Pane al pane
Carlo Cottarelli: «I bitcoin tornano ai massimi, ma è meglio stare attenti»
Le cifre record raggiunte dalla criptovaluta non devono far dimenticare che la sua valutazione vive in un costante otto volante. Quindi chi volesse avventurarsi, deve farlo con estrema prudenza
Il bitcoin è tornato. Dopo un difficile periodo in cui il suo valore era crollato, il prezzo del bitcoin ha raggiunto un nuovo massimo storico, superando la soglia dei 60.000 euro, un aumento del 63% da fine gennaio. Non c’è da stupirsi, quindi, se l’interesse per la principale criptovaluta sia ripreso. Anche nei più giovani: la frequenza con cui mi viene chiesto dagli studenti delle scuole che visito se consiglierei l’investimento in bitcoin è aumentata parecchio nelle ultime settimane. Vale la pena quindi di rivisitare l’argomento.
Il bitcoin era nato come uno strumento di pagamento di beni e servizi: doveva essere una moneta alternativa a quella tradizionale, anzi, migliore di quella tradizionale (come euro e dollari) per due motivi. Primo perché garantiva l’anonimia, al contrario di carte di credito o bonifici bancari. Era come una banconota elettronica: non lasciava traccia. Secondo, perché la quantità di bitcoin in circolazione non era determinata da decisioni prese da governi o banche centrali, ma da una formula matematica, un algoritmo, tale per cui al crescere delle compravendite in bitcoin aumentava anche la quantità di bitcoin in circolazione. Questa automaticità era la forza del bitcoin: mentre non ci si può fidare di governi e banche centrali, che spesso cedono alla tentazione di stampare troppa moneta, creando inflazione, ci si può fidare di un algoritmo. Il colpo di genio poi fu di prevedere che la quantità di bitcoin in circolazione aumentasse un po’ meno dell’aumento delle operazioni in bitcoin, in modo tale che questo diventasse sempre più raro e quindi tendesse ad apprezzarsi rispetto alle monete tradizionali.
E per tanto tempo il bitcoin si è apprezzato. Nel marzo 2016 un bitcoin valeva circa 350 euro. Otto anni dopo il suo prezzo era aumentato del 17.900%, ossia del 91% all’anno. Non male come rendimento! Attenzione, però, questo è stato il rendimento medio. Ma intorno a questo rendimento la volatilità del bitcoin è stata enorme. Per esempio, tra il dicembre 2017 e il dicembre 2018 il bitcoin perse l’80% del suo valore. Tra l’aprile e il luglio 2021 perse quasi la metà del suo valore. Tra il novembre 2021 e il dicembre 2022 perse il 70% del suo valore. Fra l’altro, il tendenziale apprezzamento del bitcoin si è sostanzialmente interrotto negli ultimi tre anni dove ha prevalso l’altalena di prezzo.
Questa enorme volatilità è dovuta al fatto che il bitcoin è diventato un campo aperto per attività di speculazione, ossia di acquisti non motivati dall’uso del bitcoin come strumento di pagamento, ma dalla speranza che si apprezzasse.
Sono cambiate le cose? Non si può escludere che la recente impennata del bitcoin sia più duratura perché è stata scatenata da un cambiamento strutturale: le autorità americane hanno consentito la creazione di fondi che potranno investire anche in bitcoin. Questo potrebbe aver aumentato in via stabile la domanda di bitcoin e quindi il loro valore. Sarei però prudente in proposito, visto che anche in passato avevamo visto periodi di rapidissimo aumento nel valore della regina delle criptovalute. La mia risposta alla domanda postami da qualche giovane (magari in cerca di facili fonti di arricchimento), se consigliassi di investire in bitcoin, resta quindi la stessa che ho dato negli ultimi anni: se amate l’ottovolante, fatevi pure avanti.