L'inchiesta

Giancarlo Giorgetti e Maurizio Leo, la strana coppia al Tesoro

di Carlo Tecce   22 maggio 2024

  • linkedintwitterfacebook

Il ministro leghista e il viceministro in quota Fdi, al centro delle polemiche per il redditometro, gestiscono una difficile convivenza. Leo si occupa di riforma fiscale: alcuni ex soci di studio sono stati nominati nelle commissioni e collaborano al manuale aggiornato dall’esponente del governo, bibbia dei tributaristi

Lui&Leo sono una coppia che non scoppia perché ha capito che per stare bene e a lungo assieme bisogna frequentarsi il meno possibile e abbandonarsi, il più possibile, al fluire dei giorni, ancora meglio al fluire monotono dei giorni. Non è una formula innovativa, Francesco Guccini ne ha scritto mezzo secolo fa e lo ha cantato con notevole successo: «S’incontrano nel giorno mentre la città d’attorno sembra nuova/riscoprono le cose che credevano perdute nella noia».

 

Lui è Giancarlo Giorgetti, il ministro dell’Economia. Leo è Maurizio Leo, il viceministro delle Finanze. Il ministero è ancora integro, non spacchettato, l’esergo è sempre dell’Economia e delle Finanze, ma nel fluire monotono dei giorni la divisione è netta. Giorgetti regge il ministero e sorregge la parte economica. Leo ha una delega, un compito, una missione, la riforma fiscale che il governo Meloni pretende sia epocale e soprattutto utile per la propaganda/il consenso. Lui&Leo non si completano né si elidono. Convivono.

 

Ciascuno ha il suo spazio, le sue prerogative, la sua squadra. Giorgetti è un leghista antico e atipico rispetto ai canoni correnti. In parole schiette, è il contrario di Matteo Salvini.

 

Leo è un tributarista di rango che da vent’anni – quattro legislature – ha una consuetudine con la politica e le cariche politiche. Il debutto risale ai tempi di Gianfranco Fini. Le sue simpatie per quelli del Movimento Sociale Italiano. Il suo penultimo incarico al Comune di Roma, assessore al Bilancio con la giunta di Gianni Alemanno. Oggi la bussola indica Giorgia Meloni, solo «Giorgia» per il popolo. Neanche le indiscrezioni mai smentite di una promozione di Leo a ministro e di una promozione con rimozione di Giorgetti a commissario europeo hanno scosso la coppia. Semmai il vice Leo ci spera con educazione.

 

Rivalità assente. Quelli sono ghiribizzi dei partiti. Mondiglia da retroscena. Allora la possiamo chiudere qui. Mettere un punto, due, tre punti. Non proprio. Perché la coppia Lui&Leo è la somma di due modi parecchio differenti. La costruzione del potere – no, niente Ivano Fossati, non siamo a Sarabanda – è parecchio differente.

 

Biagio Mazzotta

 

Giorgetti è un politico di mestiere laureato in Economia che pratica le virtù cardinali e le mescola con quelle del buon pescatore di lago: «Per quattro o cinque ore vivi con te stesso, in meditazione, in rigoroso silenzio». Con cautela lacustre ha avviato la sua manutenzione al ministero. Le figure nodali sono cambiate o stanno per cambiare. Alessandro Rivera ha lasciato un anno fa la Direzione generale. Il ministro l’ha recisa. Il dipartimento Tesoro a Riccardo Barbieri Hermitte. Il dipartimento Economia a Marcello Sala, un raro esemplare di «giorgettiano», ce ne sono altri ma particolarmente discreti e, «in re ipsa loquitur», forzatamente silenti. Con più rumore, invece, sta per essere congedato Biagio Mazzotta, il ragioniere generale dello Stato, gravemente colpevole, secondo le accuse, di aver sottovalutato l’impatto devastante del Superbonus.

 

L’unico candidato per la successione è Daria Perrotta, capo dell’ufficio legislativo. È nel ristretto gruppo della scorta laica di Giorgetti. È certamente la più percepita per il ruolo e il piglio. Segue, con altra indole, il capo di Gabinetto Stefano Varone. Fu Perrotta a presentare Varone a Giorgetti sottosegretario alla presidenza del Consiglio (2018).

 

Giorgetti è varesotto di Cazzago Brabbia. Leo è romano di Roma. Quale Roma. Forse la Roma che si concede volentieri un sorso di «amichettismo», il piacere di accompagnarsi con gli amici? Non è la Roma di un imperatore Caligola che vorrebbe nominare console il suo cavallo Incitatus, ma è la Roma ben istruita e azzimata che non nomina il cavallo, ma l’amico del corso di equitazione, e poi magari la sorella piccina, il cugino estroso, il suocero zelante. Quello di Leo non potrebbe essere «amichettismo», altrimenti Meloni, che detesta l’amichettismo di sinistra essendo circondata da sorelle e cognati di destra, lo avrebbe accecato: «Ha reso ciechi i loro occhi e ha indurito il loro cuore, perché non vedano con gli occhi e non comprendano con il cuore, e si convertano e io li guarisca» (Vangelo di Giovanni, 12,40).

 

Comunque se pure ci fosse un pizzico di amichettismo nei paraggi di Leo, non è detto, non sarebbe minimante comparabile al nauseabondo amichettismo di sinistra. Sarebbe con i titoli in ordine. Irreprensibile.

 

Dunque il prof. Leo è impegnato da agosto col faticoso sviluppo della riforma fiscale attraverso i decreti attuativi. Per la stesura dei testi ha coinvolto decine di professionisti del settore. Qualcuno proviene dal vecchio studio Leo Associati, i fratelli Pasquale e Giovanni Formica, Gaetano Mesiano, Gianfranco Ferranti. Lo Studio Leo Associati era una proficua occupazione che Leo ha dovuto interrompere non appena arrivato al governo per ovvi impedenti di legge (Leo è in assoluto il più ricco nell’esecutivo con 2,8 milioni di redditi dichiarati nel 2023).

 

Soppresso lo Studio Leo Associati, il socio fondatore Pasquale Formica ha aperto lo studio Slf, acronimo che sta per Studio Legale Fiscale. Pasquale Formica fa parte di due commissioni per la riforma fiscale, una per la materia dello Statuto dei Diritti dei Contribuenti, un’altra per le Imposte sui Redditi delle Società (Ires). Il più giovane Giovanni Formica è soltanto in quella Ires. Mesiano è nella commissione doganale e in quella per l’Imposta sul Valore aggiunto e delle altre Imposte indirette (Iva). Ferranti è il coordinatore della commissione per le Imposte sul Reddito delle Persone fisiche (Irpef).

 

Chiuso lo studio, il viceministro non ha però rinunciato alla collaborazione quasi trentennale con la casa editrice Giuffrè. Il volume che analizza le imposte sui redditi, necessario per i commercialisti, una bibbia senza parabole, è disponibile per giugno. Può essere prenotato già a un prezzo scontato, 213,75 euro anziché 225. Per la prima volta il prof. Leo lo firma da viceministro con delega alle Finanze. Il volume da 3.000 pagine è a cura di Maurizio Leo con il supporto di vari autori che, per caso, a loro volta supportano la riforma fiscale. I già citati Pasquale e Giovanni Formica. Massimo Bagnoli e Carla Coppola, commissione Irpef. Gabriella D’Alessio, commissione Ires. Amichettismo? No, il prof. Leo mica poteva penalizzare quelli bravi assai perché li conosce.

 

Per il volume con Giuffrè, sottoponendo a verifica il suo contratto di coautore e curatore, il viceministro ha consultato in anticipo l’Autorità per la concorrenza e il mercato che vigila sulle compatibilità.

 

E l’Autorità, riporta la relazione di dicembre, ha fornito il suo nullaosta: «L’attività di cui alla richiesta di parere non integra alcuna delle fattispecie di incompatibilità di cui all’art. 2. (…) L’attività di aggiornamento di una singola opera dell’ingegno presenta tipicamente i connotati della occasionalità ed episodicità, come attestato anche dai contenuti della bozza di contratto trasmessa dal richiedente».

 

Insomma per l’Autorità si tratta di un mero aggiornamento di un volume ormai storico, altrimenti sarebbe valso il comma D dell’articolo 2 che vieta esplicitamente di «esercitare attività professionali o di lavoro autonomo in materie connesse con la carica di governo, di qualunque natura, anche se gratuite, a favore di soggetti pubblici o privati». Fonti vicine a Leo precisano che il viceministro stavolta ha rifiutato il compenso (restano i diritti di autore).

 

Scrive la casa editrice Giuffrè che «l’edizione 2024 si arricchisce di importanti novità grazie alla riforma fiscale, da ultimo il decreto sulle operazioni straordinarie (al momento non ancora emanato) che gli autori sono già pronti a recepire per le importanti novità che emergeranno». Banalmente gli autori sono pronti già a fare gli aggiornamenti degli aggiornamenti che autonomamente si aggiornano. Nient’altro.