Cuando te agarra la locura del tango", quando ti prende la smania del tango… È una follia, un bisogno, una necessità. Di più, una febbre. «Un'ossessione», diceva il grande ballerino argentino Carlos Gavito: «Per il "tanguero" diventa una parte della vita stessa, come mangiare e dormire. Erotica e appassionata, inquietante e malinconica, è una danza che coinvolge non solo il corpo. Si impossessa dell'anima».
Una febbre che ha contagiato più di 50 mila italiani, con oltre 500 scuole. Si danno appuntamento tra piazze, strade e club per ballare, non solo d'estate. Passione totalizzante, è una vera filosofia di vita. Perché implica una scelta estetica, stilistica, culturale. Dalla moda alla letteratura, fino ai viaggi per cercare le radici del ballo in Argentina, a Buenos Aires, dove si stabilirono le prime comunità di immigrati italiani e nacquero i primi locali.
Dove si balla? Dovunque. Soprattutto nelle "milongas". Anche in Italia. Il dilagare del fenomeno-tango ne ha fatte spuntare come funghi, oltre a scuole, club, eventi, appuntamenti e raduni estemporanei da piazza Augusto Imperatore a Roma a largo La Foppa a Milano. Da noi il tango ha iniziato a muovere i primi passi nel '90 con l'apertura del Barrio Tanguero a Torino, la prima "ballroom" italiana. Oggi la mania è esplosa in tutto lo Stivale. Un esercito di appassionati, riuniti a Roma in occasione dell'European Tango Festival, racconta come e perché di tanta passione.
«Il tango è un fenomeno in crescita: ormai si balla in tutto il mondo, dalla Cina all'Australia alla Russia, persino negli Emirati Arabi», spiega Barbara Cicero, organizzatrice del Festival. "Todo mundo baila tango", insomma. Con qualche sorpresa: tra i più fanatici del ballo argentino ci sono i giapponesi. E in Italia? Va forte. «Solo a Roma sono oltre 3 mila gli appassionati, un numero in continuo aumento». Torino ha più di 2 mila ballerini, un arcipelago di scuole e più di 300 insegnanti. Milano idem. Ma chi sono questi appassionati? «È un popolo trasversale per età, livello sociale o professionale. Molti si avvicinano a questo mondo per i bei vestiti, l'eleganza dei gesti, la sensualità dei movimenti. O per fare nuove amicizie».
Nell'era del 2.0 anche le tradizioni si adattano. E i "tangueri" si danno appuntamento via Web. «Facebook è il mezzo più immediato: permette di essere aggiornati sugli eventi in giro per il mondo», spiega Cicero. «Gli appassionati viaggiano molto, sia in Italia che all'estero, per partecipare a festival, seguire i propri beniamini o incontrare amici oltre confine. La meta più ambita è Buenos Aires. Il sogno: respirare quell'atmosfera autentica dei luoghi storici della culla del tango».
Leggenda vuole che tutto abbia inizio con le grandi immigrazioni dei primi del '900 verso le Americhe, che hanno dato vita al melting pot di etnie e di popoli che nella capitale argentina ha generato quella cultura di cui il tango è massima espressione. «È un ballo popolare. Che parla una lingua strana, composta da un insieme di dialetti, soprattutto italiani: il lunfardo». Ma la teoria serve a poco. Non si può capire senza mettere piede in una milonga. «C'è chi sostiene che le "milongas" siano scuole di vita, dove imparare cultura e disciplina. Perché in pista c'è tutto un romantico codice da osservare, composto di regole e follia, rigore e improvvisazione».
La formula è semplice. Un uomo e una donna. Lui, dominante. Lei, seduttrice. Metafora coreografica della più antica dinamica del mondo, quella maschio-femmina, il tango argentino è esploso anche per questo. Perché, in barba alle rivoluzioni sessuali e alle battaglie femministe, ristabilisce le dinamiche del corteggiamento all'antica. Con un cerimoniale dal sapore rétro, che i "tangueri" devono conoscere e adottare alla lettera. Tutto è accennato e discreto. «Deve essere l'uomo a invitare la donna: cattura la sua attenzione con una "mirada", uno sguardo. Se lei accetta, ricambia. Se rifiuta, si gira dall'altra parte. E avanti il prossimo». La scelta del partner non è (solo) una questione di gusti. Oltre all'estetica, colpisce il portamento, l'eleganza, la sapienza nel ballo. Non è questione di età, conta l'esperienza. Infatti spesso le "milonguere" preferiscono i partner più anziani, che sanno il fatto loro e fanno divertire di più.
Campioni del mondo
«Il tango è un modo differente di vivere la vita», spiega Maria Ines Bogado, campionessa del mondo insieme a Sebastian Jimenez. Come dice il grande ballerino Miguel Ángel Zotto, «non è maschio, è coppia: 50 per cento uomo e 50 donna, anche se il passo più importante, l'otto (la donna disegna con un piede un 8 intorno al suo compagno per dare avvio alle danze), lo fa la donna. Nessun ballo raggiunge lo stesso livello di comunicazione tra due corpi: palpitazione, energia. E improvvisazione». A Maria Ines e Sebastian, per trovarsi come coppia, sono serviti anni di esperimenti, tentativi, delusioni. «Ma quando abbiamo ballato per la prima volta insieme, è stato come se lo facessimo da anni», dice Sebastian. «Danzando con lui restavo senza parole. Così mi limitavo a sorridergli, e basta», interviene Maria Ines.
Sono una delle coppie di "bailarìn" che ha maggiormente contribuito a diffondere il tango nel mondo. Buoni amici nella vita, «quando balliamo immaginiamo di essere una coppia di amanti che si incontrano dopo tanto tempo».
Icone italiane
«L'uomo propone e la donna dispone il tango sul pavimento, ma io penso semplicemente a cercare un dialogo con la mia partner», spiega il campione italiano Luciano Donda. Lei si chiama Cinzia Lombardi. «Il tango è una dimensione dove tutto si condensa e si esprime all'interno di un abbraccio: ascolto, attesa, silenzi e parole». Una storia di passione, profonda, energica. «L'abbraccio simboleggia il prendersi cura dell'altra persona», interrompe Donda. Tutto comincia con la musica, intensa, straziante, in grado di far vibrare il pavimento sotto i piedi. «Conoscere le orchestre è fondamentale: ti permette di entrare in sintonia con il ritmo. Apparentemente semplici, le composizioni "tanguere" hanno una complessità artistica incredibile», spiega Luciano. «Ma non bisogna pensare troppo, meglio lasciarsi andare e vivere al meglio la scoperta di sé e dell'altro nel tempo di questo dialogo», gli fa eco Cinzia. L'importante è buttarsi. Del resto, «non c'è possibilità di errore nel tango», diceva Al Pacino nel film "Profumo di donna": «Non è come la vita: è più semplice. Per questo il tango è così bello».
Giovanissimi all'antica
Sorpresa: tra gli appassionati molti sono ventenni. Perché se è vero che il tango è improvvisazione, è altresì vero che bisogna seguire le vecchie buone maniere, il rituale del corteggiamento. Di cui, a quanto pare, c'è nostalgia. Max Van de Voorde e Solange Acosta sono insieme da due anni: classe '88 lui, '89 lei. «Il tango è tante cose. È arte, un modo d'incontrarsi, un intrattenimento, ma anche un rifugio. È una forma di espressione. La nostra vita e le nostre amicizie sono in questo ambiente. È una fame insaziabile, che un giorno qualsiasi ti si sveglia dentro e non se ne va più». In loro questa fame si è svegliata da piccoli. Grazie a una nonna, per Solange: «Aveva vissuto l'epoca d'oro del tango, appena poteva mi portava al club a ballarlo. Alla fine me ne sono innamorata». E a un amore, per Max: «C'era una ragazza che frequentava un corso di ballo: mi piaceva, mi iscrissi anch'io. Non ho più smesso». Nonostante l'età, hanno già vinto il Mundial del Baile di Buenos Aires 2011. «Ci sono state cadute, frustrazioni, stress». Vincere? È una questione di chimica.
Moda "TANGUERA"
C'è un che di estremamente seducente nel look dei ballerini. Sarà l'eco sudamericana. Sarà l'eleganza. Fatto sta che nel tango l'abito fa il monaco. Eccome: le scarpe femminili devono avere il tacco e il cinturino alla caviglia, perché esaltano le gambe. Mai senza scollature: attirano gli sguardi. Il rosso fa passione. Il nero, mistero. E poi rose e paillettes, trucco e chignon. C'è chi opta per uno stile rétro, combinando abiti avvitati e gonne con le frange, chi preferisce un look classico, con toni più sobri e gonne al ginocchio, o quello "nuevo", che ricorda lo street style e preferisce i pantaloni al vestito. Lo chiamano moda-tango il mercato della moda "tanguera". Che ha ispirato la creatività di nuovi stilisti. Agnieszka Lewicka ha fondato il brand Aga Tango-mode, Emanuela Pansera il Semplice Danza, Miguel Dubinsky il Mythique. Non sono solo abiti: sono il passaporto per una nuova identità. «Quando cambiano vestito, i ballerini mutano atteggiamento, personalità. Soprattutto le donne. Se nella vita indossano jeans, qui si presentano con abitini corti, attillati, tacchi, make up. Si trasformano, diventano feline. Perché il lato seduttivo è fondamentale», interviene la designer Jennifer Bratt. Mentre gli uomini con i gilet, cravattini, giacche e capelli impomatati, giocano a fare Casanova.
L'insegnante consiglia
«Il tango è una conversazione senza parole tra uomo e donna», secondo Kicca Tommasi, che lo insegna da anni. Ha iniziato a Londra, dove questo ballo spopola. «Con il mio fidanzato ascoltavamo sempre Carlos Gardel e Astor Piazzolla. Poi mi sono decisa e sono andata a una lezione. Un colpo di fulmine». Ballare è creare musica con il corpo: una composizione travolgente. «Quando l'orchestra suona, ballerini e musicisti suonano insieme: i primi con gli strumenti, noi con i nostri corpi». Come diceva Carlos Gavito, «un ballerino non deve mai pensare a ciò che sta per fare: deve solo sentire la musica. I nostri piedi sono come i pennelli di un pittore. Con essi dipingiamo il ritmo». Se si balla con la persona giusta, la sintonia è totale, «come la perdita di autocoscienza che sentiamo quando facciamo ciò che più amiamo». Però l'amore è meglio lasciarlo fuori dalla pista. «Un consiglio per chi si avvicina al tango per la prima volta: non danzare mai con il partner della vita», dice Tommasi.
Amore a passo di danza
Per qualcuno, però, il binomio amore e danza ha funzionato: Daniel Oviedo e Mariana Casagrande ballando ballando hanno messo su famiglia. «Con il tango ci siamo conosciuti, innamorati, abbiamo percorso un lungo cammino di dieci anni, sempre insieme. Oggi viaggiamo in tutto il mondo, con nostra figlia e le scarpe da ballo», racconta Mariana. Che, da brasiliana, è nata con la danza nel sangue. Ma tra i numerosi ritmi che la sua cultura le ha scritto nel Dna, ce n'è sempre stato uno che più degli altri la faceva infiammare, «una música brutal, encendió nuestra pasión», direbbero i Gotan Project. «Il tango mi ha aperto la porta per una nuova vita, amicizie diverse, un altro mondo». Una scoperta che porta con sé un biglietto di sola andata. «A 17 anni ho lasciato il Brasile per trasferirmi a Buenos Aires a studiare, e due anni dopo ho conosciuto Daniel, il mio compagno di vita». D'altronde "la vida es corta y hay que bailarla", la vita è breve, non c'è che da trascorrerla ballando.