Sensuale, elegantissima, musicale, “The Queen’s Gambit” (Netflix), è il racconto avvincente di un eroina dagli occhi inauditi e condita di genio. Capace di trovare la scansione giusta del suo tempo, ritmato come il click dell’orologio sul tavolo degli incontri di scacchi

La regina degli scacchi: l'irresistibile ascesa di una donna in un mondo maschile


Ci sono persone che si sentono fuori posto. Ci sono anni, e ogni riferimento al 2020 è decisamente voluto, in cui sembra inevitabile sentirsi fuori posto. Perché quando tutto quello che ci circonda sembra girare dalla parte sbagliata può diventare doloroso e a volte impensabile convincersi che una strada sia proprio quella giusta, sia proprio quella adatta.

Così osservare qualcuno che cresce, e il suo posto nel mondo non solo riesce a trovarlo ma ci si accomoda da vincente, può fare del bene, può far sentire bene.

Ecco, per questo c’è almeno una buona ragione per godere con la serie (Netflix) “La regina degli scacchi”. Ed è il senso di soddisfazione, di partecipato entusiasmo nei confronti di una riuscita che sulle prime sembrava a dir poco improbabile. È il grido forsennato «Adriana» di Rocky dal quadrato, quando sanguinante e pesto condivide il pareggio con Apollo Creed con la sua adorata moglie. È il tifo collettivo, perché se ce l’ha fatta Beth, orfana, abbandonata a se stessa in un orfanotrofio dickensiano dove le bambine vengono sedate a suon di pillole blu, allora in fondo ce la possiamo fare anche noi.

Adattamento di Scott Frank e Allan Scott dell’omonimo romanzo di Walter Tevis, “The Queen’s Gambit” approda, dalla cupezza magica di Harry Potter all’atmosfera sofisticata dei salotti anni Sessanta, a una sorta di ricerca visiva del posto giusto nella scacchiera della sfiga.

L’eroina protagonista, con gli occhi inauditi e i capelli fiammanti di Anya Taylor-Joy, non ha nulla tra le mani se non l’incontro casuale con un bidello appassionato che le apre il magico mondo delle 64 caselle. E scopre il suo genio. Così la piccola Beth stordita dai tranquillanti comincia a ricreare aperture e gambetti di donna (da cui il titolo originale), con giganteschi pezzi immaginari da spostare sul soffitto della camerata in cui dorme insieme alle altre orfane. E improvvisamente si trasforma in una Holly Golightly, che anziché bere caffè davanti alla vetrata di Tiffany si scola Martini stracciando un campione dopo l’altro. Sensuale, elegantissima, musicale, la serie è un racconto di ascesa e caduta ma soprattuto rinascita di una donna che sotto il suo eyeliner perfetto vince contro un mondo maschile, capace di trovare la scansione giusta del suo tempo, ritmato come il click dell’orologio sul tavolo degli incontri. Tra nevrosi e buchi neri, perdite e solitudine, Elisabeth riesce nonostante tutto ad ancorarsi al reale e a muovere le sue pedine per trovare il posto in cui stare. E di questi tempi, sono soddisfazioni mica da poco.
 

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