La malattia, il recupero, la fiducia nelle cure, l’amore per la bellezza. E ora quattro concerti a Roma, Taormina, Firenze, Venezia. “Ho usato il metodo di Bach per trasformare il dolore in musica”, racconta il compositore

Giovanni Allevi: "Torno sul palco tra sacro e follia"

Resilienza, ovvero una delle parole più abusate nel linguaggio contemporaneo. Nel caso di chi reagisce positivamente alla notizia di una malattia grave, tuttavia, il termine risulta appropriato e descrive la capacità di affrontare le avversità. A Giovanni Allevi nel 2022 viene diagnosticato un mieloma multiplo, un tumore che colpisce un tipo particolare di cellule del midollo osseo, le plasmacellule. L’inizio di un incubo, una malattia iniziata con la febbre molto alta durata alcuni giorni e un terribile mal di schiena.

 

Oggi il pianista, compositore e direttore d’orchestra è ancora lì, a 56 anni, malgrado la fatica e le gigantesche difficoltà quotidiane, con il suo casco di capelli brizzolati, ricresciuti dopo la caduta. E il suo sguardo ispirato, concentrato e divisivo: molti, moltissimi lo apprezzano, invece il mondo della musica classica non sempre ne condivide l’entusiasmo, a partire da una storica stroncatura da parte del celebre violinista Uto Ughi, nella notte dei tempi.

 

Ora Allevi torna sul palco dopo il lungo stop e il ritorno con un tour di 50 concerti per pianoforte sold out. Quattro concerti-evento dal titolo “Musica dell’Anima – Special Events”, la prossima estate, accompagnato dall’Orchestra Sinfonica Italiana. Alle Terme di Caracalla a Roma (20 giugno), al Teatro Antico a Taormina (5 luglio), al Gran Teatro La Fenice a Venezia (8 luglio) e al Parco Mediceo di Pratolino a Firenze (19 luglio). «Sono in una fase dell’esistenza in cui mi è particolarmente faticoso espormi, anche mediaticamente. Preferisco fare poche cose e viverle con intensità, accogliendo con tenerezza l’imperfezione, vivendo con gioia l’emozione travolgente di questo fugace ritorno alla vita», afferma Allevi alla vigilia della tournée, mentre lavora nel suo studio a Milano.

Maestro Allevi, esce in digitale “Nostalgia”, il nuovo inedito estratto dal concerto “MM22” per violoncello e orchestra d’archi, che verrà eseguito in prima assoluta il prossimo 20 giugno alle Terme di Caracalla a Roma. Un adagio cantabile. Cosa significa il titolo del concerto, “MM22”? 

«MM sta per Mieloma Multiplo, la malattia che è venuta a trovarmi, mentre 22 è l’anno della composizione che corrisponde al periodo più duro della degenza. “MM22” è un concerto per violoncello e orchestra che ho composto già dal primo giorno di ricovero, in una stanza d’ospedale all’ottavo piano dell’Istituto dei tumori di Milano. “Nostalgia” ne è l’Adagio cantabile». 

“Nostalgia” di cosa, di chi? 

«C’è stato un periodo abbastanza lungo in cui ero immunodepresso e debilitato fisicamente. Non sapevo se le terapie avrebbero funzionato, trovandomi in bilico tra la vita e la morte. È stato allora che ho trasformato in note il sentimento struggente della nostalgia, per i miei familiari ma anche per la vita stessa».

L’opera che eseguirà nelle quattro date, scritta durante la degenza ospedaliera, trae spunto da una melodia scaturita dalla trasformazione in note della parola “Mieloma”. Un metodo matematico già usato da Johann Sebastian Bach. Potrebbe spiegare in cosa consiste?

«Nel 1750 Johann Sebastian Bach stava lavorando alla sua opera monumentale: l’Arte della Fuga. Nel Contrappunto XIV compare una strana melodia di quattro note, Sib La Do Si, nate dalla trasformazione in musica del suo stesso nome “Bach”. Quando ero ragazzo mi entusiasmai per questo procedimento matematico legato alla composizione musicale. Così, dopo aver appreso nel 2022 la diagnosi di mieloma, superato lo sconforto iniziale, sono andato mentalmente alla ricerca delle note che scaturiscono dalle sette lettere del suo nome: una melodia di sorprendente bellezza. Appena ricoverato ho voluto comporre il concerto per violoncello che inizia proprio con quella melodia, animato da un sogno: dirigerlo se fossi sopravvissuto».

A differenza di altri artisti colpiti da una malattia, lei ha scelto di parlarne. Anzi ha deciso di farla entrare nella sua vita creativa, fatta di musica e parole. Perché?

«Lì per lì la scelta di parlarne è stata necessaria per una forma di rispetto nei confronti del pubblico, perché mi trovavo a interrompere un tour europeo che era da poco iniziato. Poi però ho riflettuto sul fatto che avrei potuto raccontare una filosofia del dolore, cercando il più possibile di non fermarmi alla mia vicenda individuale, comunicando invece un respiro universale e una riflessione più ampia sulla sofferenza e sull’autenticità». 

L’anno scorso è uscito il libro “I nove doni. Sulla via della felicità” (Solferino), in cui lei mette al centro la malattia, il mieloma, e nove specialissimi doni, tra cui la libertà dal giudizio altrui e l’amore per la bellezza e per la natura che guarisce. L’amore per la bellezza può guarire?

«Prima di rispondere voglio puntualizzare che a guarire il corpo è la terapia medica, risultato di una instancabile e preziosa ricerca scientifica. Eppure, noi siamo fatti anche di anima. Ecco allora che possiamo predisporre la nostra interiorità alla guarigione. Certamente la bellezza può guarire, a patto che la si intenda quale dimensione inaccessibile e misteriosa, e non come un surrogato esteriore alla portata di tutti. La vera bellezza è sempre nascosta».

Prendiamo tre grandi compositori di musica per pianoforte. Frédéric Chopin, Franz Liszt e Robert Schumann. Cosa le ha insegnato ciascuno di loro?

«Da Chopin apprendo l’arte di una melodia di impareggiabile bellezza, da Liszt la possibilità di esplorare i limiti espressivi dello strumento fin oltre l’umano, da Schumann il fatto che la follia possa essere fonte di ispirazione musicale».

Ogni serata sarà guidata da un tema diverso e universale.

«Ogni concerto esplorerà una dimensione dello spirito che ho incontrato durante la mia storia. L’”eresia” sarà protagonista a Roma - Caracalla, e ne parleremo sul palco con lo storico Alessandro Barbero. A Taormina indagheremo il “sacro” assieme al teologo Vito Mancuso. Il filosofo Luciano Floridi ci condurrà a Venezia sulle tracce della “follia”. Infine l’ingegnera aerospaziale Amalia Ercoli Finzi a Firenze ci regalerà la propria idea di “bellezza”. Quattro temi raccontati dialogando con ospiti di eccezionale levatura culturale».

Con quale stato d’animo vive le sue giornate?

«Vivo in disparte, silenzioso. Mi preparo a questi eventi facendo meditazione e una giornaliera attività fisica, unico rimedio per contenere il dolore e la nausea dovuta alle terapie che sto continuando a fare. Ogni tanto dirigo nell’aria alcuni passaggi del concerto “MM22”, immaginando la forte emozione che attraverserà il mio corpo».

Davanti alla malattia si è soli o l’affetto di chi ci sta intorno riesce ad alleviare il dolore?

«Nel dolore e nella malattia ho fatto esperienza di una profonda solitudine. Poi però mi sono accorto che una parola e un sorriso sono potenti come farmaci. Forse non siamo soli nel dolore, forse nel buio è possibile scorgere una luce».

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