Dal governo arriva il primo ddl quadro che disciplina le attività in un settore chiave. Con fondi dedicati. E un occhio di riguardo per gli investimenti privati

Tanto tuonò che piovve. L’Italia avrà una legge sullo Spazio: tante nuove norme e alcuni i dubbi da chiarire. Habemus legem, o quasi. La prima legge quadro italiana dello Spazio – che avrà un fondo pluriennale in dotazione pari a 150 milioni di euro – era stata annunciata dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, entro l’estate ed ecco che il Consiglio dei ministri del 20 giugno ha approvato un ddl di 31 articoli, che, nelle intenzioni del Mimit, pone l’Italia all’avanguardia tra i grandi player globali. E che ora si avvia alle Camere per l’approvazione.

 

Ma andiamo per gradi, visto che da più fronti si è parlato di un elefante che ha partorito un topolino, trattandosi di un provvedimento necessario, ma forse ancora da allineare alle attese di un comparto che è all’avanguardia.

 

Il ruolo dell’Agenzia spaziale italiana
Con garbo e visione, il presidente dell’Asi, Teodoro Valente, è stato fra i primi a commentare la notizia: «La presentazione del disegno di legge è un passo importante per il settore spaziale italiano», sottolineandone l’architettura che «definisce un quadro normativo innovativo, che andrà a regolamentare un settore fondamentale per l’economia del Paese». La nuova legge assegna all’Asi un ruolo preciso, che è quello di vigilare sugli operatori del settore. A questo proposito Valente aggiunge: «Il documento favorisce l’ingresso dei privati nel settore Spazio, regolamentandone l’accesso e l’operatività. Aggiunge importanti misure economiche di sostegno, per rafforzare il settore in una logica di sistema». La norma stabilisce che nel caso in cui i soggetti privati non rispettino le disposizioni di legge si vedranno revocata l’autorizzazione a operare in Italia. Il presidente dell’Asi si concentra poi sulle Pmi: «L’incremento delle misure di supporto permetterà di attribuire maggior valore al made in Italy spaziale per affrontare le sfide in campo internazionale» e consolidare il ruolo di leader nel settore.

 

il presidente dell’Asi, Teodoro Valente

 

I fondi stanziati
«Il disegno di legge era già previsto dalla manovra economica, finanziato con apposita risorsa in bilancio, in quanto realizzato dalla presidenza del Consiglio attraverso l’autorità delegata». Con queste parole il ministro Urso – con delega alle attività spaziali – ha presentato la sua proposta, sostanziando il progetto normativo con i numeri. «Sarà istituito un fondo per la Space economy, a carattere pluriennale, per un ammontare di 150 milioni di euro», che avrà l’obiettivo di supportare le imprese, favorendo il trasferimento tecnologico basato sull’uso di tecnologie spaziali e sull’utilizzo commerciale delle infrastrutture. I fondi del Pnrr restano all’attenzione perché «le risorse che sono state collocate dal governo nella vasta area del comparto spaziale, fino al 2026, ammontano a 7 miliardi e 300 milioni di euro complessivi». Guardando al dettaglio, ci sono i circa 3 miliardi destinati all’Agenzia spaziale europea, di cui l’Italia è terzo Paese contributore: «I dati dimostrano che ogni euro investito in attività Esa porta una ricaduta pari a tre euro per le imprese italiane», sottolinea Urso che rivendica il finanziamento Esa come il suo primo atto di governo nel corso della Ministeriale Esa di Parigi del 2022. Al conteggio vanno aggiunti i 2,3 miliardi di euro in dotazione all’Asi e ancora le risorse Pnrr Spazio per un ammontare complessivo di più di sette miliardi impiegati dal governo nei progetti spaziali a valere fino al 2026.

 

Filiera e Pmi
C’è un forte cambiamento di paradigma in atto ed è relativo all’ingresso dei grandi attori privati che, a livello internazionale e con finanziamenti spesso equiparati a quelli di provenienza pubblica, stanno cambiando assetti ed equilibri nel settore. Una nota del Mimit chiarisce che: «A fronte di mesi di concertazione con i principali attori pubblici e privati, il ddl Spazio regolamenta l’accesso al settore da parte dei privati. Viene prevista la necessità di un’autorizzazione sia per gli operatori stranieri che intendono condurre attività spaziali dal territorio italiano sia per quelli nazionali che operano da un territorio estero. Sono esenti dall’obbligo le attività spaziali già autorizzate da un altro Stato, se riconosciute in Italia in base a trattati internazionali». Questo ha indotto i più scettici a vedere un assist alla SpaceX di Elon Musk, una sorta di convitato di pietra, la cui presenza aleggia anche nel panorama della Space economy italiana.

 

Il ddl prevede, infine, l’elaborazione di un piano nazionale per l’economia dello Spazio, con un orizzonte di cinque anni, per analizzare i fabbisogni del comparto e individuare gli investimenti finanziabili. Le buone intenzioni ci sono, dunque; resta da verificare la prova sul campo di una norma che era del resto necessaria.