for Digital Innovation, Technology and Strategy della University of Maryland, secondo il quale la App Economy negli Usa avrebbe già superato i 15 miliardi di dollari di fatturato e avrebbe già creato oltre 250 mila posti di lavoro con stipendi che oscillano tra i 53 mila e i 66 mila dollari l'anno. La media salariale Usa supera solo di poche centinaia di dollari i 40 mila: anche se fluttuanti, le retribuzioni nel settore della App Economy sono quindi più alti della media statunitense di circa 13 mila dollari.

Lo studio dell'ateneo americano però non prende in esame il mercato nel suo complesso: si limita ad analizzare solo la parte che ha a che fare con Facebook. Se l'analisi dei ricercatori del Maryland è corretta, sarebbe infatti proprio Zuckerberg - ritenuto da molti come l'erede spirituale di Jobs - che con il suo social network starebbe facendo da viatico allo sviluppo di questo settore. Una cosa dalla quale ovviamente la sua azienda non manca di trarre un forte vantaggio, ma che ha aiutato comunque le App a livello di diffusione popolare, le ha fatte entrare nel consumo corrente.

Secondo gli studiosi americani, gli utenti di Facebook ogni giorno scaricano oltre 20 milioni di App. Aziende come Zynga e Spotify devono il loro successo proprio alle App su Facebook. Secondo i ricercatori del Maryland, il caso di Zynga è particolarmente rappresentativo del valore che una azienda può creare ponendo una App su Facebook. Creatrice dei giochi popolarissimi a livello planetario come "Farmville" e "Mafia Wars", Zynga fu fondata appena nel 2007 e oggi fattura già 500 milioni di dollari l'anno. Ha circa 2 mila addetti e gli analisti le assegnano una valutazione di mercato che oscilla tra i 15 e i 20 miliardi di dollari.

Grazie alla loro presenza con applicazioni su Facebook, anche iniziative no profit come Causes traggono un forte vantaggio dall'interazione con il social network di Zuckerberg.

Quello che differenzia Facebook dagli altri App store, che lo rende cioè più attraente, sarebbe non solo il fatto che Facebook Platform (la piattaforma di strumenti messi a disposizione degli sviluppatori ) è totalmente aperta, ma anche un altro elemento: il social network Zuckerberg ha oltre 750 milioni di utenti e oltre 2,5 milioni di pagine Web si sono integrate col suo sito. Così, per esempio, a coloro che hanno scaricato la App del "New York Times" capita di riuscire a vedere cosa leggono o raccomandano i loro amici e i loro colleghi quando vanno sullo stesso sito. Anche i "social plugins" del sito (i bottoni con i quali si aderisce a un gruppo o si esprimono posizioni su argomenti specifici, come il famoso "like") secondo i ricercatori del Maryland starebbero creando decine di migliaia di nuovi posti di lavoro.

E se Facebook sta attraversando un periodo di boom, Android - il sistema operativo aperto per la telefonia mobile ideato da Google che ormai ha quasi il 40 cento del mercato delle App - sta letteralmente esplodendo. Grazie soprattutto alla diffusione su vari apparecchi di telefonia mobile ma anche per la sua politica commerciale: mentre Apple si tiene il 30 per cento degli introiti realizzati da una App, Google e gli altri operatori che hanno adottato Android trattengono molto di meno. Sarà forse anche per questa ragione che, per la prima volta nella storia, nell'ultimo trimestre di quest'anno il volume delle App Android introdotte sul mercato ha superato quelle disegnate per l'iPhone.

"Ma il settore potrebbe produrre molto di più se non fosse per il clima da Far West che si respira", nota Monica Paolini, fondatrice di Senzafili Consulting, azienda che fa consulenza del settore wireless: "Non esistono controlli di qualità, non si sa chi le disegna, una volta messe in linea possono anche sparire e nessuno se ne rende conto. Non esistono protocolli e trasferibilità, insomma è una sorta di giungla digitale".

Accordarsi per l'adozione di standard comuni è la richiesta di Mark Pincus, Ceo di Zynga, ed è la prima urgenza anche per Colin Gibs, analista wireless di GigaOm, un istituto di ricerca del settore comunicazione mobile: "Un intervento è urgente, soprattutto dopo che Google si è comprata Motorola. Lo scontro tra Android e iPhone potrebbe finire col soffocare l'innovazione nel settore", afferma Gibs. Secondo il quale "la telefonia mobile è la prossima frontiera delle App: ci sono oltre cinque miliardi di cellulari a livello planetario, quindi per una App conquistarne anche solo una piccola percentuale rappresenta un affare immenso". Insomma, siamo soltanto agli inizi.

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