Cultura
12 agosto, 2025Una raccolta dei suoi saggi ripercorre il pensiero di Grazia Zuffa su sostanze, dipendenze e repressione. Svelando il fallimento della visione penale/morale
Il volume “Stigma e pregiudizio. Uno sguardo dissacrante sulle droghe” raccoglie alcuni saggi significativi sulla politica delle droghe e dà una idea della ricchezza dello sguardo affilato di Grazia Zuffa, parlamentare, militante, studiosa. Emerge un’elaborazione originale, capace di rompere paradigmi banali e consolidati sul senso comune e impegnata a contestare il modello penale/morale, secondo cui il consumatore di sostanze vietate è ridotto alla categoria riduttiva di «deviante» e soprattutto preda del dominio incontrollato della «droga», impossibilitato a determinarsi e pressoché incapace di intendere e volere; un chiaro rifiuto della sua vittimizzazione.
Un altro terreno di scontro ancora attuale è quello del rifiuto della categoria strumentalmente usata della «dipendenza». Infatti, è incredibilmente riemersa l’immagine del «tossicodipendente» da salvare, con tutti i mezzi, con le catene fisiche o metaforiche. L’ideologia salvifica è interpretata da Alfredo Mantovano, che propone per i detenuti, etichettati come malati da curare, il trasferimento in comunità chiuse, in cui i corpi siano costretti all’espiazione per il peccato compiuto per raggiungere quindi la perfezione dell’anima.
Il modello proibizionista italiano, sempre più isolato, contesta anche la politica della riduzione del danno, intesa come un pilastro per una pratica tesa a rafforzare le soggettività, i saperi e le pratiche sociali non stigmatizzanti. Ovviamente avere sprovincializzato la dimensione del confronto culturale imponendo la dimensione del «consumo controllato» e rielaborando le tesi di Norman Zinberg, Peter Cohen, Tom De Corte e Jean-Paul Grund appare ai sanfedisti una bestemmia. D’altronde la persecuzione mediatica e penale della canapa, anche di quella light, rappresenta una furia iconoclasta contro una sostanza innocua, ma vista come l’origine del Male, della corruzione dei giovani e dell’ingresso in un tunnel di depravazione. «Il vecchio ritornello “spinello brucia cervello” è di nuovo servito come piatto di nouvelle cuisine». Parole da ricordare per respingere le sirene dei miti della patologizzazione della tolleranza zero.
L’interesse per la questione delle droghe iniziò negli anni della discussione al Senato della legge Iervolino-Vassalli, che fu approvata nel 1990. Zuffa fu protagonista della battaglia contro la legge Fini-Giovanardi iperproibizionista e iperpunitiva, senza distinzione tra le droghe cosiddette pesanti e leggere. Una deriva autoritaria e contro le regole del Parlamento che oggi viene ancor più enfatizzata.
Il volume si chiude con un saggio sulla bocciatura del referendum Cannabis legale deciso dalla Corte costituzionale il 16 febbraio 2022 con motivazioni spiegate da Giuliano Amato, che accusò i promotori di un clamoroso errore nel quesito. Zuffa segnala con severità «tutti gli errori del Presidente», giuridici e sulla interpretazione delle Convenzioni internazionali soprattutto dopo la sconfitta della «war on drugs» e la scelta della legalizzazione in molti Paesi. Denuncia la responsabilità di Amato nell’avere colpito i diritti dei cittadini e cambiato il corso della storia, con l’intransigenza della politica come passione.

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