
«Se la società civile viene coinvolta sin dall’inizio nei cambiamenti che porta un’opera pubblica, si argina anche l’ostilità locale, la stessa che ha bloccato molte grandi opere in Italia», spiega Fabrizio Barca.
Un altro modello è il bando partecipato, una call online lanciata prima della realizzazione del bando, per raccogliere criticità, perplessità e raccomandazioni di operatori e cittadini.
La terza via è quella bolognese del protocollo appalti: «Nel 2015 eravamo in piena crisi occupazione e c’era l’esigenza di tutelare i lavoratori più deboli, sfruttati dai subappalti», racconta Marco Lombardo, assessore al Lavoro del Comune di Bologna, che continua: «Abbiamo siglato il primo protocollo appalti tra sindacati e imprese, che impegnava tutti coloro che volessero partecipare alle gare a rispettare alcune regole, che garantissero migliori livelli occupazionali».
Adesso che la crisi a Bologna non c’è più, qui il tasso di disoccupazione è sotto il cinque per cento, l’assessore ha promosso un secondo protocollo d’intesa fra istituzioni, Comuni limitrofi, città metropolitana, sindacati, Ance, Confindustria, Cna e Alleanza delle Cooperative Italiane per puntare ancora di più sul lavoro legale, sicuro e di qualità, ma anche sulla sostenibilità ambientale: «L’offerta economicamente vantaggiosa prevale sul massimo ribasso perché riusciamo ad aggirare le resistenze dei funzionari pubblici, preoccupati per la discrezionalità delle scelte fatte ai fini della qualità, sfruttando la leva del protocollo d’intesa. Sono i firmatari ad assumersi la responsabilità di valorizzare - con un punteggio più alto - le aziende più rispettose rispetto al contratto collettivo di lavoro nazionale, alla sicurezza sui cantieri, alla qualità del servizio, alla tutela dell’ambiente».
Risultato: gli 81 milioni banditi per la gestione delle mense scolastiche, non andranno alle aziende che offrono il risparmio maggiore, ma a quelle più attente alla sostenibilità ambientale. Infatti il protocollo considera i costi dell’intero ciclo di vita dei servizi, dallo smaltimento al danno ambientale, e favoriscono l’uso di materiali e soluzioni innovative. «Nelle mense scolastiche non accetteremo, ad esempio, contenitori di plastica, perché hanno un costo troppo alto sull’ambiente. E favoriremo le materie prime locali e i prodotti biologici», spiega Lombardo. Il protocollo prevede anche l’istituzione di un monitoraggio civico digitale, un database di tutte le gare indette e dell’intero iter di assegnazione, affinché i firmatari del protocollo e i cittadini possano verificarne la trasparenza. Le regole vengono applicate anche ad eventuali subappalti, a tutte le aziende partecipate del Comune (dall’Aeroporto di Bologna all’interporto) e alle grandi aziende del territorio, come Fico, il centro agroalimentare di Eataly.
Il modello è stato replicato a Napoli, dove chi vince un appalto s’impegna a firmare la clausola sociale dei lavoratori, dichiarando di assumere personale del luogo. L’esperimento più interessante lo racconta Monica Buonanno, assessore alle politiche sociali del Comune: «Le imprese che hanno vinto la gara per l’abbattimento delle Vele si sono impegnate ad assumere persone di Scampia. Ciò ha un duplice significato, da un lato la tutela sociale del territorio, un’occasione di lavoro, dignità e riscatto, dall’altro la fierezza di lavorare per il cantiere che abbatte “il mostro”, come gli abitanti chiamano le Vele».