Il gruppo lombardo, coinvolto in Tangentopoli, rispunta nelle carte dell'inchiesta brasiliana che ruota intorno a Petrobras. Ecco come

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A volte ritornano. Tutto comincia nell’Italia di Tangentopoli. Tra il 1993 e il 1994 i magistrati milanesi di Mani Pulite arrivano ai vertici del potere economico e politico. Sotto inchiesta finisce anche il gruppo Techint, il colosso dell’impiantistica controllato dalla famiglia Rocca, titolare di un impero societario tra Italia e Sudamerica. L’allora amministratore delegato del gruppo è Paolo Scaroni, che come molti altri manager confessa di aver pagato per anni tangenti (almeno 6,5 miliardi ?di vecchie lire) ai partiti, soprattutto ?al Psi, per ottenere maxi-appalti dall’Enel. Scaroni firma molti verbali ?di Tangentopoli perché è uno dei “collettori” del sistema: raccoglie ?e versa mazzette anche per altre società. ?

I pm sanno che i manager non usano risparmi personali, ma soldi dell’azienda. Dunque, chi l’ha autorizzato a creare fondi neri per pagare i politici? La risposta di Scaroni, nell’interrogatorio del 22 giugno 1994 davanti al pm Antonio Di Pietro, è memorabile: «I denari per i versamenti sono stati procurati dai direttori finanziari centrali: dal 1985 il dottor Fabrizio Rocca, deceduto nel 1991, e poi Pietro Palatresi, deceduto circa due mesi fa. Preciso che non ho mai fatto cenno al dottor Gianfelice Rocca ?di queste questioni». L’unico padrone vivo, insomma, non sapeva, giura Scaroni, che chiude la sua Tangentopoli patteggiando una condanna a 16 mesi con la condizionale. E poi diventa ancora più potente: nel 2002 il governo Berlusconi lo nomina al vertice proprio dell’Enel e dal 2005 dell’Eni.
Sudamerica
Tangentao Meravigliao, l'inchiesta sulla corruzione che ha sconvolto il Brasile
13/10/2016

Oggi in Brasile la maxi-inchiesta “lava-jato”, ispirata proprio a Mani Pulite, sta svelando una corruzione sistematica, fondata sull’ente petrolifero statale Petrobras. E tra le tante aziende inquisite c’è anche il gruppo Techint. ?I magistrati hanno già ottenuto ampie confessioni da due dirigenti arrestati di Petrobras e della controllata brasiliana di Saipem. E hanno trasmesso le carte sull’Italia alla procura di Milano, che ha aperto un’inchiesta per corruzione internazionale (rivelata da Luigi Ferrarella sul “Corriere della Sera”), che coinvolge direttamente i proprietari: Gianfelice Rocca, che è anche presidente di Assolombarda, il fratello Paolo e altri due familiari.

La svolta è la provenienza dei soldi: mezzo milione di franchi svizzeri (su un totale di circa 10 milioni di dollari) sono usciti dal conto svizzero di una società estera che secondo l’accusa avrebbe come titolare effettivo la San Faustin. Cioè la holding lussemburghese che controlla tutte le società dei Rocca. Il gruppo italiano Techint ha escluso illeciti evidenziando che «un audit interno non ha rilevato alcuna irregolarità».

I magistrati brasiliani e italiani indagano già dal 2015 anche su presunte tangenti pagate nel 2011 da due società estere del gruppo Saipem, allora controllato dall’Eni, per un appalto della Petrobras. Eni e Saipem furono travolte da Mani Pulite e sono di nuovo indagate a Milano anche per presunte maxi-tangenti versate fino al 2011 per i gasdotti in Algeria e per il petrolio in Nigeria.