C’è una differenza, impercettibile quasi, ma importante, tra la vita vissuta e la vita raccontata in televisione. La prima è vera. La seconda no. Sembra una sciocchezza eppure ogni qualvolta un’umana briciola si affaccia dal balcone televisivo viene smutandata come l’imperatore di passaggio. Perché il reality, in realtà, non mostra un accidenti. Anzi. Costruisce a tavolino e serve il suo piatto precotto da discount senza curarsi che sia vero o falso. Tanto sembra falso comunque.
Chi può davvero credere che due persone sconosciute si possano presentare nel momento esatto in cui si scambiano le promesse di matrimonio? Chi può pensare solo per un istante che quella pistola d’oro esibita in prima serata abbia sul serio il sapore della minaccia? Ciò che conta è ingozzarsi di questo specchietto basculante di finto autentico, o di vero fasullo. In cui si mostrano salotti bercianti pieni di figlie abbandonate che disconoscono padri assenti, donne sedotte dal nulla che invocano il nulla medesimo neanche fosse una qualità. E sconosciuti, di nome e di fatto che si sentono noti al primo fugace passaggio fingendo di non sapere che la luce rossa non è un riflettore a lungo termine. A questo si sommano programmini agitati di analisi trascurabili.
Come l’ultimo nato (già malaticcio) “Realiti”, banco di prova su Rai Due per opinionisti dalle idee confuse, che mostra squarcetti sopra le righe e gioca sull’illusione che si possa entrare a gamba tesa nel quotidiano per svelarne la sua vera natura menzognera, rendendolo un piccolo grande gioco e permettere a Freccero di rilasciare qualche dichiarazione tonante. Così quando accade un nonnulla, questo sistema di birilli in bilico si frantuma che è una bellezza.
Una coppia di “Matrimonio a prima vista” (pronto per la quarta stagione su Real Time) si è sentita rigettare da un giudice la richiesta di annullamento ritrovandosi così di fatto, fosse anche solo per un istante, costretta in un’unione con la fede al dito nata davanti alle telecamere ma pronta a campare di vita propria per le strade di Abbiategrasso. Un’apoteosi di circumnavigazione formato tv.
La verità della vita reale che scalza quella fasulla come una pallina di plastica con la faccetta di Gimondi sulla pista di sabbia, tirata con precisione, unendo il pollice e il medio. E l’effetto è stato dirompente. Tipo la grafite nelle mani di un pompiere di Chernobyl.
Perché laddove è tutto posticcio, se il vero all’improvviso fa capolino dalle quinte il sistema impazzisce. Crolla tutto. E il rischio, piuttosto alto, è che vada all’aria il noto motto: «È falso, l’ha detto la televisione».