Cultura
30 dicembre, 2025L’utopia del pianeta Pandora vira verso il cinema d’azione. Ma la terza parte della saga di “Avatar” si regge sul carisma di Oona Chaplin
AVATAR FUOCO E CENERE
di James Cameron
Usa, 197'
Sorpresa! Anche Pandora ha i suoi cattivi. E non parliamo dei perfidi coloni terrestri in fuga da un Pianeta che hanno reso invivibile, ma proprio di lontani cugini dei Na'vi, i meravigliosi giganti bluastri che vivono in quel Paradiso profondamente connessi con ogni creatura vivente. Gli appartenenti a questo clan degenerato, pirati che si abbattono dal cielo su dragoni alati con le loro frecce incendiarie, si chiamano Mangkwan, il Popolo della Cenere. La loro gente è stata decimata da un vulcano che li ha convinti a rivoltarsi contro Eywa, la Grande Madre di Pandora, l'entità che lega in un disegno imperscrutabile e provvidenziale flora, fauna e Na'vi. Altro che Madre, per il Popolo della Cenere la Natura è matrigna, tanto vale sfidarla rubandole come Prometeo la sua arma più devastante: il fuoco. Ma cosa succede se questi adoratori della forza si trovano a combattere qualcuno più feroce e assai meglio equipaggiato di loro, ovvero il colonnello Quaritch (Stephen Lang), come qualcuno ricorderà morto ma “resuscitato” in un corpo Na'vi, e ora braccio armato degli infami terrestri?
Inutile girarci intorno: senza i Mangkwan e la loro mitologia, ma soprattutto senza la loro regina Varang (un'elettrizzante Oona Chaplin, è bello trovare fra tanti clan l'ultima discendente di una delle più grandi cine-dinastie di sempre), questo “Avatar” sarebbe più cenere che fuoco. Una ricapitolazione degli episodi precedenti che moltiplica sottotrame, prodezze visive e scene d'azione per terra, per aria e per mare, trovando solo a tratti la forza dell'ineguagliabile primo atto. Ma riparte in quarta ogni volta che sullo schermo c'è Varang, il personaggio che suscita il massimo di invenzioni su ogni piano. Trucco, acconciature, dialoghi, coreografia, effetti speciali (il dominio sul fuoco): quando è in scena Oona Chaplin, ovvero il suo clone digitale ridisegnato dall'equipe di James Cameron, “Avatar” vola, danza, scuote, parla alla mente e al cuore con la forza spettacolare e la densità simbolica del miglior cinema d'azione. Una scena echeggia perfino uno dei momenti centrali di “Una battaglia dopo l'altra” di P.T. Anderson, quella in cui Varang scopre estasiata la potenza di fuoco del mitra, e subito prende per mano il colonnello Quaritch per portarselo nella capanna. La coincidenza è a dir poco significativa, e basterebbero questi momenti a giustificare la visione di un film lunghissimo, pletorico, diseguale (l'anello debole, malgrado il peso narrativo, continuano a sembrarci le pseudo-balene). Ma così “geneticamente” diverso da tante cine-saghe sotto vuoto spinto, da rinnovare il mistero di un sentimento consustanziale al cinema. La meraviglia.
AZIONE! E STOP
De Oliveira a Fuori orario. Prima visione tv sul benemerito programma di Raitre per il capolavoro del portoghese, “Vale Abrão - La valle del peccato”, una Bovary lusitana e lussureggiante di bellezza e di idee che dura 2 minuti meno di “Avatar”. È un altro genere di spettacolo, ma non meno meraviglioso. Il 27 dicembre ore 1.30.
Grandi classici di Hollywood su Raiplay. Tra i titoli annunciati “Gilda”, “Funny Girl”, “Da qui all'eternità”, “His Girl Friday”. Saranno solo doppiati o anche sottotitolati? Chissà. Volevamo verificare ma digitando titoli e star sul sito salta fuori di tutto tranne loro, i famosi classici. Esilarante, se non fosse allarmante.
LEGGI ANCHE
L'E COMMUNITY
Entra nella nostra community Whatsapp
L'edicola
2025, quel che resta dei giorni - Cosa c'è nel nuovo numero de L'Espresso
II settimanale, da sabato 27, è disponibile in edicola e in app



