Bisogna affrontare la disuguaglianza economica dalle sue origini per combattere l’ipoteca negativa sul futuro del nostro paese

La proposta: Più efficace il reddito di cittadinanza
La povertà crescente va affrontata prima di tutto alle sue origini: ridisegnando le regole del mercato del lavoro per scoraggiare la precarietà, dando più potere contrattuale al lavoro organizzato, reprimendo gli abusi. E poi va resa più efficace e giusta la misura del Reddito di Cittadinanza: levando le barriere di accesso per le famiglie numerose; rendendo graduale la perdita di Reddito in caso di lavoro; rafforzando radicalmente i servizi di accompagnamento e reinserimento.

Non sono ancora disponibili i dati sulla povertà del 2021. Non sappiamo quindi se si sia ridotto, o viceversa stabilizzato, il fortissimo aumento avvenuto nel 2020, dopo il piccolo miglioramento del 2019, arrivando a coinvolgere nella povertà assoluta oltre due milioni di famiglie, per un totale di 5,6 milioni di individui. Particolarmente colpite nel confronto con il 2019 erano risultate le famiglie con un lavoratore, sia dipendente sia indipendente, fra le quali l’incidenza della povertà assoluta era passata dal 5,5 per cento al 7,3 per cento. In particolare, nei nuclei famigliari in cui l’unico lavoratore è anche inquadrato nei livelli salariali più bassi, l’incidenza era del 13,2 per cento.

 

La riduzione dell’orario di lavoro, insieme alla riduzione degli occupati in famiglia, hanno accentuato il fenomeno dei lavoratori poveri e delle relative famiglie, specie se con figli minorenni, che già da diversi anni caratterizzava l’Italia rispetto ad altri paesi europei con i quali amiamo confrontarci. Un fenomeno, insieme a quello delle famiglie prive di occupati, molto presente nel Mezzogiorno, ma che è in aumento anche nel Centro-Nord, tra gli stranieri, ma anche tra gli italiani. Per questo suscita preoccupazione che la ripresa dell’occupazione di quest’anno, oltre a non aver ancora raggiunto i livelli pre-pandemia, riguardi pressoché quasi esclusivamente il lavoro dipendente a termine e gli uomini. Il fenomeno dei lavoratori poveri e delle famiglie di lavoratori in povertà assoluta rischia così di non ridursi, anzi di diventare strutturale. La perdita di occupazione delle donne in un paese in cui i tassi di occupazione femminile erano già bassi, specie tra le donne con figli e specialmente nel Mezzogiorno, non riduce solo la loro possibilità di essere economicamente autonome, quindi anche libere di lasciare un rapporto di coppia che non funziona o è pericoloso. Aumenta anche i rischi di povertà delle famiglie e dei figli. L’Italia è uno dei paesi in cui la povertà assoluta tra i minorenni è non solo comparativamente alta, ma più alta che tra gli adulti e gli anziani. La causa non è solo la mancanza di lavoro dei genitori, ma anche la prevalenza delle famiglie monoreddito, specie se i genitori sono a bassa qualifica. Gli alti tassi di povertà assoluta dei minorenni sono forse la ferita più grave alla nostra democrazia e l’ipoteca negativa sul futuro del nostro paese. Perché nascere e crescere in povertà sono altamente predittivi di un percorso ad ostacoli nella vita. Causano difficoltà a intercettare le risorse necessarie per sviluppare appieno le proprie capacità e per valorizzare le opportunità. In Italia il fenomeno è particolarmente grave perché, lungi dall’essere contrastato dalle politiche, spesso è accentuato dalla carenza e bassa qualità di beni pubblici quali i servizi per l’infanzia, la scuola a tempo pieno o la sanità proprio nei contesti dove sono più necessari. 

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