Sono veri e propri simboli di mascolinità, potere, forza e credibilità. Sono i cani da combattimento quelli impiegati nelle lotte clandestine che vengono percepiti dai loro aguzzini come meri strumenti di lavoro. Gli Amici Bestiali tornano sull’argomento per sensibilizzare il pubblico dei lettori su una pratica legata alla criminalità organizzata che vede al centro il massacro di cani che spesso e volentieri finiscono nei canili, pagati dai cittadini, o nelle case di adottanti che non sanno poi come gestire certe razze. Nello scorso numero avevamo parlato del progetto “Io Non Combatto” sostenuto da Fondazione Cave Canem e Human Word for Animals e delle borse di studio messe in palio per analizzare questo fenomeno. «Non esiste la percezione della sofferenza del cane usato nei combattimenti clandestini», anticipano a L’Espresso Carolina Salomoni e Angela Maria Panzini, beneficiarie di una delle quattro borse di studio.
«È percepito come uno strumento che serve ai fini economici delle scommesse: se non fa più all’uso, viene eliminato, se muore non c’è nessun rimpianto, fa solo parte del gioco». I risultati del loro studio verranno presentati in Senato a Roma il 26 di giugno. Un’altra cosa che viene evidenziata nella ricerca, è la selezione dei cani da presa usati nei combattimenti. I dogfighter sono professionisti attenti a ogni particolare per raggiungere l’obiettivo. Per questo selezionano cani che abbiano una tolleranza altissima al dolore per poter combattere anche quando sono feriti a morte. L’analisi del dogfighter evidenzia profili di disagio sociale e per questo, accanto a misure repressive, sono necessari percorsi rieducativi per un cambiamento culturale che prevenga nuove forme di violenza verso gli animali e gli esseri umani. I canili di Roma e Milano sono pieni zeppi di cani da presa, molti sono scarti di certi allevamenti, altri provengono da adozioni avventate, il tutto con costi altissimi per i cittadini. Sperando che presto si avvii un percorso sperimentale per il recupero dell’empatia nei dogfighters in modo da stroncare alla base un fenomeno raccapricciante, gli Amici Bestiali ringraziano.