Per gli indigenti sarà caccia al sussidio, che diventerà difficile da ottenere. Anche perché non sarà facile districarsi fra il proliferare di acronimi e istituti che sostituiscono il reddito di cittadinanza. L’Espresso vi spiega perché

Gil, Gal, Pal, Gol. Il livello di cura, comprensione e attenzione del governo Meloni nei confronti dei poveri e della povertà in generale è inversamente proporzionale al proliferare di sigle contenute nella bozza di testo del decreto legge Lavoro, che prossimamente sarà discusso in Consiglio dei Ministri. Un vero caos.

La premessa fondamentale è che la povertà non è una scelta e dall’Eurostat all’Istat, i maggiori enti statistici che tastano il polso alla condizione di vita degli italiani, confermano che il rischio di indigenza è in crescita, specialmente per lavoratori e minorenni. Le persone a rischio povertà, cioè quelle con un reddito inferiore a mille euro al mese, sono 11,84 milioni, in crescita del 20 per cento rispetto al 2020. Mentre le persone che hanno difficoltà ad acquistare beni e servizi per una vita dignitosa, allora gli italiani coinvolti sono 14,83 milioni, il 25,2 per cento della popolazione. 

Ciò detto, entriamo nel dettaglio della parcellizzazione del Reddito di Cittadinanza, che viene frazionato in almeno tre misure differenti. E già qui c’è la prima grande mancanza di cura e interesse nei confronti di chi è povero. Le famiglie che campano con cinquecento euro al mese spesso sono scarsamente qualificate – i componenti si fermano spesso alla licenza media – e rischiano di restare confuse o di perdersi nella miriade di sigle e nuove procedure da attivare per richiedere nuovi sussidi

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Partiamo infatti dalla prima delle tre nuove misure introdotte nel decreto legge Lavoro. La Pal, che sta per Prestazione di Accompagnamento al Lavoro, serve a coprire i 404 mila percettori di reddito di cittadinanza che dal prossimo primo agosto saranno senza Reddito perché la prima manovra Meloni ne ha posto la durata a sette mesi. Per la metà di loro – il governo calcola 213mila, - c'è la Pal, la Prestazione di accompagnamento al lavoro, un'indennità ponte dal primo settembre al 31 dicembre di quest'anno. E l’altra metà? Per il momento il governo non ha accennato ad alcuna soluzione. E cose si riceve la Pal? Entro il prossimo 30 giugno i 404 mila percettori di reddito di cittadinanza che perderanno il diritto al sussidio dovranno presentare una domanda telematica all’Inps, probabilmente rivolgendosi a un patronato per farsi aiutare, corredando tale domanda con un certificato fornito dai Centri per l'Impiego dell'avvenuta sottoscrizione del Patto per il lavoro, dimostrando così di essere inseriti in un percorso di reinserimento di formazione, lavori socialmente utili o servizio civile. E qui i problemi sono tanti: dal fatto che le agende dei centri per l’impiego sono sature e sarà dura riuscire a stringere un patto per il lavoro entro la fine di giugno, all’incertezza di ricevere o meno il sostegno della Pal.

Queste stesse persone, più tutti i componenti di altre 480 mila famiglie (oggi percettrici di reddito di cittadinanza), a gennaio dovranno tornare ai centri per l’impiego e ripetere la stessa procedura per richiedere la Gal, la Garanzia per l’attivazione al lavoro. Essendo i Centri per l’impiego in grave ritardo con le chiamate e i corsi, per molti sarà impossibile presentare la domanda di sostegno economico entro gennaio. 

Inoltre deve essere chiaro a tutte le famiglie in quale nuovo istituto saranno collocati a partire da gennaio, quando sia il reddito di cittadinanza, sia il ponte della Pal svaniranno per fare spazio a Gil e Gal.

Qui è indispensabile aprire una parentesi sull’acronimo Gil, che teoricamente sta per Garanzia per l’inclusione lavorativa, senza che questa stringa di parole sia mai stata inserita nelle 105 pagine di bozza dello schema di decreto legge in materia di lavoro. Si parla in vari articoli della Garanzia per l’Inclusione, «quale misura nazionale di contrasto alla povertà, alla fragilità e all’esclusione sociale delle fasce deboli attraverso percorsi di inserimento sociale, nonché di formazione, di lavoro e di politica attiva del lavoro», ma mai di Garanzia per l’inclusione al lavoro. E già questo provoca una certa confusione, tanto più che l’altra misura si chiama Gal, Garanzia per l’attivazione al lavoro (in questo caso l’acronimo Gal è stato inserito nel testo del decreto). 

A questo bisogna inoltre aggiungere il Gol, che la Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori, che probabilmente gli addetti ai centri per l’impiego proporranno agli aspiranti percettori della Gal. Il Gol infatti è una misura prevista dal Pnrr e si tratta di programmi su misura di ciascun disoccupato (o inoccupato) per attivarlo al lavoro. 

Ricapitoliamo. Da fine giugno gli ex percettori del reddito di cittadinanza dovranno chiedere al centro per l’impiego l’attivazione del Pal, che da gennaio si trasforma in Gal, ma solo attraverso una nuova richiesta, che potrebbe essere accompagnata anche dal Gol. In alternativa e solo per chi vive con un minore, un disabile o un ultrasessantenne, da gennaio c’è l’impropriamente definito Gil, che in realtà si dovrebbe chiamare Gi, ovvero Garanzia per l’Inclusione. Confusi vero? Figuriamoci quanto possono avere le idee chiare i diretti interessati: i poveri.