Economia
15 dicembre, 2025I fondatori della società sono stati condannati, ma le centinaia di investitori hanno dovuto dire addio al capitale investito. Ecco perché puntare sulla moneta virtuale è spesso un azzardo micidiale
Erano partiti nel 2013 da Malta con grandi ambizioni. Qui avevano fondato una holding, The Digital Rock Ltd, che a sua volta controllava the Rock Trading Ltd, con la sua attività principale: operare come piattaforma di exchange per valute digitali, Bitcoin e altre. Nel 2017 sbarcano in Italia, costituendo The Rock Trading Srl (TRT) e diventando in poco tempo, come broker, leader negli investimenti finanziari in Bitcoin. Il 21 ottobre 2025 tutti i sogni dei due principali azionisti della società, Davide Barbieri e Andrea Mario Medri, svaniscono: condannati a cinque anni ciascuno per bancarotta fraudolenta davanti al giudice della Udienza preliminare di Milano Anna Calabi. Giudizio in rito abbreviato, che consente la riduzione di un terzo della pena.
Sullo sfondo restano decine di migliaia di vittime, che non riusciranno a recuperare neanche un euro dei 66 milioni, bruciati nei conti che hanno provocato il buco della TRT. C'è chi ha perso i propri risparmi, in parte o tutti, cercando (almeno 3 mila persone) di inserirsi, o, come si dice in gergo tecnico, “insinuandosi” nella procedura fallimentare: G.B.: 197 mila euro in fumo; E.D. Ha perso 171 mila euro; M.B. Dichiara un buco da 94 mila euro; M.C. 84 mila; D.C. 75 mila. E via via altri con cifre anche molto minori, 5.000 o 2.000 euro. Addio, quindi, alla possibilità di vedere riconosciuto il risarcimento danni fissato dal tribunale: 14 milioni di euro.
Come sia stato possibile mandare in fumo tutti questi soldi, lo si può ricostruire in base alla documentazione giudiziaria.
Secondo un rapporto della società di revisione Deloitte, sulla piattaforma TRT sono stati effettuati 43 milioni di transazioni, “corrispondenti ad un controvalore di 4,8 miliardi di euro, per quanto riguarda le operazioni in valuta reale, e di 6 miliardi di euro per quelle in cripto valute”. Criptovalute? Un vero valzer, con la possibilità di scambiarne sulla piattaforma in 22 tipi: tra queste, Bitcoin (BTC), Ethereum (ETH), Tether (USDT), Ripple (XRP), Doge Coin (DOGE) e tante altre.
A un certo punto, però, dietro tutte queste giravolte, si sentono degli scricchiolii, bisogna correre ai ripari. Dai documenti giudiziari emerge l’obiettivo: trovare un paracadute per frenare le richieste di prelievo dei clienti, ormai desiderosi di passare all’incasso. È il segnale della prima grossa irregolarità. Soprattutto alla fine del 2021, Barbieri e Medri si lanciano sulla exchange Kraken, una delle più importanti del mondo, con delle operazioni opache: ben 44, “non correlate a disposizioni degli utenti”, ma per sé stessi, cioè per conto della TRT. È un passo falso: una commistione tra asset propri e quelli della clientela. Di più. È l’inizio di una manovra ben conosciuta. Si chiama “Ponzi Scheme”, ideata ai primi del Novecento da un italo-americano, Charles Ponzi: un vero sistema truffaldino. Con una tecnica nuova, che così viene raccontata dalla Deloitte: «Andrea Medri e Davide Barbieri effettuavano ‘staking’ di criptovalute, proprie e dei clienti, probabilmente, nel tentativo di mettere a reddito le criptovalute che detenevano in custodia. Infatti, lo ‘staking’ è una modalità attraverso la quale si possono guadagnare nuove criptovalute, semplicemente possedendone (già) una quantità.
Questa azione aiuta a validare transazioni e a mantenere attiva la rete blockchain della criptovaluta specifica; in cambio di tale contributo, gli ‘stakers’ ricevono ricompense periodiche sotto forma di nuove monete digitali. Il tasso di rendimento varia a seconda della criptovaluta e della piattaforma utilizzata, offrendo agli utenti opportunità di guadagno attraverso il semplice possesso e l'impegno delle loro risorse digitali. Non offrendo TRT questo servizio ai propri clienti, si deve presumere che l'attività fosse non in linea con l'oggetto sociale, svolta in conto proprio, senza però averne evidenza a livello di scritture contabili». È stata la stessa exchange Kraken a fornire il saldo di questa operazione alla data del 13 aprile 2023. Il controvalore dei movimenti di criptovalute in ‘staking’, dalla Tether (USDT) alla USD Coin (USDC) e ad altre, è stato di oltre 160 mila euro, inghiottite da TRT senza averne titolo.
Una simile scoperta non può essere altro che una spia di una società che sta andando a rotoli. Ebbene, appena due mesi prima della operazione ricostruita da Kraken, esattamente il 20 febbraio, un cliente di TRT rivendicava, con un decreto ingiuntivo telematico, la restituzione di oltre 2,7 milioni di euro: il rimborso dell’investimento effettuato proprio dalla piattaforma di Barbieri e Medri. Il passo successivo è la liquidazione giudiziale, firmata il 22 maggio 2023. È stato così possibile avere un quadro del passato. Perché la genesi di TRT parte da lontano, da Malta, come si legge nella requisitoria presentata il 25 giugno 2025 al processo da due sostituti procuratori, Pasquale Addesso e Grazia Colacicco: non c’è soluzione di continuità tra la “casa madre” di Malta e la sua “filiazione” di Milano.
Da La Valletta sono stati importati il “bacino clienti” e “una situazione di insolvenza già ampiamente in atto”. Insolvenza che traspare dalle conversazioni dei due principali azionisti. Infatti, il 5 aprile 2016 Barbieri chiedeva a Medri: «Come copriamo il buco di therocktrading Ltd?». Il “j’accuse” dei pm è netto: «La gestione societaria (di TRT, ndr) è stata caratterizzata fin dal 2017 da continui atti dispositivi di natura distrattiva, eseguiti sulla disponibilità di moneta fiat (reale, cioè, euro) o cripto valuta dei clienti della società, per far fronte, di volta in volta, alle richieste di prelievo dei clienti, mediante lo smobilizzo di asset di altri clienti. Il tema degli ammanchi di cripto valuta è sempre stato oggetto di confronto tra i due imputati e ha portato gli stessi a vendere altri asset, oppure acquistare con valuta fiat (euro) altri asset, al fine di coprire lo smobilizzo di criptovaluta eseguito in precedenza». D’altra parte, di questo comportamento criminale si sono presto resi conto gli stessi Barbieri e Medri quando, conversando tra loro nelle chat, temono di «farsi beccare». Che fossero terrorizzati all’idea di entrare in carcere, lo si deduce da altri episodi. Ad esempio, quando entra in scena, con un atteggiamento molto deciso, intimidatorio, un altro azionista della Rock Trading maltese, Neven Salamon, titolare del 7,5 per cento, tramite il fondo Avatar, con un deposito di 65 milioni di cripto Ripple (XRP), equivalente a 150 mila euro. Interrogato dal Nucleo Speciale di Polizia Valutaria il 13 aprile 2023, dichiara: «Una volta trasferitasi in Italia (la Rock Trading Ltd, ndr), non ho avuto più la disponibilità di tale denaro. Non ho voluto denunciare tale situazione all’epoca, anche perché non era mio interesse far fallire la società e, quindi, perdere il mio investimento. Quando la società è stata registrata in Italia non sono stato indicato tra gli azionisti, nonostante la quota posseduta in quella maltese». In seguito, Salamon riesce a recuperare dalla piattaforma soltanto 4 milioni di Ripple, restando in credito, grazie all’intervento di un avvocato, di 21,5 milioni di Ripple, equivalenti a poco più di 8 milioni di euro.
Prima, però, nelle chat aveva minacciato Medri: «Sei nelle mie mani. Se chiamo la polizia, adesso il tuo presidente e te verrete accusati aver gestito uno schema Ponzi: sarà bancarotta e finirete in prigione, sono io quello che paga le tue bollette e ti tiene fuori dalla galera. Ho pagato cento mila euro ad Andy per non ucciderti». E, ancora, altre intimidazioni pesanti: «La mia prima preoccupazione ora è cercare di convincere i miei investitori a portarti in tribunale. Un’altra soluzione non va bene per me, perché, capisci, sarò accusato, se ti succede qualche cosa. Ho davvero difficoltà soprattutto con quelli che sono rimasti, perché sono veterani di guerra e preferiscono il vecchio modo di fare le cose. Fossi in te, restituirei la mia parte. Davide, sto salvando la vostra vita quasi ogni giorno. Grazie e cordiali saluti. Neven».
Le carte giudiziarie non spiegano come si sia risolta questa disputa. Spiegano, però, che il buco finanziario della Rock Trading era già esistente nella entità maltese. E, per cercare di rimediare in qualche modo, ecco che Andrea Medri chiama in soccorso un vecchio amico, Chris Larsen, un investitore in start-up, miliardario in dollari. Il 2 aprile 2021 gli scrive una mail: «Caro Chris, quanto tempo da quando ci siamo incontrati a San Francisco! Che bei tempi…stiamo pensando di lanciare una IPO (una complessa operazione finanziaria, ndr) per un valore compreso tra 100 e 100 milioni di euro». Premessa per chiedere un prestito. Non c’è traccia di risposta da parte di Larsen. Un estremo tentativo di salvataggio. Ormai tutto è perduto.
La conferma arriva anche da una serie di rogatorie internazionali presentate alle autorità di Lituania, Svizzera e Stati Uniti, nel tentativo di ricostruire il patrimonio riconducibile a Medri e Barbieri. Non c’è più nulla da recuperare. Come spiega all’Espresso l’avvocato Andrea Alfonso Stigliano, che, insieme a Jean-Paule Castagno, assiste circa 200 vittime: «Entrambi, Medri e Barbieri, risultano sostanzialmente nullatenenti. Gli unici fondi rinvenuti — oltre 500 mila euro — provengono dalla liquidazione di criptovalute rintracciate su conti intestati alla TRT, da alcuni beni mobili e dai saldi residui di conti correnti. Ma queste somme finiranno assorbite dai costi della procedura fallimentare. Il caso The Rock Trading dimostra che ci siamo trovati di fronte a una vera e propria tempesta perfetta: Consob e Banca d’Italia monitoravano il fenomeno, ma la vigilanza poteva operare solo sui profili antiriciclaggio. Quando il mercato è esploso, è emersa tutta la fragilità di un settore privo di un quadro regolatorio organico. Da oggi in avanti, con la piena operatività della regolamentazione europea in materia di valute virtuali, nonché con l’imminente obbligo di tracciamento fiscale delle transazioni cripto, si apre finalmente una fase nuova: regole più chiare, maggiore trasparenza e tutele più solide per gli investitori. Ci si augura che questo nuovo impianto normativo possa realmente rafforzare la stabilità del settore e prevenire il ripetersi di situazioni analoghe in futuro».
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