Il ritorno del lupo su tutto il territorio italiano, il suo declassamento nella Direttiva Habitat, l’opinione pubblica divisa tra chi sta con il lupo e chi lo vorrebbe sterminare. Nessuno si è però chiesto quale sia l’effetto ecologico del ritorno di questo dibattuto animale. In realtà qualcuno lo ha fatto, osservando i nuovi comportamenti degli erbivori, di cui si nutre. Un gruppo di ricercatori dell’università di Siena coordinati da Francesco Ferretti sta monitorando l’evoluzione del fenomeno nell’ambito del progetto Pnrr National Biodiversity Future Center. Tre le aree prese in considerazione, tre parchi dove gli animali, non disturbati dall’uomo, possono essere studiati senza interferenze. La presenza del predatore ha fatto cambiare le abitudini degli ungulati. Nel parco nazionale del Gran Paradiso, in Valle D’Aosta, è stato registrato lo spostamento del camoscio sempre più in quota, in zone rocciose e impervie difficilmente raggiungibili dal predatore. I caprioli non hanno cambiato orari o zone, ma trascorrono molto più tempo in stato di vigilanza.
Nel parco nazionale dello Stelvio, nelle Alpi Centrali, i cervi si sono spostati dal bosco verso spazi aperti per avere una migliore visibilità in caso di pericolo. Nel parco nazionale della Maremma, i daini hanno abbandonato le attività crepuscolari e notturne per preferire il pascolo diurno, perché il lupo preferisce cacciare con il buio. I cinghiali hanno capito che, per difendersi, è meglio stare in grandi branchi per avere più possibilità di salvezza in caso di attacco. Ogni specie cambia quindi il suo comportamento secondo le proprie caratteristiche. Come il ritorno del lupo non è passato inosservato per noi umani, così è stato per le prede che se ne sono accorte molto prima di noi. Ma cosa ci importa se un capriolo pascola in un modo o in altro? Questi erbivori sono in grado di esercitare un forte impatto sugli habitat: modificazioni del loro comportamento possono avere ripercussioni a cascata sulla vegetazione, sul sottobosco e sugli animali associati. Perché in natura niente avviene per caso e tutto è connesso.