Cultura
16 ottobre, 2025Una vedova incontra sua figlia. Le difficoltà economiche, l’amore della donna per un antiquario più giovane. A ottant’anni, l’attrice-musa di Almodóvar è protagonista di una scena senza veli: “L’età avanza, il nostro corpo resta vivo”
La vecchiaia è un dono, un privilegio, ma i più non lo capiscono». Non è solo saggia Carmen Maura, mattatrice del cinema spagnolo e musa di Pedro Almodóvar, è anche acuta, ironica e autoironica.
Ha compiuto ottant’anni il 15 settembre, pochi giorni prima era alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia per il suo nuovo film da protagonista “Calle Málaga” di Maryam Touzani, che ha vinto il Premio degli Spettatori-Armani Beauty e uscirà nelle sale italiane nel 2026. Un ruolo di quelli da sogno, perché capace di mettere a nudo anima e corpo, anche per un’attrice navigata come lei, che ha interpretato 166 film, vinto quattro Goya e trionfato a Cannes nel 2006 come miglior attrice con Penelope Cruz e le altre interpreti di “Volver”. Questa volta si cala nei panni di María Angeles, una vedova che un giorno riceve a Tangeri, dove vive, la visita di sua figlia, madre single a Madrid. Non è una visita di piacere: viene ad annunciarle di voler vendere casa per fronteggiare le difficoltà economiche. Sbaglia tuttavia chi si aspetta un algido dramma esistenziale: c’è tanto inaspettato eros che attraversa l’opera, perché nel frattempo Maura/Angeles vive un amore tenero e passionale con un antiquario.
A ottant’anni ha accettato di girare scene di nudo. Come mai?
«Anni fa avrei detto di no, alla mia età francamente non mi importa più. E poi il nostro corpo non va mai messo via, come una cosa da non guardare più: l’età avanza, ma il nostro corpo rimane vivo, ama, desidera».
C’era anche il desiderio, come attrice, di aggiungere un tassello mancante al suo percorso?
«In effetti nessuno mi aveva mai chiesto di girare una scena di nudo. Tutt’al più mi sono infilata nel letto con un uomo, ma sempre e comunque sul piano della commedia».
Com’è stata questa sua prima volta?
«È stato tutto molto naturale, merito anche del collega Ahmed Boulane, bravo e bello, che forse era più imbarazzato di me. La scena in cui i nostri personaggi si innamorano è tenera e bellissima, spogliarsi ballando è stato divertente, non c’era nessuna vergogna. Alla mia età non sento di dover più dimostrare niente a nessuno».
Per questo ha scelto di osare?
Avevo letto la sceneggiatura di “Calle Malaga” e mi era parsa bellissima. La regista mi disse chiaramente da subito che voleva me in tutte le scene, comprese quelle di nudo. Non è stato facile essere diretta da lei, sono sincera, ha una personalità molto forte e caparbia, sa quello che vuole, ma è stato anche il bello di lavorarci insieme. Quanto all’osare, il vantaggio della vecchiaia sta nel potersi godere ogni momento. Poi questo è un film su una donna che si ribella non all’età ma a sua figlia e a una società che vorrebbe sbarazzarsi di noi anziani».
Cosa le piacerebbe che le persone portassero a casa di questo film?
«Sarebbe bello che comprendessero quanta ricchezza c’è in chi è avanti con gli anni. Sarebbe bello incontrare qualcuno che, sulla scia dell’esempio della mia María Ángeles, dicesse: “Pensavo di essere troppo vecchia per innamorarmi, invece ho scoperto che è ancora bellissimo”. O magari: “I miei figli volevano buttarmi fuori di casa, ma grazie a questo film ho detto: nossignore, io da qui non me ne vado”».
Ne parla come fosse capitato a qualcuno che conosce…
«Leggiamo ogni giorno storie del genere su tutti i giornali, ma è successo anche a una mia cara amica. I suoi due figli maschi le hanno venduto casa non appena lei si è dovuta ricoverare. Un gesto orribile, non trova?»
Concordo. Passiamo all’attuale situazione delle donne nel cinema, rispetto a quando ha iniziato lei come la vede cambiata?
«Mi sembra ci sia più spazio per grandi ruoli femminili. Non che prima non ci fossero, io ho avuto la fortuna di interpretarne tanti, al cinema sono stata una donna liberata, abbandonata, sedotta, assassina, ricca, povera, di tutto di più. Adesso sto persino per girare un horror (“Vieja Loja”, ndr). Però rispetto ai miei tempi senz’altro oggi le donne sono molto più considerate, stimate e rispettate. C’è addirittura chi dice che le donne di oggi facciano paura, io trovo che abbiano semplicemente una marcia in più rispetto agli uomini, come sempre».
Si considera femminista?
«Certo, non si può non esserlo se si è, e si vuole essere, donne libere. Oggi è un delirio definire cosa sia esattamente il femminismo, io temo di non aver iniziato come femminista».
Come mai?
«Mi sposai con un ragazzo solo perché era il direttore del centro teatrale dell’università, dato che miei genitori non volevano che diventassi un’attrice pensai che sposarlo fosse una bella occasione. Sono diventata femminista quando ho deciso di crearmi da sola il mio cammino e lavorare in piena autonomia, ma non nego che sia stata veramente tanto dura, ho dovuto persino lottare per riavere i miei figli con me dopo il divorzio (dall’avvocato Francisco Forteza, con cui ha avuto María del Carmen e Pablo, ndr). La mia vita privata è stata complicata, la carriera è filata più liscia».
È stata diretta da registi che hanno fatto la storia del cinema, da Pedro Almodóvar a Francis Ford Coppola.
«Pedro è stato fondamentale per il cinema spagnolo. Ricordo quanto fosse avversato, quanto mi criticassero agli inizi quando lavoravo con lui. Io lo trovavo bravo, divertente, mi ha dato la possibilità di interpretare i personaggi più belli della mia carriera, a cui ho dato l’anima. Ma dopo “Volver” non ci siamo sentiti. Ho amato molto lavorare con registi come Carlos Saura e Damiano Damiani, di Coppola ricordo il tempo trascorso insieme in Argentina, resta uno dei cineasti più simpatici con cui abbia mai lavorato. Los Angeles invece non l’ho mai amata, non mi piacevano le sue regole. Ho sempre preferito lavorare in libertà».
Riesce a farlo ancora?
«Eccome. Non è la libertà che manca in Spagna, temo manchino più i fondi per la cultura. Realizzare film non è facile per nessuno, ma i talenti ci sono, guardo con occhio benevolo le nuove generazioni e tifo per loro, sperando che non perdano mai l’entusiasmo verso questa arte a cui la nostra generazione ha dato tanto».
Chi è oggi Carmen Maura quando non è in giro per festival o set cinematografici?
«Una nonna che ama i suoi nipoti. Una donna che stravede per gli animali, soprattutto i cani, e una normale cittadina di Madrid che vive appieno il suo quartiere. A Chamberí sono nata e ci sono voluta rimanere. Tutti mi conoscono, mi fermano per chiacchierare, per commentare i miei lavori, ma anche le mie acconciature. E quando mi dicono quanto i miei personaggi li abbiano aiutati in momenti difficili delle loro vite in quell’istante ricordo perché, tanti anni fa, ho iniziato a fare questo mestiere».

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