Retroscena inedito dell'ingresso della russa Rosneft nelle raffinerie Saras: per favorire le trattative, il presidente della Pirelli si è fatto dare 20 milioni dalla famiglia dell'amico Massimo

Massimo Moratti, Marco Tronchetti Provera
Massimo Moratti e Marco Tronchetti Provera si frequentano da anni, condividono amici, affari, la passione per l’Inter. E dall’anno scorso anche lo stesso partner industriale. Entrambi hanno infatti aperto le porte delle loro società Rosneft, il colosso petrolifero statale che oggi è azionista sia della delle raffinerie sarde gestite dai Moratti con il gruppo Saras sia degli pneumatici Pirelli di Tronchetti. Non è un caso. Anzi, a fare da cicerone ai Moratti è stato proprio Tronchetti, che per seguire le trattative fra la Saras e i russi ha incassato dai Moratti una cospicua consulenza: 20 milioni di euro.

Lo ha scoperto “l'Espresso” partendo da un indizio. Lo scorso 11 maggio il quotidiano “Il Sole 24 Ore” aveva pubblicato un articolo sui conti preliminari, relativi all'esercizio 2013, della Marco Tronchetti Provera & C. (Mtp), la finanziaria a capo della catena societaria che controlla il gruppo Pirelli. La società, scriveva il quotidiano di Confindustria, dopo anni di perdite si appresta a chiudere l'esercizio 2013 con un utile di quasi 10 milioni di euro, grazie a  un’entrata speciale di 20 milioni. Sulla natura di tali ricavi, l’articolo si limitava a spiegare che si tratta di «servizi di consulenza resi» dalla società a terzi. Nel mondo della finanza, dopo la pubblicazione dell'articolo, si era diffusa la voce: a dare quei quattrini a Tronchetti sono stati i suoi amici Moratti.

“L’Espresso” ne ha chiesto conferma alla Mtp, che ha risposto ricostruendo così la vicenda: «Nel 2010 Gazprom Neft si rivolge al dottor Tronchetti in virtù della sua lunga esperienza e conoscenza dell’ambito “oil and gas” maturata storicamente dalla sua famiglia attraverso le attività di Camfin, per esplorare ipotesi di partnership con la Saras della famiglia Moratti. Nel tempo Camfin, poi uscita dal settore nel 2009, aveva infatti sviluppato rapporti e accordi con gruppi della portata di Shell, Ip, Gas de France e Vivendi. Da tale contatto nasce il mandato congiunto affidato nel 2010 al dottor Tronchetti da parte di Gazprom Neft e delle accomandite della famiglia Moratti, per verificare, anche attraverso la conduzione di studi sul mercato e sul settore, la fattibilità di una partnership strategica tra Gazprom Neft e Saras».

Dopo qualche tempo, quei contatti iniziali approdano al dunque. Mentre Tronchetti prosegue il suo scouting per conto delle accomandite dei Moratti sul mercato russo «fornisce un contributo determinante», assicura la Mtp, «nell'individuazione di Rosneft come partner strategico di Saras. Nell’aprile 2013 tale partnership viene finalizzata. A fronte dell'attività svolta, la Mtp riceve dalle accomandite dei Moratti quanto pattuito dagli accordi siglati con queste ultime. Pirelli ha potuto beneficiare dei rapporti creatisi con i vertici di Rosneft: nel dicembre 2012 vengono siglati gli accordi con il gruppo russo per la distribuzione dei prodotti attraverso la rete di Rosneft e, successivamente, accordi nell’area della ricerca e sviluppo. Il rapporto industriale e commerciale creato con Pirelli porterà nel luglio 2014 il fondo pensione di Rosneft a entrare nel capitale di Camfin con un investimento strategico di lungo periodo».

Un alleato strategico, ma anche scomodo. Perché a guidare Rosneft è l’ex agente del Kgb, Igor Sechin, considerato vicinissimo al presidente Vladimir Putin, di cui è stato vice quando ricopriva la carica di primo ministro.

Sechin è finito di recente nella lista nera degli oligarchi amici del Cremlino stilata dalla Casa Bianca: l’amministrazione di Barack Obama, insieme all’Unione Europea, ha infatti annunciato sanzioni mirate a specifici settori dell'economia russa, come energia e tecnologia, per esercitare pressioni ulteriori su Mosca nella crisi ucraina, alimentata in questi giorni dalla tragedia del Boeing della Malaysia Airlines abbattuto sui cieli di Kiev. E tra le sette personalità colpite dalle misure di Washington – a cui verranno congelati i beni e verrà negata la possibilità di avere un visto per gli Stati Uniti - c’è anche Sechin, che oggi siede nel consiglio di amministrazione sia di Saras che di Pirelli. Lo zar del petrolio, infatti, l’anno scorso ha sborsato 178 milioni a Massimo e Gianmarco Moratti, rilevando il 13 per cento dell'azienda che gestisce l’impianto di Sarroch a cui la famiglia milanese deve la sua fortuna. La quota è stata poi arrotondata al 21 per cento con un’Opa parziale sulle azioni quotate in Borsa, con un investimento complessivo che, in questo modo, è salito a 274 milioni.

Un assegno di 552 milioni di euro è stato invece staccato da Sechin per diventare - attraverso la holding Camfin - il primo azionista della Pirelli, affiancando il presidente Tronchetti. Tra Rosneft e la Pirelli c’era, prima ancora di questa operazione sul capitale della Bicocca, un accordo di natura commerciale e di ricerca nel settore della gomma. Ma il salto di qualità è arrivato con l’intervento diretto del colosso statale russo, entrato nella compagine societaria rilevando parte delle quote che la cordata composta dal fondo d’investimento Clessidra, da Intesa Sanpaolo e Unicredit avevano messo insieme ai tempi della battaglia tra Tronchetti Provera e la famiglia genovese dei Malacalza per il controllo di Camfin e, a cascata, di Pirelli.

Già a fine 2012 le due aziende avevano stretto una partnership per la vendita di gomme “premium” a marchio Pirelli nelle stazioni di servizio russe. Non solo. Nel 2011 la stessa Pirelli aveva costituito un società con la compagnia statale Rostec di un altro oligarca, Sergey Chemezov, cooptato da Igor Sechin nel consiglio d’amministrazione di Rosneft, con il ruolo di vicepresidente. Da notare che nel 2013 Sechin, Chemezov e Tronchetti hanno anche firmato un ulteriore memorandum d’intesa per la ricerca e lo sviluppo di materiali innovativi per la produzione di pneumatici.

Non è la prima volta che Moratti e Tronchetti si fanno reciprocamente da sponda nei loro rapporti d'affari. Prendiamo l’Inter. La Pirelli ha contribuito in misura sostanziale a sostenere l'impegno di Massimo Moratti nella squadra nerazzurra, sia facendo da sponsor di maglia sia comprando una quota di minoranza. Allo stesso tempo, però, Moratti era entrato come socio nella Camfin, consolidando la quota di controllo in mano all'amico. E, ancora, è stato Tronchetti a trovare una nuova sistemazione per l'Inter, scovando Erick Thohir, il magnate di Giakarta, disposto a comprare il 75 per cento della società e a pagare parte dei debiti. Già nel 2012, infatti, Tronchetti aveva siglato un accordo per realizzare uno stabilimento nel Paese asiatico dal quale far partire la produzione di pneumatici per le moto. L’azienda indonesiana faceva infatti parte del gruppo Astra International, tra i cui fondatori c’è il padre di Thohir.

Ieri l’Indonesia, oggi la Russia. Con l’arrivo di Rosneft i Moratti sono usciti dal tunnel della crisi strutturale delle raffinerie che aveva asciugato i forzieri della famiglia. E Tronchetti ha trovato l’alleato strategico che gli consente di chiudere il riassetto varato poco più di un anno fa nella parte alta della catena societaria della Bicocca, grazie a un accordo che tutela anche azionisti storici come Carlo Acutis e lo stesso Massimo Moratti. Il complesso riassetto prevede che la holding Camfin venga divisa in due parti uguali: il 50 per cento a Tronchetti e soci (tra cui Moratti, più le banche), tramite la holding Nuove Partecipazioni, e l'altro 50 per cento a Rosneft. Va segnalato, infine, che proprio di recente Tronchetti ha annunciato la nascita di una società di consulenza, battezzata 365 GTC, costituita dallo stesso imprenditore e affidata ai suoi figli Giada, Ilaria e Giovanni. Deve averi preso gusto.