Ieri sera - 6 aprile - a 91 anni, nella sua casa napoletana, è morto Roberto De Simone: regista, compositore e scrittore, studioso di antropologia e musica, direttore artistico del San Carlo negli anni ’80 e fondatore della Nuova compagnia di canto popolare. Il suo nome resta legato, tra i tanti lavori, a “La gatta Cenerentola”, opera teatrale tratta da uno dei racconti di “Lo Cunto de li Cunti” di Giambattista Basile che debuttò al festival dei Due mondi di Spoleto, nel 1976, e che Eduardo De Filippo volle presto nel suo San Ferdinando, in un significativo passaggio del testimone; prima che lo spettacolo approdasse nei teatri di mezzo mondo, dagli Stati Uniti al Brasile alla Scozia, facendo registrare ovunque sold out, nonostante fosse recitato in un dialetto partenopeo antico come testimonia la celebre scena delle ingiurie in cui un gruppo di “vajasse” si offende nei modi più coloriti e che lo stesso Eduardo amava molto. De Simone da tempo afflitto da diversi problemi fisici.
Nato a Napoli nel 1933, si iscrisse a soli 10 anni al conservatorio “San Pietro a Majella”, mentre a 15 era già in grado di eseguire e scrivere le cadenze del concerto K.466 di Mozart, di cui diventerà uno dei primi esperti mondiali. Nel 1967 dal suo incontro con un gruppo di giovani appassionati di musica tradizionale come Giovanni Mauriello, Eugenio Bennato e Carlo d'Angiò, nacque la Nuova Compagnia di Canto Popolare per la quale elaborava e arrangiava i materiali musicali; al primo nucleo si aggiunsero Peppe Barra, Fausta Vetere e Patrizio Trampetti, parte del cast di “La gatta Cenerentola” con Isa Danieli, Antonella Morea e Franco Iavarone. Il successo dell’opera consacrò la figura di De Simone nel mondo dell’arte.
Come compositore scrisse il “Requiem in memoria di Pier Paolo Pasolini” nel 1985, la “Festa Teatrale”, composta per il 250esimo anniversario del Teatro di San Carlo (1987), le musiche corali per l'Agamennone di Eschilo (1995) ed “Eleonora”, opera composta per il bicentenario della rivoluzione napoletana (1999) e collaborò anche alle musiche dell'album “Non farti cadere le braccia” di Edoardo Bennato che lo aveva citato nel brano “Rinnegato”. Nel 1998 fu nominato Accademico di Santa Cecilia di Roma e venne poi insignito del Cavalierato delle Arti dal presidente della Repubblica francese. Nel 2007, per i 250 anni dalla nascita di Mozart, realizzò “Là ci darem la mano” utilizzando un teatrino di burattini; lo spettacolo ricevè il premio E.T.I. Gli Olimpici del Teatro. Attivo fino agli ultimi giorni di vita, il nipote Alessandro racconta che recentemente stava progettando un monologo tratto da “Le cinque rose di Jennifer” di Annibale Ruccello, ma sull’originale "La voce umana" di Jean Cocteau, da affidare a Isa Danieli.
Fu molto attivo nella ricerca sulle tradizioni meridionali e gli studi da lui compiuti confluirono in testi e antologie di dischi: riscrisse “Lo Cunto de li Cunti” per Einaudi per cui curò anche saggi sul presepe napoletano e la “Cantata dei pastori”. Il suo archivio conta oltre 47mila opere tra incisioni, spartiti antichi e registrazioni di canti tradizionali ed è frutto delle ricerche condotte in prima persona tra gli anni ’60 e ’70 in centinaia di borghi del Mezzogiorno; il fondo De Simone è da tempo oggetto di dibattito e da parte delle istituzioni c’è interesse a farne un museo o comunque a trovare, per la raccolta, una sede stabile e accessibile agli studiosi. Lo ha confermato il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, tra i primi a raggiungere al telefono la famiglia appena appreso della scomparsa.