"Quando scendono anche i consumi alimentari, entriamo nel campo della povertà. Ma attenzione a fare paragoni con il passato, questa non è la fame del dopoguerra. Non a caso l'aumento della povertà adesso va di pari passo con l'aumento dell'obesità". Enrica Morlicchio, sociologa dell'Università di Napoli, legge i dati su consumi e crisi con un occhio particolare: avendone seguito nel tempo l'evoluzione con i lavori della Commissione Gorrieri sulla povertà, ma cogliendo anche, dal suo osservatorio napoletano, le differenze tra le parti del paese che - è, ma è così - "hanno una sorta di abitudine alla povertà", e le altre.
Cos'è cambiato nei consumi delle fasce più basse della popolazione? Chi sono i nuovi poveri?
All'inizio l'impatto della crisi si è visto soprattutto al Nord. Nelle città industriali come Torino, nel Nordest delle piccole imprese. Al Sud, paradossalmente, si notava di meno: perché i poveri c'erano già da prima, e per la maggiore presenza di quelle reti di protezione che fornivano le famiglie, e anche il sommerso. Tant'è che una nostra ricerca ha mostrato un fenomeno a prima vista strano: quando hanno perso il lavoro, molti immigrati stranieri dal Nord sono scesi nel Mezzogiorno, dove di lavoro ce n'era ancora di meno, ma evidentemente funzionavano ancora quelle forme di protezione. Adesso quelle reti si sono prosciugate, così come sta finendo la cassa integrazione al Nord. Questo porta a una contrazione forte, che arriva anche alla spesa per mangiare: alla povertà alimentare. Il 76 per cento delle famiglie napoletane che ha avuto il reddito di cittadinanza l'ha usato per comprasi da mangiare. E per risparmiare, si comprano meno prodotti sani, crescono gli acquisti nei discount, aumenta la cattiva alimentazione. Non solo. Cresce il ricorso alle mense: a Napoli i pasti distribuiti dalla comunità di Sant'Egidio sono passati, all'inizio della crisi, da 400 a 700 a settimana. Cresce anche il ricorso ai banchi alimentari, che distribuiscono i pacchi di pasta alle famiglie segnalate dalle parrocchie. Questa è la formula preferita, perché chi riceve i pacchi non deve mettersi in fila alla mensa.
Chi sono i nuovi poveri?
Alla carità pubblica non ricorrono più solo i soggetti marginali, ma anche anziani che prima non ne avevano bisogno, e famiglie prima considerate al sicuro, persone che avevano un lavoro e non l'hanno perso. I giovani poveri non hanno copertura: la social card, di recente rifinanziata dal governo, riguarda solo i bambini sotto i tre anni e gli anziani. Mentre le spese più forti arrivano per chi ha i figli adolescenti.
Così si tagliano altre spese importanti, quelle per l'istruzione, per esempio. E scendono le immatricolazioni all'università. Si tagliano anche le spese sanitarie. So di una madre di due gemelli, che fa fare le visite specialistiche solo a uno dei due, per poi dare a entrambi la stessa cura: così risparmia sul ticket, ci ha detto.