C’è un luogo, a Roma, rimasto a lungo fuori dalle rotte della musica, dell’arte e, più in generale, della vita culturale e notturna. Un gioiello di archeologia industriale, diventato col tempo il simbolo del quartiere Ostiense. Da qualche anno il Gazometro, che è stato il più grande impianto d’Italia costruito tra il 1935 e il 1937 dalla società Ansaldo, ospita Videocittà, il Festival della Visione e del Cultura Digitale, ideato da Francesco Rutelli con la direzione creativa di Francesco Dobrovich, giunto quest’anno alla sua ottava edizione. Una manifestazione in crescita costante, anche dal punto di vista delle presenze. In un’area all’aperto ideale per la musica e le performance dal vivo.
Quattro giorni, uno in più delle edizioni precedenti, di maestose installazioni, concerti di musica elettronica, videoarte, video mapping, esperienze immersive, talk e AV experiences. Una girandola di appuntamenti tra cui è facile perdersi: tra gli altri, si segnalano Max Cooper, uno dei più acclamati artisti multimediali e l’attesissimo dj set di Victoria De Angelis, bassista dei Mӓneskin (entrambi il 4 luglio), il live di Caribou con il suo nuovo album “Honey” (il 5 luglio). E, ancora, nel giorno dell’inaugurazione (il 3 luglio) verrà proiettato “Eno”, il primo documentario generativo su Brian Eno, firmato dall’autore di culto Gary Hustwit, realizzato con l’uso dell’intelligenza artificiale.
Tra i talk, Luca Ravenna, Caterina Guzzanti, Artesettima, Fabio Celenza. Nicolas Ballario, voce autorevole nel raccontare l’arte contemporanea applicata ai media, modererà la rassegna all’interno dello spazio talk.
L'attrazione principale sarà la grande installazione immersiva all'interno del Gazometro, quest'anno dedicata al Sole e firmata Quayola, artista multimediale romano di nascita e londinese di adozione. Una scelta simbolica nel 2025, in cui si celebra l’ottocentesimo anniversario del Cantico delle Creature di San Francesco e si concentra sul sole come simbolo di vita, luce, energia. Solar, questo il titolo dell’installazione realizzata da Eni e curata da Videocittà in collaborazione con The Bentway Toronto, trasformerà il Gazometro in uno spettacolo di albe e tramonti digitali: centinaia di fasci luminosi attraversano la notte guidati da un braccio robotico, dando vita a una danza di geometrie in movimento ispirate al percorso del Sole nel cielo.
Quest'anno Videocittà esplora una delle riflessioni teoriche più suggestive del contemporaneo: il rapporto fra natura, tecnologia, spiritualità e psichedelia. Un percorso che si articola attraverso i lavori di tre artisti: due in Realtà Virtuale, fruibili attraverso i visori, e una di videoarte. A partire da Adelin Schweitzer con “#alphaloop_VR”, opera immersiva in realtà estesa che accoglie sei spettatori alla volta in un rituale tecno-sciamanico, ispirata dalle teorie dello sciamanesimo cibernetico e dai miti fondanti del Quebec.
E poi prosegue con Jan Kounen e la sua “Ayahuasca – Kosmik Journey”. Si tratta di un’esperienza VR che trascina il pubblico nel mondo delle visioni stimolate dalla bevanda Ayahuasca, usata nei rituali dalla tribù Shipibo dell'Amazzonia. Kounen è noto per un linguaggio cinematografico audace e psicotropo. Autore di film cult come “Dobermann” (con Vincent Cassell e Monica Bellucci) e “Coco Chanel & Igor Stravinsky”, fonde nei suoi lavori tecnologia, spiritualità e arte.
Infine, Lawrence Lek con una selezione opere di videoarte, vincitore del Frieze Artist Award 2024 e inserito da "Time" tra le 100 persone più influenti nel campo dell’intelligenza artificiale, è una delle figure più visionarie del panorama artistico contemporaneo. Crea mondi virtuali in cui cinema, videogame e suono si fondono in un linguaggio unico. Le sue opere, spesso animate da un’estetica digitale immersiva, esplorano il concetto di Sinofuturismo - un’estetica in cui automazione, IA e tradizione cinese si fondono in un unico immaginario tecnologico e culturale -, indagando il rapporto tra identità, spiritualità e tecnologia in chiave fantascientifica. Un viaggio ipnotico tra arte, IA e immaginazione ovvero, come dice Lek, «una fantascienza che già esiste».