Grazie alla tecnologia sviluppata dalla nuova start-up Reflect Orbital, si potrà riflettere la luce della nostra stella madre a ogni ora e in ogni punto della Terra. Ma gli effetti su ambiente, clima e Spazio non saranno sempre positivi

È arrivata una nuova start-up che promette di rivoluzionare il concetto di illuminazione terrestre, portando il Sole direttamente nelle ore notturne. Sembra fantascienza, ma non lo è.

Siamo, infatti, abituati a pensare al Sole come a un lusso del giorno, a qualcosa che sparisce quando cala la sera. Invece, una nuova start-up, che si chiama Reflect Orbital, intende cambiare questa visione: il piano è di mandare nello Spazio una rete di specchi capaci di riflettere la luce solare verso qualsiasi punto della Terra, anche nel pieno della notte. Attraverso un’applicazione dedicata, gli utenti potranno controllare l’orientamento di questi specchi, decidendo dove riflettere il Sole.

L’idea è ancora in fase di prototipo, ma il concetto che sottende è chiaro: dare a chiunque la possibilità di “controllare” il Sole, come fosse una torcia cosmica, con una precisione che fino a poco tempo fa sembrava impossibile. L’idea è quella, per esempio, di ricaricare anche di notte le centrali solari, che prendono Sole soltanto di giorno, ma non si escludono pure usi privati.

Immaginate di poter puntare una luce direttamente nel buio di una notte invernale, come se la notte non avesse più alcuna importanza, il tutto con pochi tocchi sullo schermo di uno smartphone. È facile vedere come questa tecnologia possa scatenare scenari sia entusiasmanti sia enormemente problematici. Un esempio: se puoi puntare la luce solare dove vuoi, chi decide dove finisce l’uso personale e dove comincia l’invadenza? E pensa se hai un vicino antipatico che, giusto per farti un dispetto, ti spara un bel fascio di luce in faccia nel cuore della notte!

Il problema, però, non si limita all’invasione della privacy o allo stravolgimento dei cicli circadiani. Con la crescente possibilità di “puntare il Sole” a proprio piacimento, sorgono questioni ambientali: il continuo riflettere la luce solare potrebbe, infatti, contribuire a un surriscaldamento mirato delle aree terrestri, alterando microclimi locali e causando potenzialmente danni non previsti?

Oppure, potrebbero sorgere interrogativi sull’intasamento dello Spazio. Ogni specchio spedito nell’orbita terrestre bassa aggiunge un nuovo ostacolo nella già affollata sfera spaziale, un’area che vede aumentare ogni giorno il numero di satelliti e dispositivi e, quindi, il rischio di collisioni e detriti. Sebbene la start-up insista sulla precisione del suo sistema di posizionamento e di controllo, non mancano le voci scettiche, le quali temono l’inevitabile complicazione che un progetto così potrebbe portare nello Spazio.

Al di là di tali sfide, questa start-up ci dà, però, una spunto di riflessione interessante, soprattutto se osservata alla luce dell’evoluzione delle tecnologie spaziali negli ultimi anni. La start-up si inserisce perfettamente in un panorama che vede protagonisti non solo i governi, ma anche aziende private e realtà sempre più accessibili, le quali si avventurano nel campo spaziale. L’evoluzione di piattaforme come SpaceX ha, infatti, trasformato il lancio di dispositivi in orbita in un’opzione praticabile per molte più realtà rispetto al passato, abbassando drasticamente i costi. Con il calo dei costi e con la disponibilità di vettori commerciali, lo Spazio si sta sempre più configurando come un “app store” della tecnologia, in cui chiunque, grazie a un’idea originale e grazie a qualche investimento, può creare e lanciare il proprio progetto in orbita.

E non è l’unico campo a diventare più aperto e sperimentale. Siamo ormai entrati in una nuova era, in cui esistono diversi “app store” tecnologici: oltre allo Spazio, ci sono quelli della robotica e dell’intelligenza artificiale. Ognuno di questi settori sta abbattendo barriere che, fino a pochi anni fa, sembravano insormontabili. 

Tuttavia, l’evoluzione di questa start-up e di progetti simili pone anche una questione di governance globale e di etica. In che modo regolamenteremo un cielo notturno che potrebbe essere invaso da fasci di luce solare artificiali? Il controllo di una tale tecnologia, capace di alterare l’ambiente naturale, sarà davvero lasciato a singoli utenti tramite una semplice applicazione? Inoltre, la possibilità di creare zone di calore improvvise e localizzate potrebbe avere conseguenze difficili da prevedere dal punto di vista climatico e ambientale.

In definitiva, abbiamo un caso estremo e affascinante di come intelligenza artificiale e tecnologia stiano trasformando ogni settore, inclusa la gestione dello Spazio che ci circonda. Tuttavia, quando l’idea di “riflettere il sole a piacimento” passa dal mondo della fantascienza a una possibilità concreta, le implicazioni diventano tutt’altro che banali.