Cultura
23 ottobre, 2025Campione di vendita tra i suoi lettori, con “L’ultimo segreto” conquista ora i giovanissimi. Che scoprono per la prima volta Robert Langdon, teorie, misteri. E una saga lunga venticinque anni
Sono pochi gli scrittori che, in vita, vengono (ri)scoperti da una nuova generazione di lettori. Ogni autore tendenzialmente si rivolge all’epoca a cui appartiene o a quella a cui fa riferimento la sua letteratura; raccontare il proprio tempo è già difficile, renderlo interessante o utile per chi quel tempo non l’ha vissuto, per chi verrà, lo è anche di più.
Ci sono dei casi eccezionali. Romanzi che - per forza narrativa o temi -, pur avendo i piedi piantati in un determinato periodo, passano da una generazione all’altra, da un genitore al figlio. Sono i classici. Libri, di ogni tempo e luogo, capaci di aggiungere qualcosa di significativo al dialogo senza fine che è la letteratura. Da “Lo Straniero” a “Il Gattopardo”, da “Orgoglio e pregiudizio” a “Furore”, da “Cime tempestose” a “Guerra e pace”, la lista sarebbe lunghissima. I classici diventano tali nel corso degli anni, dei decenni, serve molto tempo ed è un fenomeno incontrollabile e raro, specie se l’autore è ancora in vita. Ma può accadere, e sta accadendo a Dan Brown.
Potremmo usare tante pagine e inchiostro per discutere dei romanzi di Brown e del loro eventuale valore ma non è questo il punto. Qui non si intende paragonarlo agli autori dei libri di cui sopra - sono campionati diversi; Brown intrattiene e basta: all’infinito dialogo che è letteratura ha poco da aggiungere. Qui si vuol parlare di un fenomeno specifico: la scoperta dei suoi libri da parte delle nuove generazioni. Cosa che, di fatto, li rende dei classici.
Lo scrittore che più di vent’anni fa ha scatenato tempeste teologiche e lunghe code davanti alle librerie di tutto il mondo è appena tornato alla narrativa con “L’ultimo segreto”, il sesto della saga che ha come protagonista il professor Robert Langdon. Sono passati ben otto anni da “Origin”, ma i lettori non hanno scordato i thriller di Brown, e il libro è in cima alle classifiche internazionali - in Italia si contende il titolo con Ken Follett, altro peso massimo. A Robert Langdon, interpretato da Tom Hanks nei film tratti dai romanzi, ci si affeziona e, dopo anni, il pubblico è ancora curioso di sapere come se la passa. Come è ancora curioso di sapere quali intrighi Dan Brown sia capace di metter su. Ma ai vecchi, fedeli lettori, diversamente da quanto capitato con i libri precedenti, quest’anno se ne aggiungono di nuovi.
Quando è uscito “Il codice Da Vinci” i ragazzi della Gen Z erano troppo piccoli per un thriller del genere o non erano ancora proprio nati. Hanno tra i tredici e i venticinque anni, e sono figli dell’algoritmo. Cresciuti su Instagram e approdati a TikTok, dove la fanno da padroni, perfettamente a loro agio con i suoi meccanismi, con “L’ultimo segreto” sono entrati in contatto con un autore di cui avevano solo sentito parlare e che per i genitori è stato un mito di cui si è discusso tanto. La Gen Z oggi ha l’età giusta per i libri di Brown, e l’incontro tra i due mondi pare funzionare: sul BookTok “L’ultimo segreto” spopola.
Il BookTok ha un ruolo simile a quello che avevano piazze, bar e, per certi versi, persino le librerie. È lì che i giovani creano comunità attorno al racconto, discutono di libri consigliandone e sconsigliandone. Lo fanno, tra l’altro, con padronanza del tema, intelligenza; non tutti, no, ma molti. E negli ultimi tempi hanno influenzato il mercato in modo massiccio, portando in classifica sia romanzi che altrimenti non avrebbero raggiunto tanti lettori sia vecchi titoli. “Il fabbricante di lacrime” di Erin Doom e “It ends with us” di Colleen Hoover, per esempio, sono tra i libri saliti alla ribalta grazie solo a TikTok. Ma i ragazzi passando a una letteratura più matura da lì si sono poi avvicinati a “4321” di Auster e a “Norvegian Wood” di Murakami, a “Un giorno questo dolore” ti sarà utile di Cameron e a “Follia” di McGrath.
È il turno di Dan Brown. Ma qual è il motivo del loro interesse? Di certo, c’è un grande lavoro di Rizzoli dietro il successo del romanzo “L’ultimo segreto” - lavoro che include un certo sguardo ai social -, ma la diffusione del romanzo tra i giovani pare democratica, orizzontale. Per cui dev’esserci altro. Per questi ragazzi leggere Brown è colmare un vuoto, più o meno, culturale e appropriarsene, tramutando un’eredità in scoperta personale, e pare sia qui, in questo passaggio, il fulcro della faccenda: è un’appropriazione.
Questa scoperta in ritardo, poi, sembra appellarsi anche a un profondo bisogno di continuità: in un tempo in cui tutto cambia velocemente, narrazioni di ampio respiro, appartenenti a una saga ventennale, danno la sensazione che qualcosa possa durare. È una storia che li induce a rallentare, respirare a un ritmo diverso, meno frammentato e rapido di quello del feed cui sono abituati. I romanzi di Brown sono densi, pieni di dettagli, misteri e indizi da ricordare. Richiedono attenzione, immersione. E, sebbene questa generazione sia cresciuta nella frenesia, si trova bene nella lentezza; forse addirittura la desidera.
Dai TikTok emerge in modo netto. Ce ne sono tanti: recensioni a fine lettura, alcune lunghe e articolate, o diari di bordo - in cui, ogni giorno, pure più volte al giorno, si prendono una pausa da ciò che stanno facendo per dare delle impressioni a caldo. Commenti in risposta ad altri video, in cui si dicono d’accordo o in disaccordo, e dirette in cui leggono. Finito “L’ultimo segreto” e rapiti dal mondo di Langdon, in molti sono tornati indietro e stanno leggendo l’intera saga partendo da “Il codice Da Vinci”. Per alcuni è “invecchiato male”, ci sono cose “cringe”, ma il mistero li tiene incollati alla pagina.
Dai video, poi, emerge un altro dato interessante. Vent’anni fa “Il codice Da Vinci” ha avuto un successo enorme anche per lo scandalo nato dalle teorie su Gesù e Maddalena - sposati, ebbero un figlio, discendenza che sarebbe arrivata fino all’epoca moderna. I cattolici di tutto il mondo non l’hanno presa bene. Il polverone è stato grande e si è posato a terra dopo tanto, mentre oggi le teorie di Dan Brown sono solo questo: ingredienti di un thriller. Il sacro affascina, è una trama visiva, linguaggio, ma null’altro. Secondo alcuni sondaggi, la Gen Z, diversamente dai Millennial che se ne sono allontanati, si è un po’ avvicinata al cattolicesimo - anche grazie a TikTok, dov’è un trend che partendo dalla nuova America trumpista arriva fino a noi. Ma appare come una moda, l’interesse è estetico; vedere alla voce Sabrina Carpenter, cantante che di recente ha causato dei problemi alla Chiesa di New York. Così le cattedrali, i riti, le profezie, i vangeli Dan di Brown non sono più materia di scandalo, ma, al massimo, interesse estetico. La riscoperta di un autore ci parla anche del nuovo spirito del tempo, della contemporaneità: il modo in cui viene accolto ci racconta come siamo diventati, qual è lo scarto con chi ci ha preceduti.
L’algoritmo, impersonale, freddo, costruisce nuove forme di memoria collettiva, disordinate ma potenti. Reti in cui tutto può essere contemporaneo, l’importante è che sappia esserlo.
LA CACCIA INIZIAA PONTE CARLO
Pubblicato da Rizzoli in contemporanea mondiale, “The secret of secrets”, “L’ultimo segreto” nella traduzione di Annamaria Raffo e Roberta Scarabelli, l’ultimo romanzo di Dan Brown – scrittore da 250 milioni di copie – mantiene, settimana dopo settimana, il vertice delle classifiche e raggiunge la tiratura di 370.000 copie. Dopo i clamorosi successi di “Angeli e Demoni”, “Il codice da Vinci”, “Inferno”; otto anni dopo “Origin”, il nuovo libro conferma la passione dei lettori per il professore di storia dell’arte e studioso di simbologia dell’università di Harvard Robert Langdon, che si aggira per una Praga irresistibile in compagnia della scienziata Katherine Solomon, le cui teorie sulla mente minacciano troppi. E la caccia inizia da lì.
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