Le associazioni di categoria avevano ricevuto rassicurazioni dall'esecutivo: e invece si sono ritrovate di fronte a una stangata fiscale inattesa

I leader sindacali si lamentano perché ?i ministri che lunedì 27 ottobre li hanno incontrati per parlare della legge di stabilità non sono stati in grado di dare risposte alle loro domande. Ma possono consolarsi: a Michele Tronconi, presidente di Assofondipensione, è andata peggio. Pochi giorni prima di scoprire la stangata fiscale per i fondi pensione contenuta nella stessa legge, aveva parlato con un rassicurante Pier Carlo Padoan: se si farà l’operazione “Tfr in busta paga”, aveva garantito il ministro dell’Economia ?nel colloquio, saranno introdotti anche elementi di incentivazione. E invece ?dal cilindro del governo di Matteo Renzi, ?è uscito un coniglio nerissimo: il prelievo fiscale sui fondi pensione schizza dall’11,5 al 20 per cento, con validità retroattiva da inizio anno.

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Atroce delusione anche per Andrea Camporese, presidente dell’Adepp, l’associazione delle casse previdenziali private. Il 5 ottobre, in un convegno a Napoli, Camporese dichiarava dal palco: «Ci aspettiamo segnali positivi in termini di tassazione». Come no: la tassazione delle rendite finanziarie delle casse ?è destinata a salire dal 20 al 26 per ?cento, nonostante, sottolinea Camporese, ?il governo si fosse mostrato disponibile ?a rendere la fiscalità del settore simile ?a quella, più vantaggiosa, che va per la maggiore in Europa. Un beffardo e inatteso contropiede che coinvolge 2 milioni di persone solo nei fondi pensione negoziali (con 37 miliardi di risparmio accumulato), e altri 2 milioni di professionisti nelle casse previdenziali.

Sempre in tema di beffe, il prorettore ?alla Ricerca della Bocconi, Tito Boeri, ?sul sito “lavoce.info” scrive: ?«È paradossale colpire coloro che in passato hanno fatto ciò che maggioranza e opposizione hanno chiesto, cioè mettere il Tfr nei fondi pensione».

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Neppure Tullio Jappelli, che dirige il Dipartimento ?di Scienze Economiche e Statistiche dell’Università di Napoli Federico II, trova corretto l’aumento della tassazione sui fondi pensione e sulle casse previdenziali private: «Il risparmio previdenziale merita attenzione perché è l’unico che consente di proteggerci dal cosiddetto rischio ?di longevità, cioè che la vita effettiva sia più lunga di quella attesa, con il rischio che gli anziani non abbiano risorse sufficienti per i loro consumi. Incrementando l’imposizione sui fondi pensione ci si allontana dal modello che prevale in Europa, quello chiamato “EET”, acronimo che sta per “esenzione, esenzione, tassazione”. In sintesi, questo modello prevede contributi alla previdenza integrativa deducibili, reddito da capitale esente, rendita tassata». Secondo ?il docente, la tassazione differita delle rendite è desiderabile «perché incoraggia le persone a investire nella previdenza integrativa e perché aiuterà gli Stati ?a far fronte all’invecchiamento della popolazione: il gettito fiscale aumenterà quando gli anziani di domani avranno bisogno di risorse crescenti per far fronte alle spese sanitarie».