La borsa italiana è crollata al ventesimo posto a livello globale. E la lista di società che ritirano lo sbarco sul mercato si allunga. Per colpa della crisi ma non solo

Più che una Borsa ormai è una borsetta, scherzano nelle sale operative. Perché secondo l’ultimo rapporto annuale dell’Ufficio Studi di Mediobanca, in dieci anni Piazza Affari ha visto evaporare un quarto del suo valore e ha perso nove posizioni nella classifica dei listini mondiali, portandosi in ventesima posizione, con 496 miliardi di capitalizzazione a giugno 2014.

I mercati che hanno superato Borsa Italiana da fine 2003 oggi hanno raggiunto dimensioni pari mediamente a due volte quello tricolore. ?E così, mentre il cuore della finanza batte alla City di Londra, a Wall Street e sulle piazze asiatiche, di sfilare sulla passerella di Milano c’è sempre meno voglia. ?Si allunga infatti l’elenco delle aspiranti matricole che decidono di ritirarsi ?a un passo dalla quotazione. Colpa dell’incertezza portata dalla crisi e alimentata dai nuovi timori degli investitori stranieri, che avevano scommesso sulla raffica di aumenti di capitale varati dalle banche nel primo semestre dell’anno e che, ora, appaiono più restii a investire altre risorse sull’Italia.

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Ma c’è anche ?chi ha fatto il passo più lungo della gamba ed è arrivato all’offerta vera e propria, ?per poi rendersi conto che la domanda sarebbe stata insufficiente e che per finalizzare l’operazione avrebbe dovuto vendere a prezzi stracciati.

La prima azienda a fare marcia indietro è stata, ?a dicembre, Savino del Bene (logistica). ?In estate altre due si sono ritirate mentre erano sulla linea del traguardo: la società farmaceutica Rottapharm, poi acquisita dal competitor svedese Meda, e quella delle scommesse sportive Sisal. ?L’elenco si è allungato con Italiaonline ?(che controlla i portali Libero.it e Virgilio) ?e i cosmetici Intercos.

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Di poche settimane fa, i passi indietro della cartiera Fedrigoni, che ha gettato la spugna a causa del «marcato deterioramento delle condizioni dei mercati finanziari» e del caffè Segafredo Zanetti, che ha rinviato lo sbarco al 2015 come l’Aeroporto di Bologna, la Favini (stampi) e la Savio (tessile). Anche il gruppo della grande distribuzione Ovs-Upim ha congelato il progetto di sfilare a Piazza ?Affari aspettando tempi migliori, magari ?il prossimo anno. Idem per il giornale ?“Fatto Quotidiano”, che doveva quotarsi ?a novembre e che invece - vista la stagione - ha rimandato almeno fino a febbraio l’offerta delle sue azioni.