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Economia
ottobre, 2015

"Noi detective facciamo il massimo"

Giovanni Kessler
Giovanni Kessler

Parla Giovanni Kessler, dal 2011 alla guida degli ispettori antifrode Ue dell'Olaf

Giovanni Kessler
Giovanni Kessler viene spesso indicato come l’italiano più potente negli uffici della Ue. In patria la sua carriera si è alternata tra magistratura e politica: pubblico ministero a Trento e Bolzano, con due anni da volontario a Caltanissetta per le indagini sulle stragi di mafia. Poi è stato eletto nel 2001 deputato, diventando poi uno dei costituenti del Pd e quindi presidente della provincia di Trento. Dall’inizio del 2011 è alla guida dell’Olaf, i detective antifrode dell’Ue, che vigilano sulla gestione dei fondi e sull’etica di tutta ?la vita comunitaria.

Kessler, il 70 per cento dei cittadini europei crede che la corruzione sia entrata nelle istituzioni Ue. Lei ritiene fondata questa percezione?
«Io credo che le istituzioni europee abbiano un sistema di controllo più avanzato che altrove e che funziona bene. Ci sono stati casi di frode e ce ?ne saranno altri che non conosciamo: ?non esistono organismi immuni dalla corruzione. Ma se ci fossero sacche profonde di malaffare lo sapremmo e non ci sono. Queste istituzioni sono sane ?e hanno qualcosa che non esiste in nessuno degli stati membri: l’Olaf, appunto. Siamo un servizio ispettivo indipendente: è questa la parola chiave, che lo rende diverso dalle altre strutture esistenti nel mondo».
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Ma voi formalmente siete parte della Commissione, ossia del governo europeo.
«Noi amministrativamente facciamo parte della Commissione, io ho la qualifica di direttore generale, ma viene garantita l’indipendenza per tutto quello che riguarda la nostra attività di investigatori. Possiamo indagare su tutti gli organismi europei, incluso il parlamento. Non siamo generici ispettori: riceviamo notizie o agiamo autonomamente. Le istituzioni hanno l’obbligo di segnalarci sospetti di malversazione, ma anche i cittadini possono rivolgersi direttamente a noi, pure in forma anonima».

E avete poteri sufficienti?
«Il limite è che facciamo indagini amministrative, non abbiamo strumenti come l’accesso ai conti bancari per tracciare le transazioni sospette. Ma per quello che riguarda inchieste interne abbiamo poteri significativi. Ad esempio ?i commissari non hanno immunità nei nostri confronti: possiamo ottenere tutto quello che li riguarda, biglietti aerei, note spese, documenti. Possiamo persino entrare nei loro uffici, guardare nei cassetti e nei computer».

Le statistiche indicano che in questi anni la vostra produttività è aumentata considerevolmente.
«Nel 2012 abbiamo rivisto la nostra organizzazione. Oggi il numero di inchieste è raddoppiato mentre si sono ridotti i tempi medi. C’è stato un cambiamento di mentalità: cerchiamo di essere più orientati ai risultati, sempre nel rispetto delle procedure. Ossia alla conclusione dell’indagine, che porti all’archiviazione o a una incriminazione».

Si è parlato spesso di potenziare la vostra capacità operativa: un rapporto ?di Transparency international giudica insufficiente le vostre risorse.
«Un dirigente dirà sempre che vuole più risorse, infatti le ho chieste in tutte le sedi. Credo però che quella che abbiamo raggiunto in questi anni sia la nostra “velocità di crociera” e mi chiedo se può avere un senso aumentarla ancora. L’Olaf dispone di circa 300 persone per l’attività investigativa, se anche avessi il doppio del personale, sarebbe sempre una goccia rispetto alle dimensioni dell’Europa».

L’indagine sul commissario Dalli è stata la più importante. Però dopo questo successo siete stati voi a finire sotto accusa. Alcuni deputati hanno chiesto persino le sue dimissioni.
«Non mi aspettavo certo una simile reazione. Il dibattito si è spostato dalle aule del tribunale al parlamento, dove siamo stati contestati da alcuni settori. Immagino che possa avere contribuito ?il rendersi conto per la prima volta che l’Olaf è realmente un potere autonomo, che non si può imbavagliare in alcun modo e che può avere un ruolo determinante nella lotta alla corruzione. Ma in questa vicenda ho notato ?l’assenza di un’opinione pubblica europea che facesse sentire il suo peso. ?È stato accertato che Dalli ha avuto incontri nascosti con i rappresentati ?dei produttori di tabacco, vietati ?dai codici Ue».

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