L’impatto della pandemia rischia di relegare ulteriormente verso il basso la condizione delle nuove generazioni nel nostro paese

La proposta: Eredità universale per i diciottenni
Di fronte alla grave crisi generazionale del nostro Paese, è necessaria una misura shock: un’eredità universale e incondizionata al compimento dei 18 anni. Rendendo più efficace e giusto il prelievo fiscale sui trasferimenti dei grandi patrimoni, possiamo far sì che tutte e tutti possano contare su una base di ricchezza nel passaggio all’età adulta, senza vincoli di utilizzo ma accompagnando attivamente le scelte e la libertà dei e delle giovani.

 

Esiste un’ampia variabilità in Europa di incidenza dei giovani non occupati e non inclusi in alcun percorso formativo, i Neet. All’estremo inferiore troviamo i Paesi Bassi con un valore pari all’8,2 per cento nella fascia tra i 20 e i 34 anni, mentre a quello superiore è saldamente assestata l’Italia con il 29,4 per cento. I giovani italiani presentano, quindi, un rischio di trovarsi nella condizione di Neet pari a 3,6 volte rispetto ai coetanei olandesi. A mettere in luce questo divario è il report Eurostat “Statistics on young people neither in employment nor in education or training” pubblicato a giugno 2021.

Il posizionamento sui livelli peggiori del nostro paese su tale indicatore - che più di ogni altro misura lo spreco di giovani in un territorio - è andato consolidandosi nel tempo. Il dato dei Paesi Bassi e quello medio europeo nel 2007 erano esattamente uguali a quello più recente. Il dato italiano nello stesso periodo è aumentato di ben sette punti percentuali. Questo significa che mentre gli altri paesi hanno lasciato alle spalle la Grande recessione iniziata nel 2008, tornando ai livelli precedenti, per i giovani italiani le fragilità sono diventate persistenti e per certi versi si sono cronicizzate.

L’impatto della pandemia rischia di relegare ulteriormente verso il basso la condizione delle nuove generazioni nel nostro paese. Si tratta di un timore molto elevato tra i giovani italiani. I dati raccolti in un’indagine internazionale, condotta a maggio 2021 da Ipsos per l’Osservatorio giovani dell’Istituto Toniolo, rivelano come gli intervistati italiani (tra i 18 e i 34 anni) danno nel 47 per cento dei casi un giudizio negativo su come finora è stata affrontata la questione dei Neet. La percentuale di giudizio negativo su quanto fatto nel proprio paese risulta, invece, più bassa da parte dei giovani spagnoli (40 per cento) e ancor più bassa da parte dei coetanei tedeschi e francesi (29 per cento).

La condizione di Neet ha alla base diseguaglianze generazionali che vanno ad intrecciarsi anche con quelle sociali, territoriali e di genere. Risulta inoltre, come mostrano molte ricerche, tanto più corrosiva quanto più si protrae nel tempo. Deve quindi preoccupare particolarmente il fatto che l’Italia sia il Paese che da più lungo tempo detiene il record negativo di questo fenomeno, con incidenza che rimane elevata, superiore al 30 per cento, anche nella fascia tra i 25 e i 34 anni. Sempre i dati dell’Osservatorio giovani mostrano come a tale età siano quasi l’80 per cento i Neet insoddisfatti della propria situazione economica contro poco più del 40 per cento dei coetanei. Alto è il rischio, per troppi giovani, di portare fragilità e frustrazioni nella vita adulta. L’auspicio è, allora, che il 2021 chiuda la fase di ampliamento delle diseguaglianze a danno dei giovani e se ne apra una nuova in grado di collocare finalmente in modo pieno le nuove generazioni al centro dei processi di sviluppo del paese.