Prima che Milano diventasse una delle capitali mondiali della moda, lei aveva già tracciato la strada. Elvira Leonardi Bouyeure, in arte Biki, è stata una delle prime a credere che l’eleganza potesse parlare italiano. Con intuizione e talento, costruì uno stile riconoscibile e duraturo, aprendo la strada alla moda “made in Italy”.
L’incontro con D’Annunzio: da Elvira a “Biki”
Nata nel 1906 a Milano, Elvira Lonardi si avvicina alla moda quasi per caso. Fin da giovanissima frequenta il bel mondo: la Scala, i Visconti di Modrone, la famiglia Toscanini, Franca Florio, il sarto Lucien Lelong, persino il fotografo Horst P. Horst e Isadora Duncan. La cultura è un affare di famiglia: sua madre è figlia di primo letto di Fosca, moglie di Giacomo Puccini. Sarà proprio il Maestro a dare alla “nipote” il soprannome di “bicchi”.
Nel 1933 conosce la contessa Vera Borea, proprietaria di un atelier a Parigi, che le propone di occuparsi della vendita dei suoi costumi da bagno in Italia. Il progetto sfuma, ma l’idea rimane. Elvira decide di lanciarsi in una piccola produzione di lingerie con Gina Cicogna. A battezzare il suo primo marchio è Gabriele D’Annunzio che propone il nome “Domina”. Ma è sempre il Vate a coniare il soprannome destinato a fare la storia: trasforma l’affettuoso soprannome “bicchi” (così la chiamavano in famiglia) nel ben più commerciale Biki. Da quel momento, Elvira Leonardi sarà conosciuta con quel nome che diventa nel tempo un vero e proprio marchio di fabbrica della moda e del costume italiani. Gli affari con Gina Cicogna non decollano, e nel 1936 Biki apre un’attività tutta sua. Abbandona la lingerie e si dedica alla creazione di abiti di lusso per una clientela selezionata. Nello stesso anno sposa l’antiquario e collezionista d’arte Robert Bouyeure dal quale ha una figlia, Roberta.
La consacrazione del suo stile
La Seconda guerra mondiale sospende momentaneamente la sua attività imprenditoriale, ma al termine del conflitto Biki torna in grande stile. Negli anni Cinquanta dà forma a un vero e proprio stile milanese, finalmente emancipato dai modelli dell’alta moda parigina. Insieme a Germana Marucelli e Jole Veneziani, è tra le protagoniste di quella stagione in cui nasce il linguaggio della moda italiana: raffinato, misurato, pensato per una donna moderna e sicura di sé.
Accanto a lei lavora anche il genero Alain Raynaud, couturier francese e marito della figlia Roberta, che contribuisce a dare respiro internazionale alla Maison e accompagna l’espansione oltre i confini italiani.
L’incontro con la “malvestita” Callas
Nel 1951, a casa dell’amica Wally Toscanini, Biki incontra per la prima volta Maria Callas. Il soprano, ancora lontana dall’immagine leggendaria che avrebbe costruito, appare a Biki trasandata e poco curata nel suo aspetto. Quel primo incontro è però l’inizio di un rapporto professionale e personale che cambierà per sempre il modo in cui la diva viene percepita dal pubblico.
Con la sua esperienza, il suo occhio attento e la sua sensibilità, Biki prende in mano l’immagine di Callas, trasformandola in una figura di eleganza raffinata e di forte personalità. Biki non si limita a vestire la Callas: plasma un’immagine che diventerà iconica, contribuendo a costruire il mito di una delle più grandi interpreti del Novecento. È grazie a questo lavoro di sartoria e stile che Callas conquista l’ammirazione internazionale in un’epoca in cui il “divismo” raggiunge il suo apice. Il sodalizio tra Biki e Callas dura anni, segnando una stagione indimenticabile in cui moda e musica si intrecciano per creare una leggenda.
Stilista, ma anche imprenditrice visionaria
Biki non è solo una stilista di talento, ma un’imprenditrice audace e lungimirante. Intuisce prima di altri le trasformazioni del mercato e nel 1957 sigla un accordo con il Gruppo Finanziario Tessile di Torino per la nascita della Cori-Biki, una linea prêt-à-porter ispirata all’alta moda ma pensata per un pubblico più ampio. Una mossa pionieristica, che anticipa l’idea di moda accessibile senza rinunciare alla qualità e allo stile.
Il suo spirito imprenditoriale si esprime anche nella partecipazione alla vita culturale e istituzionale del Paese: siede nel consiglio di amministrazione del Corriere della Sera, grazie anche al legame familiare con Mario Crespi, secondo marito della madre. Non manca di farsi ascoltare anche sui media: negli anni Sessanta tiene una rubrica di moda sul Corriere Lombardo e conduce una trasmissione radiofonica dove dispensa consigli di stile con autorevolezza e ironia.
L’eredità di Biki
Figura di riferimento nel panorama della moda italiana, Biki ha saputo interpretare il suo tempo con eleganza, intelligenza e audacia. Con il suo lavoro ha anticipato i cambiamenti sociali e culturali, contribuendo a ridefinire il ruolo della donna nella società e nella moda. La sua capacità di coniugare stile, imprenditorialità e visione culturale ha lasciato un’impronta indelebile non solo nel guardaroba dell’élite milanese, ma nella storia stessa del costume italiano.
Oggi il suo nome continua a evocare un’idea di classe senza tempo, fatta di misura, raffinatezza e libertà creativa. In un’epoca in cui l’identità si costruisce anche attraverso l’abito, Biki ci ricorda che la moda può essere molto più di un semplice vestito: può essere un linguaggio, un gesto culturale, una forma di emancipazione.
Foto in apertura: Abitazione Elvira Leonardi Bouyeure: interno - Ritratto femminile: Elvira Leonardi Bouyeure stilista con cappello e pelliccia | anni '40 del XX sec | Federico Patellani | Collocazione: Cinisello Balsamo (MI), Museo di Fotografia Contemporanea, fondo Federico Patellani, 6885