A Ponte Chiasso, nel quartier generale dei “cacciavitisti”, i finanzieri al valico svizzero, che scovano nei mezzi in transito i nascondigli di armi, droga. E tanti soldi da riciclare

Valico di Brogeda, confine Italia-Svizzera. Accanto alla frontiera, c’è una piccola officina della Guardia di Finanza. «La chiamiamo la buca», spiega il tenente colonnello Cristiano Palmerini, comandante della Guardia di Finanza di Ponte Chiasso. All’interno, lavorano i “cacciavitisti”: finanzieri altamente specializzati nello smontare ogni tipo di automezzo. L’obiettivo è ricercare doppiofondi con armi, stupefacenti, soldi e merce di contrabbando. «Questo nostro reparto costituisce un unicum a livello nazionale», spiega Palmerini, prima di mostrare sul suo telefonino il video di una recente operazione. Una donna belga di 46 anni stava per attraversare il confine quando è stata fermata a bordo di un’automobile all’apparenza perfettamente normale. Ai cacciavitisti non è sfuggito però un dettaglio sul cambio di velocità. Quasi impercettibile. Smontando il mezzo nella buca hanno scoperto che era imbottito di metanfetamine. Cinquantacinque chili accuratamente nascosti in un vano segreto, un doppiofondo, ricavato proprio sotto al cambio. La Procura di Como ha convalidato il fermo del corriere e chiesto l’arresto per traffico internazionale di stupefacenti. «I criminali diventano sempre più creativi, ma noi non molliamo», commenta il responsabile dei cacciavitisti. Al valico, il traffico è incessante. Questo è solamente uno dei 12 posti di frontiera presidiati dalle Fiamme Gialle insieme ai funzionari dell’Agenzia delle dogane e dei Monopoli.

 

Ogni anno passano 38 milioni di autoveicoli. Viene fermato un Flixbus proveniente da Amsterdam e diretto a Milano. Tutti i passeggeri vengono fatti scendere e ogni bagaglio viene ispezionato da giovani e addestrati pastori belgi dell’unità cinofila. «Sono i nostri preziosi colleghi a quattro zampe: il loro fiuto non sbaglia mai», sottolinea l’addestratore. Sono stati loro, recentemente, a fiutare un carico di droga. Il mulo, il corriere, era un trentaseienne nigeriano che trasportava 108 ovuli di cocaina ed eroina, di cui 309 grammi nascosti dentro il suo corpo. «Le organizzazioni criminali sono sempre più ingegnose e agguerrite», racconta il comandante. Da Ponte Chiasso, al quartier generale della Guardia di Finanza situato strategicamente tra il Canton Ticino e la Provincia di Como. Sopra l’ingresso, una scritta recita: “Vedette insonni del confine, le più avanzate, le più sole, sempre. Perché questo è il comando, il giuramento, il premio”. All’interno, nella sala del nucleo mobile, è in pieno svolgimento un’indagine delicata: i militari stanno intercettando le conversazioni telefoniche di una rete di sospettati legati a un’organizzazione di narcotrafficanti con legami mafiosi.

 

L’ascolto è una parte del lavoro, il resto è fatto di registrazioni video, pedinamenti vecchio stile ma con l’ausilio di moderne tecnologie, documenti da esaminare: incroci di nomi e caccia ai riscontri. Un grande schermo riproduce in tempo reale la posizione dei localizzatori Gps e dei microfoni ambientali attivi. Dietro le scrivanie, foto corredate di appunti e note investigative. «È un lavoro che richiede molta pazienza e tanta precisione, ma siamo ben motivati», spiegano i finanzieri che lavorano in borghese. All’ora di pranzo, il menu della caserma prevede bucatini all’amatriciana. «Cuciniamo 4.000 pasti al mese”, dice orgoglioso lo chef. La pausa è breve, l’attività febbrile. Alla stazione di Chiasso – ogni anno attraversata da 55.000 treni passeggeri e 18.000 treni merci –si lavora gomito a gomito con il Corps des gardes-frontière della Svizzera. E qui pochi giorni fa la Guardia di Finanza ha denunciato per contrabbando un italiano da Lugano scoperto con un Rolex da 312 mila euro in tasca.

 

Negli ultimi 12 mesi sono stati 6 milioni e mezzo i passeggeri controllati in stazione. La vera sfida è anticipare e prevenire i reati. «Spesso ci riusciamo perché siamo sempre al passo con i tempi», rivela il tenente colonnello Palmerini. Il riciclaggio di denaro, l’evasione dell’IVA, l’illecita circolazione transfrontaliera di valuta – aggiunge – sono reati da non sottovalutare perché nascondono frequentemente crimini più ampi. «Dobbiamo impedire che l’economia legale sia inquinata, che le finanze dell’Italia e dell’Unione europea siano danneggiate, che la concorrenza e i mercati siano alterati. E dobbiamo anche salvaguardare la salute pubblica dall’ingresso di prodotti falsi». Un italiano è stato fermato con un tesoro non dichiarato di dieci milioni di dollari in traveller’s cheque ed è ora accusato di ricettazione. Un pensionato è stato invece arrestato perché trovato con un’arma da guerra. Una replica della storica Ferrari da Formula 1 di Niki Lauda è stata sequestrata perché completamente contraffatta.

 

Squilla il telefono del comandante. Un finanziere segnala che hanno fermato una cittadina in possesso di tre teste di cervo. Ci penseranno gli addetti della squadra volante Cites, specializzata nel tutelare le specie protette. Negli anni, rivelano, hanno trovato qualsiasi animale, compreso un rinoceronte di quasi 2 tonnellate. Poco tempo fa, è stata la volta di un raro pappagallo esotico, un psittaculidae protetto a livello internazionale. «Ogni giorno garantiamo con dedizione e determinazione la giustizia e l’equità sociale. Valori – conclude il comandante Palmerini – ancora più sentiti in un corpo che ha 250 anni di storia alle spalle». Senza dimenticare di vigilare sul pericolo terrorismo e sulla sicurezza generale.