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Economia
gennaio, 2023

Il cartello delle scatole di cartone: l’intrigo milionario dietro il boom dell’ecommerce

Il settore del cartone ondulato, cresciuto a dismisura grazie agli acquisti online, è stato manipolato per eliminare i concorrenti più piccoli, confermano le sentenze del Consiglio di Stato e i dossier dell’Agcm. E ora le aziende danneggiate chiedono risarcimenti record

Se c'è una cosa che il commercio online ha contribuito a far lievitare è l'uso e consumo di imballaggi. Arriva il pacco Amazon, si strappa la scatola per verificare che il prodotto sia quello giusto e la scatola finisce nel bidone. Fine della storia.

 

In realtà dietro alla breve vita del cartone ondulato c'è un racconto decennale di concorrenza sleale, cartelli, rendite di posizione, battaglie legali, un intrigo per cui l'Agcm, l'Autorità Garante ha sanzionato una trentina di società a pagare 287 milioni di euro di multa: una cifra da capogiro se paragonata alla media delle multe comminate dall'Antitrust, che ha svelato l'esistenza di ben due cartelli paralleli, diretti dai colossi del mercato del cartone per controllare e – incidentalmente – strangolare una miriade di piccoli e medi scatolifici che lavorano sul territorio italiano. Una vicenda in cui non solo Davide ha vinto contro Golia, ma si appresta a chiedere pure i danni con gli interessi, per un valore stimato fra il miliardo e i 2,5 miliardi di euro, perché nella causa civile che i piccoli produttori italiani di scatole si apprestano a intentare contro le grandi imprese del cartello, stanno aderendo in moltissimi che dichiarano di essere stati vittima della maxi truffa.

 

La storia inizia nel 2017 quando un centinaio di imprenditori, riunitisi nell'Associazione Italiana Scatolifici, fa alcune segnalazioni all'Antitrust, lamentando che il costo del cartone segue un prezzo non logico - con oscillazioni del costo che spesso significano lavorare in perdita - e lamentano che i fermi produttivi dei loro fornitori li mettono in difficoltà: «Succede perché i nostri maggiori competitori sono anche i nostri fornitori. Nel mercato del cartone ci siamo noi, gli scatolifici del territorio, che ci limitiamo a fornire alle aziende italiane scatole e scatoloni. E poi ci sono le multinazionali e le grandi aziende verticalizzate, che non si limitano a produrre il cartone ondulato, partendo dal macero della carta e via dicendo, ma a loro volta vendono scatole», racconta Andrea Mecarozzi, presidente dell'Associazione Italiana Scatolifici, che rappresenta una parte dei 350 produttori italiani, capaci di generare un giro d'affari da 4,5 miliardi di euro, in crescita del 13 per cento l'anno e che danno lavoro a cinquemila persone.

 

Nella fase istruttoria, l'Antitrust raccoglie la confessione di una delle imprese del cartello, le società del gruppo Ds Smith, una multinazionale britannica del packaging che opera anche sul nostro territorio. Confessano altre tre grandi aziende e salta fuori che il 90 per cento delle imprese - trenta società in tutto fra cartiere e produttori di cartone - almeno tra il 2004 e il 2017 hanno messo in piedi un doppio cartello per definire i prezzi di vendita e i fermi degli stabilimenti produttivi danneggiando i piccoli scatolifici. «L'illecito contestato dall'Antitrust è solo la punta dell'iceberg, perché abbiamo il sentore che da svariati decenni il mercato è falsato, ma l'Agcm ha giustamente fermato le indagini al 2004. Andare ulteriormente a ritroso sarebbe stato impossibile», dice Mecarozzi, che continua: «Capivamo che le variazioni dei prezzi della materia prima erano totalmente scollegate rispetto alla reperibilità del materiale e l'acquisto del cartone ondulato non seguiva alcuna logica di volume di lavoro o di costo del mercato. Compravamo il cartone a un determinato prezzo, lo lavoravamo e facevamo il possibile per essere competitivi, ma nonostante questo sul mercato trovavamo scatole che costavano meno della materia prima da noi acquistata. Questo voleva dire che qualcuno stava giocando sporco. Per i piccoli imprenditori che si limitano ad acquistare il cartone ondulato era diventato difficile sopravvivere, perché veniva a mancare quel margine operativo essenziale per mantenere in vita l'azienda. Ecco perché, stremati, abbiamo deciso di fare ricorso all'Antitrust», assistiti dallo studio legale Lipani Catricalà. 

 

Del resto è da oltre dieci anni che il business degli scatoloni è in costante crescita e fa gola a molti. E dopo i lockdown causati dal Covid, il giro d'affari è cresciuto esponenzialmente, viste le richieste di spedizioni. A titolo di esempio, il New York Times stima che entro il 2025 la dimensione del mercato globale degli imballaggi in cartone raggiungerà i 205miliardi di dollari, ovvero il prodotto interno lordo della Nuova Zelanda.

 

Ora, le sentenze dell'Antitrust sono state immediatamente impugnate dagli imprenditori condannati, ma sia il Tar del Lazio, sia le recentissime sentenze del Consiglio di Stato, pronunciate in questi giorni, confermano l'impianto accusatorio e le multe. «Il Consiglio di Stato ha definitivamente riconosciuto l’esistenza delle due intese restrittive della concorrenza, in violazione delle norme che il diritto nazionale ed il Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea pongono a presidio della fisiologiche dinamiche competitive, in cui è coinvolta anche Gifco, l’associazione Confindustriale che raggruppa le imprese produttrici e trasformatrici di cartone», esulta Mecarozzi. Scrive il Consiglio di Stato in una delle sentenze che i due consolidati e rodati cartelli «hanno tolto risorse per molti anni, facendo perdere via via quote di mercato agli scatolifici, un comparto composto da piccole e medie aziende italiane».

 

Storia chiusa, dunque? Per nulla. A brevissimo si aprirà la causa civile e gli scatolifici, ma anche i grandi e piccoli consumatori di scatole, potranno insinuarsi nel procedimento e chiedere un risarcimento. Ad esempio, se grande società produttrice di pasta dovesse ritenere di aver subito un danno dalle oscillazioni del prezzo degli imballaggi, e se Amazon dovesse pensare lo stesso, e ancora, se le moltissime piccole e medie imprese che per spedire i loro prodotti hanno acquistato una o più scatole di carta, ritenessero di essere state danneggiate perché i prezzi erano superiori o alterati, potranno presentare un ricorso in Tribunale. Secondo primissime stime dell'associazione degli scatolifici, le richieste di risarcimento potrebbero attestarsi tra il miliardo e i 2,5 miliardi di euro: una cifra enorme che sarebbe a carico delle trenta aziende coinvolte. 

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