Tra Lecco, La Spezia e Augusta, un'impresa lavora su come sciogliere il gas più pericoloso per il riscaldamento globale

La startup che studia come sciogliere la CO2 nell'acqua

Anidride carbonica in stock. Ne abbiamo troppa ed è tra i principali fattori del riscaldamento globale. Trovare soluzioni in grado di ridurre le emissioni è urgente: perché, dunque, non immagazzinarla in depositi ad hoc? L’ipotesi può apparire curiosa, ma parte dall’osservazione della natura: gli oceani sono i più grandi serbatoi di carbonio del pianeta, un sistema che assorbe l’anidride carbonica e la immagazzina. 

 

Il 30 per cento della CO2 immessa in atmosfera nel corso in tutta l’era industriale è stata assorbita dai mari. Perché non riprodurre la stessa attività? Industrializzare e velocizzare il processo naturale del “ciclo geologico del carbonio” per poter così contrastare gli effetti del cambiamento climatico e ridurre la deacidificazione dei mari e aiutare, così l’ecosistema marino. 

 

L’idea è della startup lecchese Limenet: nata come community scientifica e diventata impresa nel 2023, è rientrata tra le otto startup della seconda edizione di Faros, primo acceleratore italiano in ambito Blue Economy della Rete Nazionale di Cassa Depositi e Prestiti. In parole semplici, utilizzando carbonato di calcio ed energia rinnovabile, Limenet trasforma la CO2 in una soluzione acquosa di bicarbonati di calcio, che dura per oltre 10mila anni all’interno di mari e oceani. 

 

«Alcuni scienziati americani negli anni ’90 avevano iniziato a ipotizzare questa soluzione - spiega il giovane ingegnere Stefano Cappello, Ceo e Founder di Limenet – poi mio zio, anche lui ingegnere meccanico, mi ha appassionato al tema. Abbiamo cercato articoli e studi scientifici e abbiamo conosciuto un gruppo di ricercatori del Politecnico di Milano, che si sono uniti all’obiettivo: trasformare un’idea nata sulla carta in una realtà con valenza industriale. La nostra proposta è unica in Italia, i nostri esperimenti sono tra i primi al mondo in questo settore e stanno monitorando l’impatto dei bicarbonati sul plancton e sul benthos, organismi alla base della catena alimentare del mare. Abbiamo un impianto pilota al La Spezia, dove si svolgono i test scientifici sull’impatto del carbonato di calcio sul sistema marino, e ne stiamo realizzando uno ad Augusta, in Sicilia, con dimensioni semi commerciali, in cui faremo uno stoccaggio di 10 tonnellate di CO2».

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