Soldi

Il "trucco" con cui San Marino ha cancellato mezzo miliardo di debiti

di Gloria Riva   25 marzo 2021

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La piccola repubblica ha lanciato i bond perpetui, con il nulla osta del Fondo Monetario Internazionale. Una misura proposta in Italia anche dal presidente della Consob Paolo Savona

Cancellare i debiti. Qualcuno in Europa ci ha pensato, anche se il presidente della Banca Centrale Europea, Christine Lagarde ha più volte risposto che i debiti sono debiti e vanno saldati. Qualcun altro – sempre nel Vecchio Continente - c'è riuscito: la Repubblica di San Marino. Come? Emettendo titoli di stato irredimibili, ovvero che non hanno scadenza, come quelli proposti da Paolo Savona della Consob, bollati come una pratica fantasiosa in Italia, mentre a San Marino sono stati creati con il nulla osta del Fondo Monetario Internazionale. E se si trattasse di un esperimento per vedere se i bond perpetui possono essere usati per affrontare gli alti livelli di indebitamento che l'Europa (e non solo) sta affrontando? Si vedrà. Nel frattempo, ecco come la Repubblica di San Marino, con una mossa di alta ingegneria finanziaria, è riuscita a far evaporare circa mezzo miliardo di debiti.

 

Nel 2016 la Cassa di Risparmio di San Marino segna una perdita in bilancio di 534,246 milioni di euro per effetto della svalutazione dei crediti Delta. Il Gruppo Delta era stato costituito originariamente come holding con capitale sociale per il 70 per cento della Cassa di Risparmio sammarinese. Delta aveva sviluppato la sua attività nel settore del credito al consumo ed infine era stato costretto dalle Autorità di Vigilanza Italiane ad avviare un percorso di liquidazione nel 2009, mentre il buco generato dai crediti Delta era stato accollato alla Cassa di Risparmio di San Marino e quindi allo Stato del Titano, visto che l'Istituto di credito, per effetto di ricapitalizzazioni successive, è diventato di proprietà dell'Eccellentissima Camera, ovvero della Repubblica di San Marino.

 

Il debito si trascina di anno in anno finché, nel 2017, diventa chiaro che quell'ammanco sta per compromettere la stabilità della banca: infatti 543 milioni di buco sono una cifra monstre per una banca il cui patrimonio si attesta attorno ai 71 milioni di euro. Ecco quindi che il governo, per mettere in sicurezza la banca, interviene con la legge del 7 agosto 2017, articolo 5 ter, consentendo alla Cassa di Risparmio di spalmare l'oltre mezzo miliardo di perdita in 25 anni e utilizzando una scrittura contabile nell'attivo del bilancio della Cassa di Risparmio per mantenerla in vita. Ma anche per lo Stato di San Marino – che ha un pil annuo di circa 1,6 miliardi - quell'ammanco è eccessivo: infatti il Fondo Monetario Internazionale, nel corso delle sue visite periodiche in Repubblica, esprime perplessità sull'operazione.

 

Si arriva così a fine del 2020, quando la Repubblica di San Marino, con la Legge 23 Dicembre 2020 numero 223 sostituisce la scrittura contabile denominata 5 ter con un titolo di Stato Irredimibile emesso proprio dalla Repubblica di San Marino al tasso dell'1,75 per cento annuo.

 

Ma cos'è un titolo di Stato Irredimibile? È un btp senza scadenza, che paga degli interessi periodici e che può essere rimborsato a discrezione dell'emittente al valore nominale. A giugno se ne è parlato anche in Italia. Il presidente della Consob, Paolo Savona, aveva lanciato l'idea di collocare sui mercati finanziari dei titoli di Stato italiano Irredimibili, detti anche Perpetui o Btp di Guerra, perché gli Stati Uniti e alcuni paesi Europei li avevano usati all'epoca della Seconda Guerra Mondiale per finanziare le spese militari e la ricostruzione post bellica.

 

La scorsa estate l'idea di Savona è stata archiviata come l'ennesima stramberia, soprattutto perché poco dopo l'Europa ha lanciato il Recovery Plan, assegnando 209 miliardi all'Italia e rinviando quindi l'urgenza di racimolare capitale fresco per far fronte al debito pubblico e alle nuove spese portate dal Covid-19. Chi invece ha preso quell'idea e l'ha messa in pratica è proprio la Repubblica di San Marino che, non potendo contare sulla copertura della Bce, ha architettato una raffinata strategia finanziaria, per nascondere il “buco” della banca di Stato, ricorrendo ai Titoli di Stato Irredimibili senza in realtà far entrare un euro. Già, perché a differenza dei titoli di Guerra risalenti alla Seconda Guerra Mondiale, che erano destinati ad investitori privati (quindi a cittadini che li compravano), questa volta è stata la Banca sammarinese ad acquistare il titolo, dando in cambio la scrittura privata contabile. Dunque lo Stato ha offerto il titolo perpetuo all'istituto di credito, il quale l'ha pagato con la scrittura privata che serviva per colmare l'ingente buco di bilancio. Così facendo la banca non ha speso neppure un euro per avere in cambio il Btp perpetuo, che poi ha offerto ai propri clienti per investimenti finanziari.

 

Inoltre, per effetto delle regole internazionali di contabilità, i titoli irredimibili non vengono registrati sul bilancio finanziario dello Stato, quindi il “vecchio buco” generato dal gruppo Delta non si vede. Inoltre lo Stato si impegna ogni anno a versare alla Cassa di Risparmio 8,5 milioni di interessi. Et voilà, gli oltre 450 milioni di debito si sono trasformati in un titolo di Stato e sono scomparsi dal bilancio.

 

L'operazione è assolutamente valida perché il Fondo Monetario Internazionale (lo stesso che non approvava per San Marino la soluzione 5-ter della scrittura privata per salvare la Cassa di Risparmio) ha invece dato il proprio assenso al titolo di Stato Irredimibile. Dunque, viene da chiedersi se questo principio, corretto per il Fondo Monetario, possa essere utilizzato anche da altri Paesi con situazioni finanziarie critiche da sanare. Ovviamente i debiti da sanare in Italia sono esponenzialmente maggiori, ma il Covid ha ulteriormente messo in evidenza il cronico sovra-indebitamento delle nazioni.

 

San Marino potrebbe essere un “laboratorio-esperimento”, come lo è per l'utilizzo del vaccino russo Sputnik V in Europa. Va però detto che la strategia del Titano sarà vincente solo se il piccolo paese riuscirà a procedere con le riforme strutturali necessarie per rimanere sui mercati finanziari, altrimenti la bolla verrà a galla.