Tra tante etichette "made in China" che contraddistinguono gli oggetti per la casa Ikea, i contenitori in plastica colorata sono fatti in Italia. Li fabbrica la Arredoplast, un'azienda veneta di Motta di Livenza. Il suo fondatore si chiama Giovanni Pagotto, 67 anni, un ex operaio che nel 1978 lasciò la grande Zoppas per mettersi in proprio. Oggi guida un gruppo da 200 milioni di euro di ricavi, con quasi 700 dipendenti. Racconta Pagotto: "Abbiamo iniziato a lavorare per l'Ikea 18 anni fa. Oggi rappresenta il 25 per cento delle nostre attività: nel 2010 per il gruppo svedese abbiamo fatturato 55 milioni di euro, con circa 120 dipendenti impegnati a produrre per loro. Il nostro gruppo è formato da sei imprese: una di queste, la Plastitecnica, che ha sede sempre a Motta di Livenza, lavora quasi esclusivamente per Ikea".
Il rapporto con l'Ikea vi ha spinto ad andare anche all'estero? "Sì. Nel 2007 abbiamo aperto uno stabilimento in Canada, dove sono stati assunti 50 dipendenti. Produciamo per il mercato nordamericano di Ikea".
In Italia come vanno gli affari? "Navighiamo a vista, perché con tutte le notizie preoccupanti che arrivano dal contesto generale non si può certo stare tranquilli. Comunque proseguiamo per la nostra strada, e per adesso siamo andati bene. Dal 2008, quando iniziò la crisi, il nostro fatturato è sempre aumentato e non abbiamo mai fatto un'ora di cassa integrazione". Si racconta che lavoriate 24 ore al giorno, sette giorni su sette. È dura fornire un gruppo come Ikea? "I margini di guadagno su ogni singolo pezzo sono bassi, perciò bisogna realizzare grandi quantità di merce, così che il minimo reddito derivato da ogni prodotto possa essere moltiplicato per migliaia di volte. Per tenere questi ritmi bisogna lavorare sodo e puntare su soluzioni tecnologicamente avanzate, investendo sempre nel miglioramento del processo produttivo. Altrimenti non ci si sta dentro con il prezzo richiesto".
Che cosa ha Ikea di diverso rispetto alle altre aziende? "Le cito solo un aspetto: i pagamenti avvengono a 30 giorni, e sono sicuri".
Dipendere in misura così elevata da un singolo cliente non lo considera un problema? "È rischioso, certo, ma lo è per noi quanto per la stessa Ikea. Anche per loro è difficile trovare un sostituto in poco tempo".
Anche grazie agli ordini di Ikea oggi il suo gruppo è diventato grande. Perché la politica locale si oppone all'apertura di nuovi punti vendita in Italia? "Il motivo vero è con l'arrivo di Ikea i piccoli commercianti vedono diminuire le vendite, in alcuni casi possono persino chiudere. Ma l'apertura di un grande magazzino non danneggia certo le imprese che producono".