Crisi aziendali

Quella strana fretta di liquidare l'ex Gkn

di Gloria Riva   27 ottobre 2023

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Il proprietario, Francesco Borgomeo, è anche titolare della Saxa Gres, che non naviga in buone acque. Nei documenti visionati da l'Espresso spunta l'aiuto di Invitalia e un legame diretto con Palazzo Chigi

Le lettere di licenziamento per i 185 dipendenti della ex Gkn di Campi Bisenzio sono state recapitate la settimana scorsa. Entro fine anno i lavoratori dovranno lasciare lo stabile e la speranza di una reindustrializzazione. Eppure, le tute blu un piano industriale per il rilancio l'avrebbero: puntano a realizzare pannelli fotovoltaici di ultima generazione e le cargo bike, che nel Nord Europa stanno soppiantando gli inquinanti furgoncini nei centri storici. Hanno anche raccolto una discreta liquidità per metterlo in atto, quel piano. E allora perché tanta fretta di procedere alla liquidazione e capitalizzare su uno stabilimento in una posizione di ultimo miglio, grande 80mila metri quadri e del valore di 29 milioni di euro? Forse perché Saxa Gres, ovvero l'altra controllata del patron dell’ex Gkn, Francesco Borgomeo, sta in pessime acque. Ma andiamo con ordine.

 

Che Borgomeo abbia fretta di cedere lo stabilimento di Campi Bisenzio, per capitalizzare sull'area immobiliare, è confermato dal nuovo risiko societario che interessa l'azienda: la Pvar, detentrice del 100 per cento delle quote dell'ex Gkn, ha ceduto metà delle azioni alla neonata società Toscana Industry srl, controllata da una fiduciaria del Monte dei Paschi di Siena. Se da un lato è impossibile sapere chi sia il reale investitore, perché schermato dalla fiduciaria, dall'altro il nuovo amministratore unico, Mirko Polito, ha una lunga esperienza nel settore immobiliare e la stessa Pvar ha nell’oggetto sociale la gestione di beni immobili. La fretta di liquidare anche i macchinari è confermata da un insolito via vai all'interno dello stabilimento di società specializzate nella gestione di surplus asset e liquidazione di beni. Ma per fare ciò è necessario avere uno stabilimento libero dal presidio permanente dei lavoratori, gli stessi che, dal momento in cui hanno ricevuto l'email dai proprietari del fondo inglese Melrose di chiusura dell'impianto, hanno praticamente congelato la fabbrica nell’attesa che Borgomeo presentasse il piano industriale, mai arrivato.

 

Francesco Borgomeo ha anche un'altra azienda, la Saxa Gres, ed è noto per essere un grande risanatore d’imprese, avendo rilevato dal concordato l'ex Ideal Standard di Roccasecca, la Marazzi di Anagni (Lazio) e la Tagina di Gualdo Tadino (Perugia). Aziende che, in base all'ultimo bilancio depositato, non godono di buona salute. Scrive il collegio sindacale della Saxa Gres che il bilancio consolidato 2021 evidenzia una perdita per 40,6 milioni e un un patrimonio netto negativo pari a 16,5 milioni ed esprime dubbi e incertezze sulla «capacità del gruppo di realizzare i ricavi attesi e sulla positiva conclusione della procedura di Composizione negoziata della crisi e la rinegoziazione delle scadenze e condizioni del prestito obbligazionario 2023». Il collegio sindacale dichiara di essere «impossibilitato a formulare una proposta circa l'approvazione del bilancio di esercizio».

 

La stessa società di revisione, Ernst&Young, conclude la sua relazione rappresentando l'impossibilità di esprimere un giudizio sulla coerenza della relazione sulla gestione dell'azienda e sulla sua conformità alla legge, soprattutto per «la posizione finanziaria netta negativa per 100,8 milioni di euro, principalmente composta da debiti per obbligazioni per 133,2 milioni di euro». Il prestito obbligazionario citato da EY che zavorra i conti della società, è il Grestone Bond, la cui prima emissione risale al 2018 sul Third Market, il mercato non regolamentato della Borsa di Vienna.

 

Nell'assemblea degli obbligazionisti del 28 aprile 2023 la società prospetta per gli investitori un piano di risanamento che, per saldare il conto da 200milioni nei confronti dei creditori, passa anche attraverso un processo di ristrutturazione aziendale, sostenuto da Invitalia che «sta valutando di immettere una somma tra i 15 e i 20 milioni di euro», della durata di 3 o 5 anni e culminerebbe nella messa in vendita di Saxa Gres per liquidare obbligazionisti, banche e Invitalia. Un'operazione complessa, come del resto lo è stata quella del 2021, quando l'emissione di un secondo bond è stata garantita da un pegno non possessorio sui macchinari, in capo a un concordato preventivo, ma anche da una garanzia Sace.

 

Nell’assemblea, nella quale gli obbligazionisti venivano edotti del sentiero stretto per il futuro di Saxa Gres, si scopre che il loro rappresentante è il professor Gaetano Caputi, lo stesso che a novembre del 2022, quindi cinque mesi prima, è stato nominato Capo di Gabinetto a Palazzo Chigi del governo Meloni, in passato direttore generale della Consob e con una lunga carriera all'interno dei ministeri. Per carità, nulla di irregolare, tuttavia sul piano dell'opportunità, la presenza di Caputi in quell'assemblea risulta quantomeno discutibile, soprattutto per la delicata vertenza che coinvolge il titolare della società Francesco Borgomeo sull’ex Gkn, ma anche per l'eventuale coinvolgimento di Invitalia nel salvataggio della società Saxa Gres. Resta aperta la domanda rispetto alla fretta di Borgomeo di capitalizzare dalla vendita di Gkn, una società che ha rilevato, senza mai dichiarare a quale prezzo: forse intende levare il disturbo il prima possibile, visti i guai di Saxa Gres.