Lo sguardo dice poco o niente. I corpi, invece, dicono tanto sul simulacro, la ripetizione, la reiterazione ossessiva dello sguardo artificiale, a misura di display, di trasgressione sociale, molto spesso, retorico.
“Sai che novità”. Più che legittima l’obiezione sull’intelligenza artificiale che ha invaso l’immaginario sessuale e pornografico. A dirla tutta, non si tratta dell’ennesimo settore o segmento sociale che vede imporsi l’intelligenza artificiale. A cambiare drasticamente è l’essenza stessa del porno, come forma d’intrattenimento predominante, passatempo, bric-à-brac visivo.
Le modelle create con i dispositivi dell’IA su OnlyFans questo e non altro promettono. In piena discontinuità con i prototipi classici di bambole gonfiabili, automi replicanti. Di fatto, trasmutando l’idea stessa di una piattaforma proprio come OnlyFans, imperniata sulla disintermediazione del principio di prestazione e fatturazione del proprio corpo. Dal 2016, basta pagare e vedi tutto e di tutto: archetipo tipico del corpo postmoderno, come proprietà privata. Un database d’immagini infinito che, già ora, suscita accesi dibattiti sulla gestione della privacy e dei dati. Soprattutto, sulle logiche e prassi nella distribuzione dei contenuti, diretta conseguenza della radicale trasformazione del fenomeno OnlyFans.
Claudia e le altre
Non esistono, ma ci sono. Presentissime. Non definitissime, basta dare un’occhiata alle mani, ma, pienamente in grado di annunciare un nuovo evo del porno, non più legato a realtà, meglio ancora, fisicità. È il caso di “Claudia”, creata dall’intelligenza artificiale, fra le prime ad aver messo in vendita contenuti. Il 29 marzo 2023, su Reddit affiora una foto dall’account Cl4ud14. Frangetta, slavatina, nessun cipiglio trasgressivo. Lo sfondo non è quello di un set, il tono, né epico, né eroico. Sulle app di messaggistica, anche adesso, circolano foto e clip ben più incandescenti, tuttavia, non prodotti dall’intelligenza artificiale. Il guadagno è stimato in circa 100 dollari.
Sono bambole che promettono conferme di sessualità organizzata, pianificata, quelle di OnlyFans. A presidio di una certa rappresentazione e autorappresentazione dei punti di fuga del lurkare diuturno performance e prestazioni smisurate e iperreali nella vita artificiale dell’estetica dei corpi contemporanei.
Per ora, da quel che si evince, c’è il fake, anzi, il deep-fake, cioè tutti i materiali audio-visivi creati dai software di AI e OnlyFans, Bengodi di ogni feticista e voyeur. La somma o la summa, al benevolo lettore la scelta, di corpi digitali, automi erotici, bambole nuovissime.
Sì, ma le emozioni? La scaturigine? Il vissuto pornografico, dai pornazzi al cinema sino alle gif e ai meme? Skin trade. Un cambiamento di pelle, anzi, dei connotati stessi del porno contemporaneo. Ad adoprarsi, va da sé, digitalmente è l’intelligenza artificiale. Come? Creando profili di modelle su OnlyFans, aprendo di fatto l’era del deep fake alla distribuzione di contenuti hard.
Archeologia dell’amplesso
Oltre il dato della fredda cronaca si ha la conferma di una possibilità concreta dell’oltrepassamento della cifra attuale della pornografia, cioè di quel registro proprio dell’hard amatoriale, inizialmente inviso al “pornostarsystem”, successivamente, inseguito, replicato, talvolta, parodiato. L’arredamento implausibile, l’incedere tipico dei debuttanti con i fantasmini ai piedi e slip a basso costo, neanche un centimetro di pelle intonsa da tatuaggi, in prospettiva, potrebbero essere relegati a tardo forma di “archeologia dell’amplesso e dell’orgasmo”, ad uso di frissons casalinghi e domestici, a causa, della vertigine digitale e del nuovo canone d’invenzione e rappresentazione dei corpi. Enfasi massima del diuturno processo di rapppresentazione e autorappresentazione pubblica dell’eros, più o meno dalle Baccanti in poi.
Ad essere tematizzato, dalle modelle-bambole di OnlyFans è, ancora una volta, il côté della politica economica del piano simbolico e sessuale. Non a caso, il traffico di notizie e i titoli ricorrenti su OnlyFans riguardano guadagni e profitti, quasi che il punto di vista principale fosse quello da commercialisti della prestazione. L’estasi della comunicazione, il fascino dell’innaturale renderanno sperdute e tenere le videoprodezze di Rocco Siffredi con Malena, Bene Green, Marika Milani?
Il porno-amatoriale, fra arredamenti impassibili e fantastici in primopiano cederà di colpo, di fronte all’ingresso imperioso dei corpi digitali di OnlyFans (notorio social per feticisti)? Ogni risposta rischia il deperimento seduta stante. Più facile una stesa di tarocchi o un “gratta e vinci” acquistato per noia. A meno che non ci si renda conto che, per l’ennesima volta, l’immaginario pornografico/pornocratico rivendica la propria centralità, quasi che fossimo tornati all’effervescenza delle prime videocassette. Intelligenza artificiale più OnlyFans significa trasmutazione tecnologia della pelle del porno globale di YouPorn, PornHub, XXN.
Sembra una pagina di “Aidoru” di William Gibson, aedo della cyberia anni Novanta, ove si parlava di una cantante bellissima e digitale. Prova provata della preveggenza del sociologo francese Jean Baudrillard, in tema di virtuale che avrebbe assorbito il reale. La seduzione, interattiva, simultanea, circolare trarrà linfa da un nuovo “diorama bambolifico” che nulla ha che fare con le precedenti tipologie: bambole gonfiabili, avatar, cartoon. Al maschile sempre più trasparente e smaterializzato non parrà vero di avere a portata di mano (senza risatine e darsi di gomito, please) la moltiplicazione d’istanti, di repliche, profili, sembianze. Non seduzione, ma verosimiglianza fascinosa della superficie liscia, rettile, meglio, erettile di qualsiasi display.
Più che porno, porn-romance
Alla lista infinita di criticità e perplessità, tuttavia, sfugge una declinazione ulteriore, per certi versi, romantica, nel senso dell’invenzione di un genere e di una predisposizione che prese avvio dalla riscoperta romantica della drammaturgia di William Shakespeare e che, in Italia, abbiamo conosciuto nello scartare quotidianamente cioccolatini alla nocciola con bigliettini di frasi d’amore. E se tutto questo, alla fine dei conti, fosse o diventasse amore? Non smottamento pelvico, ma, “imbambolamento”. “A porn-romance”.
Le bambole di OnlyFans promettono questo ed altro, oltrepassando la cosmogonia ideale e idealizzata dello “sdoganamento del porno” in ogni ambito e rivolo del sociale. Il porno può tornare ad essere porno. Anzi, l’intelligenza artificiale si rende protagonista assoluta di una “Porn-romance”: languida, romantica, iperconnessa, sensualmente disponibile alla reverie, non solo al puro e semplice react del voyeur. Idolatria da professore Immanuel Rath, nei confronti di Lola, Lola, cioè Marlene Dietrich ne L’angelo azzurro, film tedesco degli anni Trenta. Anzi, riormeggio in pratiche e usi effimeri, ludici, sensuali, sganciati dalla dittatura della performance, da “TikToker” viagrati di ogni hard impossibile e inimmaginabile.
A ben vedere, nel corso di queste settemila battute, ad emergere, ancora una volta, è l’ordo amoris al tempo dei follower, parafrasando il magistero sociologico degli studi di Eva Illouz, dedicati alla vulgata pop delle pratiche sadomaso in Cinquanta sfumature di grigio. Il deep-fake non è il post, nemmeno il post del post. Lo sguardo, il calco digitale, il superamento stesso della bambola gonfiabile non appare effimero, tantomeno ludico.
Replicanti e influencer
Disponibilissimo, d’accordo, tuttavia, scarsamente tarato sulle reali esigenze del circuito desiderante di qualsivoglia immaginario erotico, dove dice più un profumo, un colore sconosciuti, una frase sozzissima sussurrata nel culmine di una riunione condominiale. Latita la porn-romance, come estasi, segno, ipersessuato, alieno, androide, androgino, galattico. Francamente, i primi corpi nudi creati voluti più che creati da AI non sono da ammucchiata, penetrazione multipla, gangbang, gloryhole. Metà “conigliette di Playboy”, metà cheerleader da NBA, variazione, l’ennesima, sul mondo del porno digitale. Più precisamente sulla gestione, organizzazione, distribuzione di contenuti espliciti per adulti. Si dice così, in realtà, il pensiero e non solo vola alla proliferazione delle categorie e tipologie di fruizione e consumo di materiale porno.
Il traffico dati di onanisti, voyeur digitali, semplici curiosi e curiose è sempre più disciplinato da quella forma di potere pervasiva e incessante, rappresentata dall’ “algocrazia” che si sovrappone alla “pornocrazia”, fra accenni di una nuova puntata della rivoluzione sessuale e l’imminente messa in crisi del “porno amatoriale”, cioè, foursome, pizza boy et similia, ripresi in monolocali mestissimi e anonimi, dall’arredamento implausibile. Immagino abbiate compreso benissimo di cosa sto parlando. Sennò basta fare una capatina su Xxn, PornHub, YouPorn per farsene un’idea a scorrimento veloce. All’opposto, la scelta di OnlyFans ha più a che fare con una precisa ideologia della rete, laddove il fantasmagorico, il verosimile, se non proprio il totalmente falso compartecipano alla genesi di nuovi corpi, in un tempo che ha nella vertigine il proprio modus operandi.
Non c’è spazio, almeno nella codificazione culturale del sistema pornografico, per tipologie ormai usurate come i brand ambassador, coi loro selfie, reel, meme, gif, contornati, filtrati, sublimati digitalmente. In poche parole, le regole base del “capitalismo emozionale”, da un lato la riproposizione delle “casalingue”, pellicola che tempestava l’idea stessa del desiderio del neo-pensionato ragionier Ugo Fantozzi, dall’altro, la bambola, come influencer, senza bisogno di ore e ore per lo scatto perfetto, tantomeno per la scelta del filtro più adatto. Come tante già presenti a più livelli di marketing, in continua interazione coi follower. Slegate dalla dialettica pubblico-privato, ribalta e retroscena.
È di nuovo tempo di bambole, come annunciato da un film su Barbie e deepfake, a portata di mano e di sguardo. Né false, né vere. Iperreali, incredibili, cosplay del porno. Ah, le “bambole cosplay”, come quelle di TheRRRealist. Quando il porno la butta sull’editing di forme e pretesti, variazioni sul tema, costrutti temporanei, calchi dell’andazzo generale, in tema di trasgressione che coinvolge, nel medesimo istante, centro e periferia, alto e basso, colto e inclita. Estasi digitale o ennesima emozione da visualizzare? Forse nuovi mestieri, inediti spazi occupazionali. Chissà.