I matrimoni celebrati in Paesi diversi da quelli degli sposi sono un business in crescita. E l’Italia è una delle mete preferite per gli stranieri. Che possono permetterseli

Matrimoni “in trasferta”, dilatati rispetto alla consueta formula e che si trasformano in esperienze comunitarie, condivise dalla coppia che deve dirsi “sì” e la banda degli amici precettati per l’occasione. Quello dei destination wedding è un fenomeno fiorito negli Stati Uniti che mette a fuoco quei matrimoni celebrati a parecchi chilometri da casa, spesso migliaia e migliaia, dall’altra parte dell’oceano. E non c’è bisogno di spostarsi ai Caraibi o alle Maldive. Il nostro Paese è tra le mete “esotiche” preferite in questo peculiare segmento degli eventi nuziali di lusso. Terra di città d’arte e di tante altre meraviglie paesaggistiche e architettoniche; culla del buon cibo, del buon bere, del clima mite e, perché no, dell’amore (da Romeo e Giulietta in avanti). Sono così numerosi e crescenti gli stranieri che scelgono di sposarsi in Italia: vip o pseudo tali, di certo tutti medio o alto-spendenti. Roma e Venezia, Milano e Firenze, Napoli e Palermo; la costiera amalfitana e le masserie pugliesi. Il mare scintillante della Sardegna, le montagne del Trentino e della Valle D’Aosta, le colline del Chianti e il landscape maremmano. Nella penisola, le location naturali da favola non mancano e poi, a seconda dei gusti, si può optare tra un castello e un’azienda agricola, un resort, una villa di pregio e un grand hotel storico.

 

Un mercato in forte espansione e che prevede, di prassi, la sistemazione all inclusive degli ospiti. Al loro alloggio e trasporti, al loro vitto esterno al ricevimento ufficiale provvederanno i futuri moglie e marito. Emozioni, business e marketing territoriale. «Questo settore sta cambiando rapidamente: le aspettative dei clienti crescono, la competizione aumenta e l’innovazione è essenziale. Dobbiamo essere non più solo organizzatori, ma dei veri strateghi» spiega Roberta Torresan, wedding planner romana e organizzatrice del recente Wedding Planners Pro. E al centro del MeetUp 2024 c’erano proprio i loro, i destination wedding. Ogni cosa va organizzata al millimetro, dovendo gestire una bella quantità di invitati che contestualmente indossano una seconda pelle turistica per due o tre giorni o più. La logistica, le pratiche burocratiche. È qui la festa? E tanto vale allungarla, allora. Stando ai dati diffusi l’anno scorso dal report “Destination Wedding in Italy”, realizzato dal Centro studi turistici per conto di Convention Bureau Italia, nel 2023 sono stati registrati, nel Belpaese, 2.500 matrimoni stranieri (e il 22,3 per cento) in più rispetto al 2022. Nel complesso 13.600 cerimonie, per un giro di affari considerevole stimato in 803 milioni di euro. Con un boom delle coppie americane: le più folte, seguite da inglesi e tedeschi. Ma si moltiplicano anche quelle australiane e canadesi, indiane e cinesi, messicane e indonesiane. Mentre il budget medio consacrato ai singoli “pacchetti-sposalizio” è lievitato da circa 54 mila a 59 mila euro. Segno più pure per il numero medio degli invitati, da 55,6 a 60,7 ed è di 2,9 notti lo standard dei pernottamenti di parenti e amici.

 

Al primo posto nelle voci di spesa, si staglia il food&beverage; quasi la metà delle unioni “allogene” è stata messa in piedi con l’intervento del wedding planner. Le regioni predilette sono la Toscana e la Puglia, e il centro Italia ha incamerato la maggioranza degli eventi. Inoltre, il grosso dei forestieri di passaggio sentimentale nella nostra nazione propende per un rito simbolico, che precede quello civile: e la chiesa è solo terza. Una tendenza che sarà molto probabilmente confermata, se non accentuata, dai numeri relativi al 2024: saranno snocciolati dal 18 al 21 febbraio a Palermo, nel corso della terza edizione della kermesse “Italy for weddings. The event”. Vi parteciperanno attori e protagonisti della wedding industry, con cento buyer dall’intero pianeta.

 

«Continuiamo a portare in Italia operatori stranieri per far vivere loro da vicino l’essenza autentica del nostro Paese - ha dichiarato durante la presentazione della kermesse Laura D’Ambrosio, division manager di Italy for Weddings – E tra le principali mete richieste, c’è sempre stata la Sicilia. Abbiamo scelto febbraio per far comprendere come questa meta si presti alla destagionalizzazione del settore wedding».

 

Intanto si va rafforzando un’altra tendenza: quello degli imminenti sposi tricolori che decidono di convolare a nozze migrando in una regione diversa da quella di appartenenza. Con tutti gli annessi e connessi del caso però, e quindi sempre con una allegra e dispendiosa comitiva mista al seguito. Molti fronzoli, magari, ma pochi intimi.

 

Un’altra nouvelle vague di questi ultimi anni, che ridimensiona la sfarzosa narrazione televisiva modello “Quattro matrimoni” / “Il boss delle cerimonie” (e le conseguenti pressioni sociali e culturali) è, infatti, il microwedding. Appuntamenti nuziali piccoli, raccolti, bonsai, a cui si aggregano pochissimi ospiti, se non addirittura nessuno. Allestimenti curati e personalizzati, ma bando alle formalità e ai protocolli. Per andare dritti alla sostanza della questione. Anche questa tendenza è nata negli Stati Uniti, per poi diffondersi negli altri paesi anglosassoni. La praticano celebrity, influencer e, a cascata, “gente comune”: soprattutto i giovani. E sta diventando popolare anche in Italia. Un’esperienza intensa ma fulminea, come la vita. Scrisse lo storico e romanziere francese André Maurois: «Un matrimonio felice è una lunga conversazione che sembra sempre troppo breve».