Il piano promosso da Forum Disuguaglianze e Diversità e Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile per contrastare gli effetti sull'economia del coronavirus. Partendo da due strumenti straordinari: sostegno di emergenza per lavoro autonomo e reddito di cittadinanza per l'emergenza
Immaginate che, tra pochi giorni, il Governo annunci: "Care concittadine e concittadini abbiamo predisposto un piano per cui - per questo primo periodo della crisi Coronavirus - chiunque sia in difficoltà avrà un sostegno, differenziato secondo le proprie esigenze. Per i prossimi mesi potete stare tranquilli, così intanto pensiamo a costruire il futuro". E immaginate poi che questo piano si traduca in poche misure semplici da ricevere e attuare.
Il Forum Disuguaglianze e Diversità e l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile hanno avanzato una proposta che mira a questo scenario, basata su una visione "sistemica" dei diversi strumenti di assistenza.
È una proposta fattibile in tempi brevi che valorizza, integra e completa il Decreto Cura-Italia. Capitalizza la scelta del Governo di riconoscere per la prima volta una tutela sociale a lavoratrici e lavoratori autonomi, rafforzandola e rendendola più giusta. E raggiunge i 6-7 milioni di lavoratrici e lavoratori privati che sfuggono oggi a quel Decreto, per oltre metà regolari, il resto non regolari.
Si prevede il
mantenimento delle tutele già in essere. Le Indennità di Disoccupazione (NaspI, Dis-Coll) continueranno a operare per i lavoratori dipendenti stabili e parasubordinati di imprese che la crisi sta facendo saltare. E così la Cassa Integrazione (CI) Covid-19, cioè le varie forme di cassa e misure assimilabili che sono rivolte ai dipendenti delle imprese che rimangono operative e che sono colpite vuoi dalla caduta della domanda, vuoi dal divieto di operare.
Queste prestazioni vengono
integrate con due strumenti. Il "Sostegno di Emergenza per il Lavoro Autonomo" (SEA) sostituisce il bonus di 600 euro una tantum, cogliendone e sviluppandone la novità: tutelare il lavoro autonomo. L’importo del SEA non è in somma fissa indistinta, bensì cambia in base alle diverse situazioni. Per sostenere chi è in più grave difficoltà, l’ammontare del contributo è determinato in modo progressivo secondo le condizioni economiche del nucleo famigliare del lavoratore autonomo. Per mantenere la capacità produttiva del lavoro autonomo, l’ammontare è anche parametrato alla perdita di guadagno (in proporzione al proprio volume abituale di attività), così da supportare in modo più intenso chi ne è stato maggiormente colpito.
Il "Reddito di Cittadinanza per l’Emergenza" (REM) utilizza i dispositivi del Reddito di Cittadinanza e lo sostituisce per i nuovi richiedenti per il periodo di vigenza. Mira a costruire subito una diga contro l’impoverimento, raggiungendo rapidamente tutta la popolazione in condizione di necessità non toccata da altre prestazioni di welfare. E’ allora cruciale facilitarne l’utilizzo da parte di tutti coloro che, pur possedendone i requisiti, non ne hanno sinora considerato l’impiego e adattarne temporaneamente i requisiti alla situazione di emergenza. Di conseguenza, rispetto al Reddito di Cittadinanza sono previsti: drastica semplificazione della documentazione necessaria per beneficiare della misura fino all’informazione automatica agli aventi diritto; velocizzazione delle procedure per l’erogazione del trasferimento; modifica dei vincoli di accesso legati al patrimonio mobiliare e immobiliare; allentamento temporaneo delle sanzioni legate alla condizione di lavoro irregolare; rafforzamento di possibilità di fare la domanda alle persone di cittadinanza non italiana.
Tanto il SEA quanto il REM sono
misure temporanee ed eccezionali, presentate chiaramente all’opinione pubblica come tali. La loro durata è uniformata a quella delle prestazioni straordinarie per il lavoro dipendente introdotte al seguito del diffondersi della pandemia, cioè la Cassa Integrazione Covid-19. Dunque, in prima approssimazione, fino al 31 agosto 2020. Se vogliamo porre le basi per l’Italia di domani, dobbiamo innanzitutto mettere in sicurezza quella di oggi, con un pacchetto di risposte eccezionali per una fase eccezionale.
Per noi "Non c’è SEA senza REM (e viceversa)". In altre parole,
questa proposta muove dall’assunto che lo Stato non possa rivolgersi separatamente a parti diverse della società, magari attribuendo a qualcuno una corsia preferenziale rispetto ad altri. Bisogna, invece, offrire a tutti protezione sociale, differenziando le risposte in base alle esigenze di ognuno. Per questo, secondo noi, non ha senso discutere separatamente parti del pacchetto proposto. Oggi più che mai, lo Stato non deve "spezzettare la società, la deve unire". E poi il REM diventa un’occasione da non perdere per ricostruire un rapporto con le persone che oggi sono esterne al sistema di welfare, compresi i lavoratori irregolari. Per questi ultimi, l’intervento, grazie anche al ruolo che potranno svolgere le organizzazioni di cittadinanza attiva opportunamente sostenute, può costituire l’avvio di un’uscita dal sommerso e l’inizio di un percorso verso nuovi, buoni lavori di cui la nostra società avrà bisogno "dopo".
In questi giorni, abbiamo in corso un intenso confronto con soggetti istituzionali e parti politiche per persuaderli della bontà della proposta. I riscontri ci sono, ma il cammino è irto di ostacoli. Avete modo di sostenerlo: se queste parole vi hanno convinto o lo ha fatto la lettura del
testo della proposta, potete aderire a essa
firmando qui.