Economia
24 ottobre, 2025Il 25 ottobre è il "World Pasta Day, un evento più che mai attuale dopo la minaccia di dazi al 91% che Trump vorrebbe imporre alla produzione destinata agli Usa. E che si sommerebbero al 15% già in vigore su (quasi) tutte le merci
Un mercato che, negli Stati Uniti, sfiora i 700 milioni di giro d’affari. È quello della pasta “made in Italy” che il 25 ottobre festeggia il World Pasta Day. Un evento più che mai attuale dopo la minaccia di dazi al 91 per cento che il presidente americano Donald Trump vorrebbe imporre alla produzione destinata agli Usa. Il maxi-dazio scatterà da gennaio 2026 ma rischia di essere retroattivo, esulando quindi dall’accordo fra Bruxelles e Washington che ha fissato un tetto massimo del 15 per cento ai dazi sulle importazioni dall’Unione Europea.
“Misure come questa non rappresentano solo un ostacolo al commercio ma sono un danno concreto per i produttori che vedono limitata la possibilità di condividere il frutto del proprio lavoro e per i consumatori globali che si vedono privati della libertà di accedere a prodotti certificati e di alta qualità”, spiega Massimo Menna, presidente del Consorzio di Tutela della Pasta di Gragnano IGP, che raggruppa 23 marchi di cui 14 sono soci del Consorzio. “La Pasta di Gragnano IGP è il risultato di un sapere fondamentale radicato nel territorio, affinato nel tempo e riconosciuto a livello internazionale. Ogni formato che produciamo racconta la storia e il know-how di una comunità che ha fatto della qualità una vocazione. Nel 2024 sono state superate le 100 mila tonnellate di pasta di cui il 50 per cento destinato all’export, per un valore complessivo pari a 400 milioni di euro”, aggiunge Menna.
Gli Stati Uniti sono diventati un mercato difficile anche per i produttori di pasta biologica. “È un momento di incertezza anche se il nostro comparto non è nel mirino del maxi-dazio: pesano comunque i dazi generici al 15 per cento cui va sommato il deprezzamento del dollaro che ha fatto aumentare i prezzi”, dice Sergio Moretti, direttore commerciale del pastificio Girolomoni, cooperativa con sede in provincia di Pesaro-Urbino con 18 milioni di euro fatturati, unica in Italia ad avere al suo interno l’intera filiera della pasta, dalla semina al molino allo stabilimento produttivo e raggruppa 400 aziende agricole divise fra Marche (90 per cento), Toscana, Emilia Romagna e Umbria. “Esportiamo il 65 per cento della pasta prodotta e gli Usa rappresentano il nostro terzo mercato con una quota del 12 per cento che quest’anno scenderà al 6. Come ovviare a questa perdita? Aprendoci a nuovi paesi, investendo in ricerca per avere sementi certificate con una buona resa, indipendentemente dai cambiamenti climatici, ampliando le linee di confezionamento. Ricordiamoci che solo in Italia si produce pasta di grano duro”, conclude Moretti.
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