Cultura
27 novembre, 2025Testi in tredici lingue, omaggi all’opera e al flamenco. “Lux”è un disco che richiede da chi ascolta attenzione e devozione. E le merita
Ci voleva una artista catalana, Rosalía Vila Tobella, in arte semplicemente Rosalía, per ricordarci che la musica può essere ambiziosa, importante, carica di significato. In una intervista concessa a Apple Music per il lancio del suo nuovo disco, cita una frase di Leonard Cohen che ha tenuto in mente in tutto questo lungo lavoro di produzione: «Dimentica la tua offerta perfetta, c’è una crepa in ogni cosa ed è da lì che entra la luce».
La frase è tratta da una canzone intitolata “Anthem”, ed è un richiamo all’accettazione dell’imperfezione. Sembra una perfetta epigrafe per il disco che infatti si intitola “Lux”, e ha gettato scompiglio nel sonnolento scenario contemporaneo, disabituato a recepire un lavoro che fa tornare alla mente termini antici come opera, concept album, grandiosità, sta di fatto che passa dal flamenco alla lirica, utilizza ben 13 lingue tra cui l’italiano in uno dei pezzi più belli del disco, “Mio cristo piange diamanti”, ispirato all’intenso legame di amicizia tra San Francesco e Santa Chiara. Cose da pazzi, verrebbe da dire, e infatti lo sono, diciamo pure inconsuete, come si era capito fin dall’apparizione di “Berghain”, il singolo che ha annunciato la “luce” realizzato con la partecipazione di Bjork e Yves Tumor, una specie di bomba lanciata nella piattezza delle produzioni che ogni settimana arrivano sulle piattaforme, con magniloquenza, cambi di ritmo, pieni orchestrali. Rosalía chiede molto, chiede di essere ascoltata con attenzione, col rispetto che merita la musica quando è arte. Il disco è intessuto di passionale religiosità, attratta da visioni mistiche e estasi travolgenti, si ispira non solo ai santi italiani ma anche a una santa giapponese. «Perché c’era una santa giapponese, Ryonen Genso», racconta.
«Si deturpò il viso pur di essere accettata in un monastero. Mi ha affascinato come qualcosa di così radicale possa essere percepito come follia. Ma a volte l’estremo viene semplicemente etichettato come tale». Ed è anche questo un modo per giustificare il suo percorso, che è fatto di gesti estremi, di mutevolezza, di variazioni di tono e intensità, con una copertina che la mostra in una strana posa che la fa sembrare una suora con la camicia di forza, come se la sua fosse una ricerca liberatoria, la fuga da una prigionia dell’anima. La posta in gioco è alta. Rosalía vuole ricordarci il potere della musica e soprattutto il fatto che si può osare, senza arrendersi all’ovvio e alla omologazione che dominano la scena contemporanea. E per questo vale la pena trovare un po’ di tempo, e ascoltare “Lux” come si faceva anni fa, quando la musica era fatta per essere ascoltata.
UP & DOWN
I Massive Attack annunciano nuova musica per il 2026 ma hanno specificato che non sarà presentata su Spotify in segno di protesta contro gli investimenti in tecnologie militari del Ceo della piattaforma Daniel Ek. Hanno anche chiesto alla Universal di rimuovere il catalogo passato.
Ci si mette anche Pete Townshend a giustificare l’uso dell’Intelligenza artificiale in musica, approfittando di centinaia di sue canzoni rimaste incomplete e che potrebbero essere concluse grazie all’uso dei nuovi supporti. Dovremo quindi aspettarci nuove canzoni Who, per metà vere, per metà artificiali.
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