Molto prima di diventare lo scrittore che tutti noi amiamo, inventore di mondi meravigliosi che la sua immaginazione ha saputo costruire, Andrea Camilleri si è dedicato a una passione che ha coltivato per tutta la vita: il teatro. Nato il 6 settembre 1925 a Porto Empedocle - nella provincia agrigentina che diede i natali anche a Luigi Pirandello e a Leonardo Sciascia - e morto a Roma il 17 luglio del 2019, Camilleri allestiva spettacoli già da studente. Ha raggiunto la fama grazie alla sua straordinaria produzione letteraria e per aver ispirato la serie televisiva “Il commissario Montalbano”, è vero. Ma, oltre a dedicarsi alla scrittura, per anni ha firmato regie teatrali, radiofoniche e televisive.
Scrisse, come lui stesso raccontò, un unico testo teatrale originale nel 1947, un atto unico che si chiamava “Giudizio a mezzanotte” e che inviò al premio Faber di Firenze. La giuria - composta tra l'altro da Guido Salvini e Luigi Squarzina - era presieduta dallo studioso e critico teatrale Silvio D'Amico, dunque si trattava di un riconoscimento importante. Il giovane Camilleri vinse il primo premio, che andò a ritirare a Firenze, ma durante il viaggio di ritorno verso la Sicilia, rileggendolo, lo trovò orribile e lo gettò dal finestrino. Però quell'episodio cambiò la sua vita - come racconta lo scrittore in un libro di Giuseppe Dipasquale (“Il teatro certamente”, Sellerio 2023) -, perché l'anno seguente D’Amico gli propose di sostenere l’esame all'Accademia d'arte drammatica, che allora era solo per registi. E così fece. Fu ammesso, unico allievo regista, nel 1949, dopo un esame rocambolesco con Orazio Costa. Lasciò così la Sicilia e si trasferì a Roma.
E nella città eterna si mise in cerca dei primi lavoretti (scriveva poesie, racconti, articoli), essendo uno studente fuorisede e quindi perennemente senza soldi e senza alloggio, come raccontava lui stesso nelle lettere che inviava alla famiglia (“Vi scriverò ancora. Lettere alla famiglia. 1949-1960”, a cura di S. Nigro, Sellerio, 2024). Anni dopo tornò ad insegnare proprio in Accademia. Tra i suoi allievi c’era anche Luca Zingaretti, interprete del più famoso commissario d'Italia. E proprio i suoi ex allievi leggeranno alcune di quelle lettere giovanili, il 19 maggio presso il Teatro Argentina di Roma.
Tantissime le regie firmate da Camilleri, con una certa predilezione per Pirandello (che tra l'altro era cugino di sua nonna paterna). Ma non solo, perché fu anche il primo a portare i testi di Samuel Beckett in Italia. Mise in scena “Finale di partita” nel 1958 al Teatro dei Satiri di Roma e poi ne curò una versione televisiva con Adolfo Celi e Renato Rascel. Portò in scena anche i testi di Ionesco – da “Il nuovo inquilino” a “Le sedie” - , e poi Adamov, Strindberg, Eliot, Majakovskij. Ha sempre mantenuto un rapporto continuo con il teatro, curando anche l'adattamento teatrale dei suoi testi, come per “Il birraio di Preston” o “Troppu trafficu ppi nienti”, diretti da Giuseppe Dipasquale.
Camilleri era naturalmente anche uno spettatore appassionato. A Roma capitava di incontrarlo in teatro, al Valle o all'Argentina, seduto nelle prime file. Qualche volta è anche salito sul palcoscenico per recitare, come è accaduto nel bellissimo Teatro greco di Siracusa l'11 giugno 2018. Recitò il suo monologo “Conversazione su Tiresia”, in cui ripercorreva la vita dell'indovino cieco collegandola alla sua cecità. Lo spettacolo - diretto da Roberto Andò e curato da Valentina Alferj - fu registrato dalla Palomar di Carlo Degli Esposti, con regia cinematografica di Stefano Vicario, e verrà presentato alla Casa del Cinema di Roma il 6 settembre, a cento anni esatti dalla nascita dello scrittore siciliano.
Ma sono tante le iniziative teatrali promosse dal Fondo Andrea Camilleri e dal Comitato Nazionale Camilleri 100 presieduto da Felice Laudadio. Qualche settimana fa, per esempio, è andata in scena al Teatro Piccinni di Bari - del quale Camilleri è stato regista stabile nei primi anni Sessanta – l'anteprima dello spettacolo “Un sabato, con gli amici”, tratto dall'omonimo romanzo, con la regia di Marco Grossi (produzione Malalingua).
Il libro, uscito per Mondadori nel 2009, è stato ripubblicato lo scorso anno da Sellerio, con una nota di Nicola Lagioia. È un romanzo molto diverso dagli altri. Non è propriamente un giallo, anche se c'è un cadavere di mezzo e non è scritto in vigatese, ma in lingua italiana. È pieno però di dialoghi, per questo molto adatto al teatro. Racconta la storia di tre coppie di amici che si ritrovano per trascorrere il sabato insieme, finché un evento imprevisto cambierà il corso della serata.
In scena c'è anche Alessandra Mortelliti, attrice e nipote di Andrea Camilleri. Con lei recitano Pierluigi Corallo, Fabrizio Lombardo, Silvia Degrandi, Luca Avagliano, Marcella Favilla e Alberto Melone. Lo spettacolo sarà replicato dal 13 al 18 gennaio presso il Teatro India di Roma. Nel programma dei festeggiamenti per il centenario della nascita è prevista anche la lettura di Luca Zingaretti – a San Miniato dal 24 al 26 luglio - del testo “Autodifesa di Caino”. Camilleri avrebbe dovuto recitarlo nella stagione estiva di Caracalla, ma venne ricoverato in ospedale e uscì di scena per sempre (qui tutti eventi: www.fondozioneandreacamilleri.it).